crypto asset nel mondo: le regole nazionali

crypto asset nel mondo: le regole nazionali

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. Abbiamo già avuto modo di approfondire l’argomento asset attraverso gli smart contract degli NFT, oppure la compravendita degli immobili virtuali. Oggi vogliamo approfondire sulle risorse finanziarie digitali, basate sulla tecnologia di contabilità distribuita (DLT) e sulla crittografia della block chain, che genera i “crypto asset”.

Considerando che la Banca Centrale Europea ha deciso di creare la sua crypto valuta. Siamo tutti onerati di conoscere ed approfondire l’argomento “crypto attività” perchè ormai è chiaro che siamo solo agli albori delle possibilità di impiego dell’attività criptata.

Con riguardo alla valuta crypto è considerata un bene non fungibile, immateriale, soggetto a valutazione e come tale attribuisce vantaggi e svantaggi.

Può essere oggetto di scambio e mezzo di pagamento, ragion per cui gli stati hanno interesse a sfruttare le transazioni e gli scambi per rilevare un imponibile fiscale. Nel contempo hanno l’onere di tutelare chi si avventura nel crypto mercato.

Nel rendere tassabile la crypto valuta sono emerse questioni importanti per i responsabili politici di governo sin dalla creazione della prima valuta virtuale nel 2009. Ed in diretta dipendenza della loro esponenziale crescita e utilizzo sempre più diffuso.

Le crypto valute, per le quali non esiste una definizione uniforme, che abbracciano un vasto spettro di forme e scopi eterogenei. Hanno una serie di caratteristiche intrinseche e uniche che pongono sfide ai responsabili politici.

Il mercato dei crypto asset nel 2022

Dopo un 2022 caratterizzato dal crollo generalizzato delle quotazioni. I mercati delle crypto valute si stanno stabilizzando con livelli di capitalizzazione in media in calo tra il 50% ed il 70%.

Occorre notare che a livello storico l’attuale declino delle valutazioni non è un fenomeno raro, né particolarmente estremo per assets innovativi. I quali si sono sviluppati in un ambiente altamente speculativo.

Tuttavia, sarebbe un errore pensare alla fine dei crypto asset, in realtà dovrebbe essere considerato come un processo naturale di consolidamento del settore.

In quanto i progetti realmente solidi hanno attraversato la tempesta, mentre tutti i discutibili progetti che sopravvivevano solo grazie al crescente ingresso di capitale speculativo. Stanno inesorabilmente implodendo.

Prospettive di regolamentazione internazionale 

Le autorità di regolamentazione nazionali e internazionali continuano i lavori di sviluppo di un quadro per governare questo nuovo enorme mercato.
La sfida in un’area così nuova e dirompente richiederà probabilmente ancora tempo per essere finalizzata. Alla sfida si aggiungono la natura ambigua delle risorse digitali stesse e la mancanza di definizioni standardizzate, che creano così problemi di sovrapposizione e giurisdizione.

La regolamentazione

Di questo nuovo settore richiederà un coordinamento e un impegno internazionali con l’industria in quanto rappresenta un’opportunità di progresso.
Un approccio eccessivamente restrittivo potrebbe soffocare l’innovazione e guidare il settore verso giurisdizioni più accoglienti. Poiché il nuovo universo digitale è intrinsecamente globale e senza confini.
Alcuni paesi hanno iniziato a rispondere a queste sfide pubblicando linee guida sul trattamento delle crypto valute.
Con l’aumento dell’utilizzo della crypto valuta, aumentano anche le normative in tutto il mondo che vengono messe in atto per regolamentarle fiscalmente e civilmente.

Il panorama delle crypto valute è in continua evoluzione e tenersi aggiornati con le regole nei diversi territori dei mercati globalizzati, non è facile.
Ciò nonostante il numero di giurisdizioni dotate di indicazioni fiscali sulle crypto valute continua ad aumentare.

Poiché le autorità fiscali si rendono conto, che sia gli individui che le imprese. Hanno bisogno di linee guida per essere consapevoli di come adempiere ai propri obblighi civili e fiscali.

Sebbene la tendenza al rialzo sia leggermente rallentata rispetto al notevole aumento tra il 2017 e il 2018. Entro il 2022 dovrebbero concretizzarsi diversi progetti di regolamentazione da parte delle principali autorità internazionali.

Uno dei fattori più importanti, per determinare come le regole fiscali vengono applicate alle crypto valute. È il modo in cui sono classificate nella legislazione fiscale locale.

Sebbene vi siano alcune deviazioni.

La maggior parte delle giurisdizioni fiscali; Ha emesso linee guida trattandole come una forma di proprietà, asset intangibile o valuta estera.

Ripercorriamo insieme le principali nazioni impegnate nella regolamentazione dei cripto asset.

Cripto asset nel mondo: “Stati Uniti d’America”

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Stati Uniti d’America”.

Negli Stati Uniti e in Canada

Sebbene le crypto valute non siano considerate come valute. I governi hanno emesso numerosi documenti informativi e propongono misure di supporto per il loro utilizzo nella vita commerciale. Inoltre vengono condotti studi per diventare leader in questa tecnologia in futuro.

In alcuni paesi sudamericani.

Invece, L’uso delle crypto valute è stato vietato a causa delle preoccupazioni per crimini come l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro. Unica eccezione El Salvador, infatti è l’unico paese ad aver introdotto il bitcoin come moneta nazionale a corso legale.

Negli Stati Uniti, la regolamentazione delle crypto valute è frammentata, poiché si verifica sia a livello federale che statale. A livello di regolamentazione statale, c’è una frattura emergente nell’approccio adottato. Alcuni stati stanno approvando leggi favorevoli per attrarre investimenti, stimolare l’economia o muoversi con la tecnologia moderna, mentre altri sono molto meno favorevoli.

A livello federale, c’è una quantità crescente di regolamentazione delle crypto valute da parte di numerosi organismi. Le autorità di regolamentazione bancaria statunitensi non hanno emesso nuove regole, ma si attengono invece alle linee guida esistenti.

L’Internal Revenue Service (IRS) 

Non considera le crypto valute come valuta a corso legale. Ma le definisce come “una rappresentazione digitale del valore che funziona come mezzo di scambio, unità di conto e/o riserva di valore” e, secondo la guida pubblicata nel 2014, vengono trattate ai fini fiscali come proprietà.

