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COVID-19; Triste contabilità


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COVID-19; Triste contabilità

C’è una triste contabilità che va tenuta nel debito conto.

Sono i dati pubblicati dal ministero della Salute e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La platea (contagiati, deceduti e guariti) di coloro che sono stati investiti dal coronavirus sono tanti da definire la pandemia.

La dichiarazione di pandemia porterà regole comuni a tutti i paesi dettate appunto dall’OMS.

Non viviamo in un tempo normale. Siamo entrati in guerra contro un nemico insidioso e sfuggente. L’Italia quando entrò in guerra nel 1940 era ancora una società in cui l’agricoltura aveva un peso dominante ma al temine del conflitto. Grazie anche ad esso, si era trasformata in un Paese industrializzato. I governi furono capaci di convertire rapidamente l’intera economia, furono gli anni del “miracolo economico”. Oggi, quest’accelerazione tecnologica si vede meno, anche se qualche tentativo (la comunicazione a distanza ed il telelavoro) è stato avviato. Con ogni probabilità i maggiori progressi li avremo nel campo biomedico, dopo la grande paura.

Dovremo essere capaci di convertire la nostra economia basata sul consumismo provinciale. Ad una economia di servizi, dove la persona se vuole essere al centro sarà costretta a rendersi controllabile.

L’economia del controllo e della sicurezza.

L’impatto per l’economia globale quindi è veramente pesante. Ma potrebbe essere devastante se si giungesse ad una situazione in cui i provvedimenti più coercitivi venissero impiegati su vasta scala.

Anche l’Italia in questo particolare momento si trova a dover far fronte ad una forte riduzione dei consumi. E quindi del lavoro, che ricade soprattutto su certe categorie come i commercianti, i ristoratori e gli addetti dei servizi nel settore del turismo.

Ma se si dovesse pensare più a salvaguardare il lavoro rispetto alla esigenza di contenere il virus, nell’immediato futuro. Vista la sua alta trasmissibilità. Si potrebbe andare incontro a uno scenario tipo Wuhan su scala nazionale. Europea e soprattutto nazionale con intere province (o regioni) messe in quarantena e col blocco di ogni attività lavorativa. Una situazione ben peggiore di quella attuale.

L’europa dal canto suo ha assunto una posizione in estrema controtendenza. Rispetto alle politiche consuete, molta disponibilità, comprensione e solidarietà, come a voler dire tenetevi in Italia il COVID-19;

Va anche detto che la Cina. Attraverso le sue aziende pubbliche e private, tenta di darci una mano a risolvere il problema di carenza di mascherine del personale medico italiano. Ma la Germania si mette in mezzo. Infatti: una azienda di Sondrio, la Dispotech, acquista 830.000 mascherine dalla Cina. Il carico arriva al porto di Rotterdam, da lì si sposta verso la Germania per essere poi trasportato in Italia fino all’azienda acquirente. Ma attenzione: Berlino trattiene le nostre mascherine, sotto disposizioni del governo, perché potranno essere utili a loro. Qui non salta soltanto il principio di libera circolazione delle merci su cui si fonda l’Unione Europea. O il principio di solidarietà di cui tanto ci si vanta nelle sedi europee. Ma la Germania una volta costretta a rispettare le regole che ha imposto all’Italia che hanno comportato tanti sacrifici ed anche qualche morto. Le sta rinnegando.

Prima di tutto come siamo entrati, così in due anni bisogna uscire dall’europa.

Bisogna anche comprendere che siamo soli e che bisogna connettere e connettersi alla rete.

Meglio quindi raccogliere le informazioni utili e riprogettare il proprio lavoro ormai tutti gli uffici e gli enti rilasciano servizi e certificazioni via internet.

Molte delle attività dei dipendenti in ufficio od in azienda possono svolgersi in telelavoro.

Sono molte le iniziative per la creazione di negozi on line. Anche di piccole realtà perché, non è detto che il commerciante dovrà chiudere la propria bottega. Se sarà capace di fidelizzare la clientela, la stessa potrà acquistare dal sito Internet, semplicemente e con consegna a domicilio.

Nella speranza che possa a breve definirsi anche se ancora non si è raggiunto il picco massimo di espansione della diffusione del COVID-19. Siamo vicini a tutti i piccoli studi professionali agli artigiani ed ai commercianti. Che non sapranno/vorranno cogliere il momento del cambiamento. Per tutti gli altri siamo come di consueto preparati ad accompagnarli in questo nuovo processo economico, finanziario e fiscale.

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