Nel dicembre 2020, Il Financial Crimes Enforcement Network (FinCEN) ha proposto una nuova regolamentazione sulle crypto valute; Per imporre requisiti di raccolta dati sugli scambi e sui portafogli di crypto valuta.

La regola implementata nel corso del 2022 richiede agli scambiatori di inviare segnalazioni di attività sospette (SAR) per transazioni superiori a $ 10.000 e richiederebbe ai proprietari di portafogli (Vallet) di identificarsi quando inviano più di $ 3.000 in una singola transazione.

Nel 2021 l’amministrazione Biden ha rivolto la sua attenzione alle stablecoin, con l’intenzione di affrontare il pericolo della crescita di valore e dell’utilizzo di queste tipologie di token.

Il Congresso ha anche discusso il ruolo delle piattaforme di exchange e dei fornitori di servizi di crypto valute proponendo nel disegno di legge sulle infrastrutture (legge pubblica n. 117-58), emanato il 15 novembre 2021,  nuove regole in base alle quali sono considerati broker e devono rispettare gli obblighi di segnalazione e registrazione in ambito dell’antiriciclaggio.

Il Dipartimento di Giustizia continua a coordinarsi con la SEC e la CFTC sulle future normative sulle crypto valute per garantire un’efficace protezione dei consumatori e un controllo normativo più snello. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Canada
Le crypto valute non sono valute a corso legale in Canada ma possono essere utilizzate per acquistare beni e servizi online o nei negozi che li accettano.

Il Canada è stato abbastanza proattivo nel trattamento delle crypto valute, regolandole principalmente in base alle leggi provinciali sui titoli ed ha introdotto entità che si occupano di valute virtuali ai sensi del Proceeds of Crime (Money Laundering) e del Terrorist Financing Act (PCMLTFA) già nel 2014.

Nell’agosto 2017, i Canadian Securities Administrators (CSA) hanno emesso un avviso sull’applicabilità delle leggi sui titoli esistenti alle crypto valute e nel gennaio 2018 il capo della Banca centrale canadese le ha caratterizzate come titoli.

Il governo canadese ha pubblicato una bozza ufficiale di nuove normative sugli scambi di crypto valute e sui metodi di pagamento nel giugno 2018, per poi rilasciare i suoi regolamenti finali alla fine del 2019.

Nel giugno 2021 il governo ha modificato le sue linee guida per utenti di cripto valuta e professionisti fiscali infatti sono entrate in vigore anche linee guida per la segnalazione di grandi transazioni in valuta virtuale al Financial Transactions and Reports Analysis Center of Canada (FINTRAC).

La Bank of Canada sta portando avanti un’agenda di ricerca attiva sull’opportunità che una banca centrale emetta la propria valuta digitale.

In un discorso del febbraio 2021 sull’innovazione dei pagamenti oltre la pandemia, il vice governatore della BoC Tim Lane ha ribadito la posizione nel documento di discussione, ma è stato più aperto al concetto di stablecoin. 

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Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Messico
Nel 2018, con l’approvazione della legge per la regolamentazione degli istituti di tecnologia finanziaria “Legge Fintech”, il governo messicano ha stabilito un quadro normativo per l’industria fintech compreso un capitolo sulle crypto valute.  

Tuttavia, la legge Fintech non disciplina in modo specifico le particolarità del mercato delle crypto valute e non offre linee guida per la tassazione dei redditi derivanti da compravendita e mining.

Sulla base della definizione della legge Fintech, le crypto valute potrebbero essere definite ai fini fiscali come beni immateriali o beni mobili, e non dovrebbero essere considerate contanti o valuta.  

Nel marzo 2019, il Consiglio per la stabilità del sistema finanziario messicano ha deciso di adottare una posizione conservatrice per quanto riguarda le crypto valute (definite come asset virtuali nella legge Fintech), considerando che dovrebbe esserci una sana distanza tra gli asset virtuali e il sistema finanziario messicano.  

La più recente comunicazione del 28 giugno 2021 delle principali autorità di regolamentazione finanziaria, in particolare la Banca centrale del Messico, ha stabilito che nessuna valuta virtuale è attualmente soggetta a regolamentazione, che non costituisce una valuta legale in Messico e non può essere offerta o scambiata da istituzioni finanziarie regolamentate in Messico. 

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le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Argentina
In Argentina, le crypto valute come i Bitcoin sono definite dalla Financial Information Unit (UIF) come una “rappresentazione digitale del valore che può essere scambiata digitalmente e fungere da mezzo di scambio; e/o un’unità di conto; e/o una riserva di valore, ma non ha corso legale in nessuna giurisdizione e non è né emesso né garantito da alcun governo o giurisdizione”.

La legge di riforma fiscale ha introdotto diverse modifiche alla legge sull’imposta sul reddito (ITL) nel dicembre 2017 e ha stabilito diverse disposizioni relative alle “valute digitali”.

I guadagni ottenuti da persone fisiche residenti derivanti dalla cessione di valuta digitale sono soggetti a questa tassa programmata a un’aliquota del 15%, mentre per le persone giuridiche l’aliquota varia dal 25% al 30%.

A causa dell’instabilità economica e delle restrizioni sui cambi, l’Argentina è diventata uno dei primi ad adottare la crypto valuta in America Latina e nel mondo nel tentativo di proteggere i propri risparmiatori dall’inflazione e di superare il divieto di acquistare e trasferire valuta estera all’estero.

Le crypto valute non sono vietate in Argentina e sono quindi legali. Tuttavia, il governo ha emanato regolamenti in materia di crypto valute relative alla tassazione e alla prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo.

Per il codice civile e commerciale argentino, le crypto valute, in quanto, rappresentazione digitale del valore, sono beni immateriali che possono far parte della proprietà di persone fisiche e giuridiche.

Nel maggio 2022, la banca centrale argentina ha inflitto un duro colpo alle crypto valute, vietando alle istituzioni finanziarie del paese sudamericano di offrire ai clienti qualsiasi operazione che coinvolga asset digitali non regolamentati. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Brasile
Le crypto valute sono state definite per la prima volta nel maggio 2019, quando l’Ufficio federale delle entrate (Secretaria Especial da Receita Federal do Brasil – “RFB”) ha emesso una sentenza normativa (Instrução Normativa) per introdurre requisiti di segnalazione per le transazioni che coinvolgono tali attività.

Anche se le crypto valute e altri asset virtuali simili possono essere utilizzati privatamente come metodi di pagamento alternativi, sono classificati come beni o beni mobili.  

Anche se non sono considerati denaro e non esistono normative specifiche in materia, l’atteggiamento del governo nei confronti dei crypto-asset è sempre più positivo.

Le autorità di regolamentazione stanno esaminando le tecnologie promettenti per l’impatto e la trasformazione sulla società, in particolare nel settore finanziario, ma non solo.  

Le norme fiscali brasiliane non prevedono disposizioni specifiche in materia di crypto valute.
Poiché tali beni rappresentano diritti di proprietà di valore, la tassazione segue le regole generali applicabili ai beni mobili.

I titolari devono dichiarare le proprie attività virtuali nelle dichiarazioni dei redditi, che sono soggette a plusvalenze derivanti dalle vendite.

Nel caso in cui i guadagni siano limitati a 30.000 BRL al mese, non verrebbe applicata alcuna tassazione. In caso contrario, sono tassati per plusvalenze con aliquote che possono variare dal 15% (guadagno inferiore a 5 milioni di BRL) e 22,5% (guadagno superiore a 30 milioni di BRL). 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “El Salvador”
Si è affermato come un pioniere nelle crypto valute con la sua adozione nel 2021 di bitcoin come moneta a corso legale nel paese.

Il presidente Nayib Bukele ha abbracciato completamente il bitcoin con la promessa di nessuna imposta sul reddito sulle crypto valute e prevede di costruire una città geotermica per cercare di attirare il mining di bitcoin.

Il Fondo Monetario Internazionale ha esortato El Salvador a invertire la rotta, adducendo preoccupazioni per la stabilità finanziaria del Paese.

Il passaggio allo stato di corso legale è ampiamente considerato un esperimento rischioso, infatti le agenzie di rating del credito declassano i rating del debito del paese.  

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Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Colombia
La Sovrintendenza finanziaria della Colombia (SFC) ha praticamente proibito alle banche di fornire servizi finanziari alle società di crypto valute, le principali autorità del paese hanno affermato che le crypto valute non hanno corso legale e che le aziende non sono autorizzate a consigliarle o gestirle.

Nel 2018, la SFC ha pubblicato documenti che evidenziavano i “rischi” propri della crypto valuta. Successivamente, numerose banche colombiane hanno disattivato i conti relativi alle crypto valute.
Il quadro fiscale per le crypto valute non è chiaro ma contraddittorio, perché varie agenzie colombiane non sono d’accordo su come tassare le crypto valute. In primo luogo, l’entità fiscale colombiana considera Bitcoin e altre valute digitali come beni materiali. 

Al contrario, la SFC considera le crypto valute come beni immateriali, assoggettandole così alle imposte sul reddito. La Soprintendenza al Commercio, invece, ha dichiarato che le crypto valute sono considerate prive di valore. Queste differenze di opinione tra le agenzie colombiane hanno fornito un quadro fiscale oscuro per i crypto assets valutari.

Ad oggi, non esiste una chiara legislazione o divieto specifico sull’uso delle crypto valute, ma gli avvertimenti del governo hanno indotto le banche a disattivare gli account relativi alle crypto valute e hanno creato un ambiente che rende impossibile l’operatività delle società orientate alle crypto valute. 

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le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Bolivia
Il governo boliviano ha vietato l’uso di crypto valute già nel 2014, nella convinzione che avrebbe facilitato l’evasione fiscale e l’instabilità monetaria. “È illegale utilizzare qualsiasi tipo di valuta che non sia emessa e controllata da un governo o da un’entità autorizzata“, ha affermato la banca centrale della Bolivia (BCB).

La Bolivia si è astenuta dal reprimere o criminalizzare la detenzione o il commercio di crypto valute, ma non ha consentito alle aziende e ai broker di fornire servizi relativi alle crypto valute nel paese. La BCB ha dichiarato pubblicamente: “le crypto valute potrebbero non essere gestite attraverso il sistema finanziario boliviano in quanto non operano con l’autorizzazione della BCB o dell’Autorità di vigilanza sul sistema finanziario”. 

Crypto asset nel mondo:

le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Europa
L’Europa oltre ad essere impegnata a sperimentare l’introduzione del suo EURO COIN, favorisce la digitalizzazione è una delle poche giurisdizioni ad aver implementato una serie di proposte e regole standard che fungono da riferimento per i paesi membri.

L’UE ha stabilito, infatti, piani per una specifica regolamentazione delle crypto valute nota come Markets in Crypto-assets (MiCA) per colmare il divario nell’ambito della regolamentazione delle crypto valute e mira a creare un quadro favorevole all’innovazione che non ponga ostacoli all’applicazione delle nuove tecnologie, garantendo nel contempo un approccio comune in tutto il mercato unico.

Aumenterà inoltre il ruolo delle principali autorità di vigilanza finanziaria a livello dell’UE, come l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) e l’Autorità bancaria europea (ABE), in termini di controlli e coordinamento.

Secondo la Corte di giustizia europea, Bitcoin e altre crypto valute funzionano solo come agenti di pagamento (nessun altro scopo che l’adempimento dei pagamenti). Ciò consente che la vendita e l’acquisto di crypto valute siano esenti dall’IVA all’interno dell’UE. Ogni transazione relativa all’acquisto o alla vendita di crypto valute è senza IVA. 

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Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Italia
Il diritto tributario italiano non prevede una normativa specifica per le crypto valute o le relative transazioni. L’Agenzia delle Entrate ha emesso diversi ruling fiscali relativi a casi specifici.
Purtroppo i chiarimenti in materia di fiscalità indiretta in relazione al mondo degli asset digitali e delle crypto valute sono molto limitati.

La qualificazione delle crypto valute rimane incerta in gran parte a seconda delle caratteristiche specifiche di ciascuna risorsa.

La prima sentenza pubblicata nel 2016 (provvedimento n. 72/E/2016)

Si riferiva solo alle transazioni bitcoin sulla base della posizione della Corte di Giustizia Europea.

Di conseguenza, l’autorità fiscale italiana qualifica bitcoin come valuta estera ed estende al bitcoin le norme fiscali italiane previste per i trattamenti della valuta estera.

Nel caso di vendita/acquisto di bitcoin effettuata da una società che effettua un servizio di cambio tra valuta tradizionale contro unità della valuta bitcoin virtuale e viceversa, il margine di cambio è stato considerato esente da IVA senza diritto a detrazione.

Un secondo ruling pubblicato nel 2018 (provvedimento n. 14/2018)

Ha affrontato le problematiche fiscali generate dall’emissione attraverso un’Initial Coin Offering e dall’assegnazione di utility token che sembrano qualificarsi come contratti a termine dal punto di vista fiscale.

Le autorità fiscali italiane hanno chiarito che il trattamento IVA dell’ICO (Initial Coin Offering) dei token di utilità dovrebbe essere simile al trattamento IVA dei voucher (cioè fuori campo fino a quando non viene effettuata la fornitura sottostante). Conseguentemente, l’attività dell’emittente è stata considerata dal fisco italiano come un servizio imponibile soggetto ad aliquota ordinaria al momento del pagamento del corrispettivo.

Nel febbraio 2022

L’Italia ha pubblicato nuove regole di antiriciclaggio (Anti Money Laundering, AML) per le società di crypto valute che delineano i requisiti di registrazione e segnalazione per i VASP in linea con le norme antiriciclaggio dell’UE e le linee guida del Gruppo di azione finanziaria (GAFI) per le società di crypto valute. Le nuove regole richiedono anche ai fornitori di servizi di asset virtuali di registrarsi in un elenco speciale per le società di crittografia.

La registrazione è richiesta se le aziende offrono servizi relativi alle risorse digitali nel paese. L’Italia ha aderito all’European Blockchain Partnership (EBP) insieme ad altri 22 paesi nell’aprile 2018 per consentire agli Stati membri di collaborare con la Commissione Europea sulla tecnologia blockchain.

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Germania
La “Legge di attuazione della direttiva di modifica sulla quarta direttiva dell’UE contro il riciclaggio di denaro” ha reso la Germania uno dei primi paesi al mondo a consentire alle istituzioni finanziarie (FI) di custodire crypto valute come un nuovo tipo di “servizio finanziario” incorporandolo nella legge bancaria tedesca.

A partire dal 1 gennaio 2020,

Gli enti che desiderano offrire questo servizio devono richiedere l’autorizzazione a BaFin (l’Autorità federale di vigilanza finanziaria).

Il governo tedesco è stato uno dei primi paesi a fornire certezza giuridica alle istituzioni finanziarie, consentendo loro di detenere crypto valute.  

I regolamenti stabiliscono che i cittadini e le persone giuridiche possono acquistare o scambiare crypto valute purché ciò avvenga tramite scambi autorizzati che abbiano la licenza rilasciata dal BaFin.

Essendo uno stato membro dell’Unione Europea

La Germania attua le varie direttive antiriciclaggio dell’UE. In qualità di membro del AML (Anti-Money Laundering), CFT (Combatting the Financing of Terrorism) e GAFI (Financial Action Task Force), la Germania segue inoltre rigorose politiche di approccio basato sul rischio (RBA) come Enhanced Due Diligence ( EDD) e Know Your Customer (KYC).

Secondo BaFin non sono quindi né moneta, moneta elettronica, moneta a corso legale né valuta estera o banconote e monete estere. BaFin classifica invece i Bitcoin come “unità di conto” ai sensi della legge bancaria tedesca, ovvero come unità di valore non denominate a corso legale, che è almeno paragonabile alla valuta estera.

L’Ufficio federale delle imposte centrale tedesco considera le crypto valute come denaro privato ai fini fiscali. Per i privati i guadagni inferiori a 600 euro derivanti da crypto valute detenute per meno di un anno sono considerati esentasse, mentre sono in ogni caso esenti da tasse in Germania le crypto valute detenute per più di un anno.

Se nessuna delle condizioni è soddisfatta, gli utili sono tassati in base alle aliquote ordinarie del reddito.

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Francia
Nel suo rapporto annuale 2011, Tracfin (l’unità francese di intelligence finanziaria incaricata di combattere la frode finanziaria, il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo) è stata la prima autorità francese a menzionare Bitcoin.

La prima vera e propria regolamentazione francese

Sulla cripto valuta è arrivata nel gennaio 2014, quando la Prudential Supervision and Resolution Authority (ACPR), l’autorità di regolamentazione bancaria e assicurativa francese, ha discusso delle prime entità che ricevevano valuta legale per conto dei clienti in relazione all’acquisto o alla vendita di crypto valute.

Nell’aprile 2019, l’Assemblea nazionale francese ha adottato il Plan d’Action pour la Croissance et la Transformation de Enterprises (PACTE – Action Plan for Business Growth and Transformation) che ha istituito un quadro per i fornitori di servizi di asset digitali.

Nel giugno 2021

Il regolamento è stato finalizzato ed è entrato in vigore, le aziende sono ora soggette a registrazione obbligatoria e soggette a normative più severe e soggette a nuove regole AML/CFT relative alle risorse digitali.

Hanno imposto nuovi requisiti agli scambi di crypto valute e vietano gli account anonimi, ampliano gli obblighi AML/CFT e KYC per armonizzare meglio il quadro AML francese con i principi della Financial Action Task Force (GAFI) e rispondere ai nuovi rischi associati alle risorse digitali.  

In termini di tassazione

Il governo ha anche mostrato fin dall’inizio la sua intenzione di regolamentare gli asset digitali nel modo più appropriato possibile tenendo conto della loro natura specifica.

A partire dal 2019, il legislatore ha introdotto un regime fiscale particolare per le risorse digitali. Quando l’acquisto e la vendita di asset digitali vengono effettuati a titolo professionale, i guadagni sono soggetti all’aliquota progressiva dell’imposta sul reddito nella categoria degli utili industriali e commerciali.

Nel regime per le persone fisiche, la plusvalenza complessiva annua derivante dalla vendita di asset digitali è tassata con un’aliquota fissa del 30%.

Un trasferimento di asset digitali è tassabile quando la sua controparte non è un asset digitale.  Pertanto, gli scambi tra asset digitali non generano alcuna tassazione, che è ancora una specificità francese che consente il regolare sviluppo dei servizi decentralizzati (in particolare i servizi finanziari decentralizzati).

Tuttavia, la vendita di asset digitali contro corso legale (euro, dollari, ecc.) o l’acquisto di un bene o di un servizio in asset digitali è un evento imponibile. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Regno Unito”

L’incertezza normativa

Associata alle crypto valute ha spinto nel 2018 la Financial Conduct Authority (FCA) del Regno Unito (FCA), e la Bank of England a costituire una Task-force dedicata.

La task force ha definito tre tipi di crypto valute (token di utilità, token di sicurezza e token di scambio) e tre modi in cui vengono utilizzate le crypto valute, prima di stabilire un requisito per ulteriori considerazioni sull’AML/CFT e sulla tassazione.

Nel luglio 2019

La FCA ha pubblicato la guida PS19/22 finale sulle crypto valute, che disciplina le aziende che emettono, creano, detengono, commercializzano, acquistano o vendono crypto valute; scambi di crypto valute; la transazione di cripto valuta; l’emissione di nuove monete; la pubblicazione di software open source relativo alle crypto valute; e altro ancora. 

Le normative nel Regno Unito consentono ai residenti di acquistare e vendere crypto valute, tuttavia, la vendita di derivati ​​crittografici ai consumatori al dettaglio è stata vietata nel Regno Unito dalla Financial Conduct Authority (FCA) del Paese a partire dal 6 gennaio 2021.

Nel Regno Unito

Le tasse sulle crypto valute variano a seconda delle persone fisiche e delle imprese, come indicato da Her Majesty’s Revenue & Customs (HMRC) nel dicembre 2019.

Gli individui sono in grado di pagare i guadagni e le perdite tipici che sono tassati sotto le plusvalenze e altre attività perseguite da individui come mining, staking e altro.  

Al contrario, le imprese sono tenute a pagare le plusvalenze, l’imposta sulle società, l’imposta sul reddito, i contributi assicurativi nazionali, l’imposta di bollo e l’imposta sul valore aggiunto.

Quindi HMRC utilizza due sistemi fiscali separati per individui e aziende che scambiano risorse crittografiche.

Sebbene abbia lasciato l’UE, è probabile che le normative sulla cripto valuta del Regno Unito rimarranno ampiamente coerenti con il blocco a breve termine.

Il Regno Unito attuerà, ad esempio, direttive equivalenti alle proposte dell’UE sui mercati delle crypto valute (MiCA) e sulla moneta elettronica, insieme a varie direttive antiriciclaggio. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Olanda
Nel gennaio 2018 la De Nederlandsche Bank (DNB) ha pubblicato un documento di sintesi in cui si afferma che le crypto valute non svolgono il ruolo di denaro e non hanno alcuna implicazione sulla politica monetaria.

Il ministro delle finanze olandese ha dichiarato in una lettera al parlamento olandese che un divieto sulle crypto valute non è auspicabile, ma sarebbe vantaggioso regolamentare il commercio di crypto valute a livello europeo o internazionale.

Questo regolamento è stato implementato dal Dutch Implementation Act del 21 maggio 2020, sottoponendo solo i fornitori di portafogli e gli scambi di crypto valute alla quinta direttiva europea sull’antiriciclaggio e il finanziamento del terrorismo (AMLD V).
A differenza della maggior parte dei paesi membri, non esiste una tassa sulle plusvalenze in crypto valute nei Paesi Bassi. Piuttosto, le crypto valute sono tassate come un asset, se il valore imponibile dei tuoi beni (criptati e non) è superiore a 50.000,00 di EURO, sei soggetto all’imposta sul patrimonio del 31%. 

L’imposta sul patrimonio viene riscossa sul rendimento presunto delle attività detenute, che è un rendimento percentuale fisso assunto dal governo, perciò Il reddito effettivo è irrilevante.

Questo risulta diverso dai paesi che trattano le crypto valute come proprietà in quanto un guadagno viene tassato solo se l’attività è negoziata ed effettivamente realizzata. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Belgio
L’Autorità belga per i servizi e i mercati finanziari e la Banca nazionale del Belgio sono i principali organismi di regolamentazione per i servizi finanziari in Belgio.

Le autorità di regolamentazione hanno pubblicato linee guida e avvertimenti al pubblico che le crypto valute non hanno corso legale e hanno anche rilasciato dichiarazioni in merito a truffe e protezione degli investitori.

Il Belgio, tuttavia, ha promosso una forte comunità fintech coinvolta nelle risorse digitali e nella blockchain.

Il ministro della giustizia ha annunciato l’intenzione di stabilire un quadro giuridico relativo alle crypto valute. A partire dal 1 maggio 2022, tutte le persone giuridiche stabilite e operanti in Belgio che desiderano fornire servizi di cambio tra “valute virtuali e valute legali” devono registrarsi presso la Financial Services and Markets Authority (FSMA), l’autorità di regolamentazione finanziaria del paese. Lo stesso vale per le aziende che offrono servizi di custodia, ha annunciato l’agenzia. 

I guadagni sulle crypto valute sono tassabili come “reddito vario”.

In quanto membro dell’UE, si applicano i regolamenti emanati da EBA, EIOPA ed ESMA. Le valute virtuali sono definite dalla BCE come “una rappresentazione digitale del valore, non emessa da una banca centrale, un istituto di credito o un istituto di moneta elettronica, che, in alcune circostanze, può essere utilizzata come alternativa al denaro”.

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Portogallo
Nonostante abbia emesso avvertimenti sui rischi legati alle crypto valute, il Portogallo è ampiamente considerato il paese più crypto friendly d’Europa.

Il Portogallo

Tuttavia, segue il regolamento dell’UE come concordato con l’AMLD5. Nella sentenza ufficiale del 2016, l’autorità fiscale portoghese ha analizzato la possibile classificazione delle crypto valute all’interno di alcuni tipi di reddito soggetti all’imposta portoghese, in particolare plusvalenze, redditi da capitale e redditi da attività commerciali, e ha deciso che, come regola generale, le persone non dovrebbero essere tassate in relazione ai guadagni derivanti dalla valutazione o dalla vendita di crypto valute, salvo che, in caso di vendita di crypto valute, se corrispondono alla principale attività ricorrente della persona, il reddito ottenuto da tale attività potrebbe essere soggetto all’imposta portoghese.

I guadagni ottenuti dall’acquisizione e dalla vendita di crypto valute, perciò , non sono tassati, mentre, le aziende che forniscono servizi relativi alla cripto valuta, d’altra parte, sono tassate sulle plusvalenze su una scala compresa tra il 28 e il 35%.  

Nell’aprile 2020, il governo portoghese ha pubblicato un piano d’azione per la transizione digitale che comprendeva 12 pilastri, il più importante dei quali era l’emancipazione digitale delle persone, la trasformazione digitale delle aziende e la digitalizzazione dello stato.

Il piano ha anche stabilito un ambiente normativo flessibile per il test e lo sviluppo della tecnologia.

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Spagna
Il governo spagnolo è stato molto cauto e conservatore riguardo alle crypto valute, poiché la legge spagnola è altamente protettiva dei diritti di investitori e consumatori.

Nel 2021 la Commissione spagnola per i titoli e gli scambi, la Comision Nacional del Mercado de Valores (CNMV) e la Banca di Spagna hanno emesso una dichiarazione congiunta in cui avvertono i rischi e la volatilità associati alle crypto valute. 

Non esiste quindi

Una regolamentazione specifica sulle crypto valute in Spagna, tranne per il fatto che non possono essere trattate come moneta a corso legale, che è riservata esclusivamente all’euro come valuta nazionale.

Nel diritto spagnolo, una cripto valuta non può essere considerata uno strumento finanziario, né una valuta (nazionale o estera), ma riteniamo che potrebbero essere assimilati a titoli nel caso di offerte pubbliche, o a beni mobili o merci quando vengono scambiati individualmente.

La Spagna

Ha emesso il regio decreto legge 5/202176 che includeva una disposizione che conferiva alla CNMV il potere di regolamentare la pubblicità relativa alle crypto valute. Nel gennaio 2022, la CNMV ha pubblicato a circolare che afferma che inizierebbe a regolamentare la pubblicità dilagante delle risorse crittografiche, anche da parte degli influencer dei social media, per assicurarsi che gli investitori siano consapevoli dei rischi.

Le plusvalenze derivanti dalla vendita di crypto valute da parte di una persona residente in Spagna saranno tassate secondo un’aliquota variabile dal 19 al 23%. Il tasso più elevato si applica per guadagni superiori a 50.000 euro.

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Asia – Pacifico

Il contesto normativo nelle giurisdizioni dell’aera asiatico pacifica sta maturando velocemente. Molte giurisdizioni, tra cui Giappone, Corea, Indonesia, Singapore, Thailandia, Hong Kong e Malesia, hanno tutte emesso linee guida e imposto requisiti di licenza per crypto valute e ogni giurisdizione si trova in una fase diversa.  

È significativo che la Cina continentale abbia vietato l’attività commerciale di crypto valute e Hong Kong che ha recentemente proposto una legislazione per vietare il commercio di crypto valute per gli investitori al dettaglio. Inoltre, molte giurisdizioni come Giappone, Corea, Tailandia, Hong Kong e Australia, stanno prendendo in considerazione le CBDC,  la Cina è in prima linea, avendo già fatto i progetti pilota e implementato un CBDC, per un caso d’uso reale. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Australia”

In Australia, tutte le crypto valute sono considerate proprietà dal punto di vista normativo.

Nel 2018

Nuove leggi per i fornitori di servizi di cambio valuta digitale sono state implementate dall’Australian Transaction Reports and Analysis Center (AUSTRAC), l’agenzia di intelligence finanziaria e regolatore AML/CTF.

L’Anti-Money Laundering and Counter-Terrorism Financing Act 2006 (AML/CTF 2006) tratta la criypto valuta come una rappresentazione digitale del valore che può funzionare come unità di scambio, essere utilizzata come corrispettivo per la fornitura o beni e servizi e che è intercambiabile con altre forme di denaro.  

L’AML/CTF 2006

Fornisce un quadro normativo abbastanza sostanziale per le crypto valute, stabilendo che tutte le entità che scambiano valuta digitale devono registrarsi come scambi; identificare e verificare gli utenti; mantenere registri finanziari accurati e rispettare gli obblighi di rendicontazione specificati. L’eventuale inosservanza dei suddetti requisiti può comportare sanzioni penali.

Nel dicembre 2021, l’Australia ha dichiarato che creerà un quadro di licenza per gli scambi di crypto valuta e considererà il lancio di un CBDC al dettaglio come parte di una revisione del suo settore dei pagamenti.  

Josh Frydenberg, il tesoriere, ha affermato che il governo inizierà le consultazioni all’inizio del 2022 per stabilire un quadro di licenza per gli scambi digitali, consentendo l’acquisto e la vendita di crypto valute da parte dei consumatori in un ambiente regolamentato. Le tasse sulle crypto valute in Australia, generalmente sono soggette a imposte sulle plusvalenze che vanno dal 19% al 45%. 

Crypto asset nel mondo:

le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Cina” 

La People’s Bank of China ha vietato alle istituzioni finanziarie di negoziare crypto valute nel 2013 e successivamente ha esteso il divieto a coprire gli scambi di crypto valute e gli ICO.

Nel settembre 2017

Infatti, le autorità di regolamentazione cinesi hanno continuato a vietare le Initial Coin Offering (ICO) affermando che l’uso di crypto valute come Bitcoin ed Ether per condurre ICO era una forma non autorizzata e illegale di finanziamento pubblico.  

Nonostante ciò, la Cina è stata l’epicentro dell’attività mineraria a causa dei bassi costi dell’elettricità, dove, al suo apice, è stato stimato che oltre il 65% del mining di bitcoin si svolgeva in Cina.

Il governo

Ha preso in considerazione il divieto di mining di crypto valute, ma nel 2019 ha riconfermato che sarebbe rimasto legale. 

Nel maggio 2021, il Comitato cinese per la stabilità e lo sviluppo finanziario, l’agenzia di regolamentazione finanziaria sotto il vicepremier Liu He, ha affermato che il governo cinese avrebbe “represso il comportamento di estrazione e scambio di bitcoin e impedito risolutamente il trasferimento dei rischi individuali alla società“.

La maggior parte degli esperti ora stima che l’estrazione mineraria cinese sia, in effetti, vicina allo zero. Sebbene le politiche aggressive contro le cripto attività, la PBOC è impegnata nell’adozione della tecnologia blockchain ed è in prima linea nello sviluppo della valuta digitale della banca centrale, lo yuan digitale. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Hong Kong” 

La Hong Kong Securities and Futures Commission (SFC) ha emanato un quadro normativo rigoroso e requisiti di licenza per i VASP. Ha anche proposto un divieto al trading di crypto valute per gli investitori al dettaglio in base al quale solo gli investitori professionali che hanno più di 8 milioni di dollari di Hong Kong in attività sarebbero autorizzati a negoziare.

La regolamentazione delle crypto valute di Hong Kong non è stata chiara negli ultimi anni. Il divieto cinese delle crypto valute ha causato disagio, con molte aziende fintech e crypto valute che hanno abbandonato o ridimensionato le operazioni nella regione.

Nel gennaio 2022 l’Autorità monetaria di Hong Kong (HKMA) ha emesso due documenti: uno sulle stablecoin e un altro sui fondi negoziati in borsa legati alle crypto valute nelle quali il bitcoin è definito come una merce virtuale e non a corso legale. Non ci sono imposte sulle plusvalenze e le leggi AML/CFT si applicano a ogni individuo o azienda a Hong Kong, indipendentemente dall’attività e sono conformi ai requisiti del GAFI. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Indonesia” 

Nel 2019 l’Agenzia indonesiana di regolamentazione del commercio ha approvato il regolamento Bappebti n. 5/2019,94 che legalmente riconosce e regola bitcoin e altre crypto valute come commodities.

La Bank Indonesia perciò vieta le crypto valute come strumento di pagamento ma consente loro di essere scambiate come merce.

Nel 2020 il regolamento Bappebti n. 7/2020 ha definito le 229 crypto valute che saranno negoziate in Indonesia e i potenziali trader e trader fisici di crypto valute come piattaforme in cui i clienti possono acquistare e vendere crypto valute. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Giappone” 

Il Giappone ha uno dei regimi normativi più progressisti e sviluppati per le crypto valute. Gli scambi di crypto valuta devono essere registrati e conformi alla tradizionale AML/CFT e ad altre normative.

Sono regolati dal Payment Services Act (PSA), che definisce la “crypto valuta” come un valore di proprietà e non una moneta a corso legale.

Il PSA definisce “crypto asset”

Come metodi di pagamento che non sono denominati in valuta fiat e possono essere utilizzati per pagare persone non specificate. A dicembre 2017, l’Agenzia delle Entrate Nazionale del Giappone ha stabilito che i guadagni sulle crypto valute dovrebbero essere classificati come “reddito vario” e tassati di conseguenza.

Ci sono stati diversi nuovi regolamenti e modifiche al PSA e al Financial Instruments and Exchange Act (FIEA), che hanno introdotto il termine “crypto asset” e regolamentato il trading di derivati ​​​​crittografici. 

I fornitori di servizi

Di custodia di crypto valuta (che non vendono o acquistano crypto valute) rientrano nell’ambito del PSA, mentre le attività di derivati ​​​​di crypto valuta rientrano nell’ambito della FIEA. Nell’aprile 2020, il Giappone è stato il primo paese a creare organismi di autoregolamentazione, la Japanese Virtual Currency Exchange Association (JVCEA) e la Japan STO Association. La JVCEA e l’Associazione STO promuovono la conformità normativa e svolgono un ruolo significativo nello stabilire le migliori pratiche e garantire la conformità alle normative. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Singapore” 

Nel 2019 la Corte commerciale internazionale di Singapore si è unita alla breve lista di giurisdizioni riconoscendo formalmente (per giurisprudenza o legislazione) che le crypto valute possono essere considerate proprietà.

La Corte ha concluso che, nonostante la giurisprudenza suggerisca difficoltà nel conciliare le valute virtuali con la classica definizione di proprietà, la crypto valuta ha le caratteristiche fondamentali di immateriale proprietà, essendo una cosa di valore identificabile, nonostante non sia considerata a corso legale. 

 Nel gennaio 2020 è entrato in vigore il Payment Services Act (“PSA”), che regola le operazioni delle società di crypto valute a Singapore e introduce un quadro normativo per i pagamenti in cripto valuta. Il PSA regola sette tipi di servizi di pagamento, inclusi i servizi di trasferimento di denaro, sia nazionali che transfrontalieri, i servizi di emissione di moneta elettronica e i servizi di token di pagamento digitale. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Sud Korea” 

Nel 2021

Il volume totale degli scambi di crypto valute in Corea del Sud ha superato quello del mercato azionario nazionale. Le autorità di regolamentazione della Corea del Sud hanno adottato un approccio cauto nei confronti degli scambi e delle società di crypto valute.

Le società sono soggette a AML e obblighi fiscali equivalenti a quelli di altre istituzioni finanziarie.

A seguito di numerosi grandi hack di scambio di crypto valute, la Corea del Sud ha approvato la “Legge sulla segnalazione e l’utilizzo di informazioni specifiche sulle transazioni finanziarie”, noto anche come Financial Transaction Reports Act (FTRA), che richiede ai VASP di registrarsi e conformarsi alle normative antiriciclaggio.  

La Corea del Sud

Ha cercato di garantire l’integrità del mercato conforme al GAFI. Le autorità di regolamentazione hanno anche sottolineato l’importanza della sicurezza delle piattaforme di trading. Nuove regole sono entrate in vigore nel 2021 richiedendo a tutti i fornitori di servizi crittografici di registrarsi presso la Korean Financial Services Commission.

Le piattaforme devono inoltre rispettare gli obblighi antiriciclaggio e acquisire un certificato ISMS (Information Security Management System) dalla Korea Internet & Security Agency (KISA).

Nel novembre 2021

Il comitato finanziario dell’Assemblea nazionale sudcoreana ha approvato di differire una tassa del 20% da prelevare sui profitti crittografici di oltre 2,5 milioni di won coreani (2.105 USD).  

Tutti i profitti guadagnati fino a questo valore saranno esenti da tassazione.

Le normative sulle aliquote fiscali applicabili differiscono a seconda che si sia residenti (ai sensi dell’Income Tax Act, qualsiasi persona fisica che abbia il proprio domicilio o luogo di residenza nella Repubblica di Corea da almeno 183 giorni) o un non residente (qualsiasi persona fisica che non è residente) della Corea del Sud.

Come per i residenti, il reddito derivante da transazioni di asset virtuali nazionali di non residenti è classificato come “altro reddito da fonte domestica“, tuttavia il governo trattiene come imposta il minore tra il 20% degli utili derivanti dal trasferimento del bene virtuale, o il 10% dell’importo del pagamento a titolo di imposta.

Poiché i non residenti sono tassati sotto forma di ritenuta d’acconto, il sostituto d’imposta che versa il reddito del bene virtuale al non residente trattiene l’importo dell’imposta quando versa il reddito del bene virtuale al non residente ed è tenuto al pagamento della ritenuta d’acconto agli uffici delle imposte. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Russa, Medioriente, Africa” 

In Africa la maggior parte dei paesi è ancora in fase di monitoraggio per quanto riguarda la tecnologia Blockchain e le crypto valute, solo pochi paesi hanno emesso delle linee guida e in molti di questi le crypto valute non sono riconosciute come valute.

Il Sudafrica è il paese più vicino a inserire le crypto valute in un quadro giuridico delineato, mentre paesi situati nella parte nord come Marocco, Algeria e Libia li hanno banditi direttamente.

La situazione risulta simili anche per i paesi più a Est, da una parte gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita sono intervenute a favore della diffusione delle crypto attività mentre in Russia e India, nonostante siano riconosciute e utilizzate come mezzi di pagamento, permangono ancora degli ostacoli al loro sviluppo. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Russia” 

La crypto valuta occupa una posizione piuttosto indecisa all’interno della legge e della politica russa. Nel 2020, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che regola le transazioni di asset finanziari digitali.

Secondo la legge

Entrata in vigore il 1° gennaio 2021, le valute digitali sono riconosciute come mezzo di pagamento e investimento, tuttavia, queste non possono essere utilizzate per pagare beni e servizi.

La Banca centrale Russa ha avviato un programma pilota per lo sviluppo di una valuta della banca centrale digitale, il rublo digitale, allo stesso tempo si è fermamente opposta alle crypto valute.  

Nel gennaio 2022

La Banca centrale Russa ha chiesto il divieto totale delle crypto valute all’interno del paese, citando i rischi posti dalla volatilità delle valute digitali sull’economia più ampia del paese.

Nel febbraio 2022, il ministero delle Finanze russo ha presentato una nuova bozza di regolamento che disciplina le crypto valute in Russia, confermando un divieto esistente sull’uso di pagamenti in crypto valute per beni e servizi e fissando un limite alla quantità di rubli che qualsiasi individuo può investire in crypto valute.

Tuttavia, la Russia

Ospita la terza industria mineraria di cripto valuta più grande del mondo dietro gli Stati Uniti e il Kazakistan, una contraddizione sconcertante che suggerisce che il generale disprezzo del governo per i rischi legati alle crypto valute non è condiviso da tutti. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “India”

Le prime regolamentazioni da parte della legge indiana dell’esistenza di crypto valute sono rappresentate da circolari emesse dalla Reserve Bank of India (“RBI”), la banca centrale indiana, dal 2013 al 2017.

Nel 2018 la Reserve Bank of India ha vietato il commercio di crypto valute e ha proibito alle banche indiane di trattare con gli scambi di crypto valute a causa di problemi di protezione dei consumatori, AML e integrità del mercato.

Nel 2020, tuttavia, la Corte suprema indiana ha annullato il divieto e chiarito che non esiste alcun divieto. Nonostante le preoccupazioni diffuse, lo scetticismo e i precedenti divieti sulle crypto valute, l’India ha incoraggiato l’innovazione e l’uso della blockchain.  

Ha anche iniziato a lavorare su una CBDC sostenuta dallo stato, la rupia digitale. Standards Council of India ha annunciato nuove linee guida relative alla pubblicità di crypto valute e NFT nel febbraio 2022.

Le nuove regole, che entreranno in vigore il 1° aprile, vietano l’uso delle parole “valuta, titoli, custodia e depositari” in pubblicità, poiché i consumatori spesso associano i termini a prodotti regolamentati. 

Ad oggi, le crypto valute non sono né regolamentate né vietate in India in attesa del disegno di legge sulle crypto valute ancora in sospeso “The Cryptocurrency and Regulation of Official Digital Currency Bill of 2021” e della proposta per la creazione della valuta digitale ufficiale che sarà emessa dalla Reserve Bank of India. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Sud Africa”

La South African Reserve Bank, la Financial Sector Conduct Authority (FCSA) e il National Treasury, insieme a un gruppo di lavoro intergovernativo sulla tecnologia finanziaria, hanno pubblicato piani per sviluppare un quadro normativo per la registrazione. La FCSA mira anche ad affrontare il modo in cui le crypto valute interagiranno con i servizi finanziari tradizionali e la stabilità finanziaria complessiva.

Le crypto valute non sono considerate come valuta o proprietà in Sud Africa ma come beni immateriali. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Emirati Arabi”

Gli Emirati Arabi Uniti sono considerati uno dei paesi crittografici più progressisti al mondo.

Financial Services Regulatory Authority (FSRA),

L’autorità di regolamentazione finanziaria dell’Abu Dhabi Global Markets (ADGM), è diventata la prima autorità a emanare linee guida e regolamenti completi sullo svolgimento delle attività relative alle crypto valute.

La FSRA

Ha pubblicato una guida supplementare sulla regolamentazione delle offerte iniziali di monete/token e valute virtuali (ai sensi dei suoi servizi finanziari e dei regolamenti di mercato), in base alle quali ha commentato le offerte iniziali di monete (ICO), in base alle quali le crypto valute sono offerte in vendita al pubblico in generale. Il 28 febbraio 2022, l’Emirato di Dubai ha promulgato la legge n. 4 del 2022 sulla regolamentazione delle risorse virtuali (“VAL”) e ha istituito la Dubai Virtual Assets Regulatory Authority (“VARA”).  

Stabilendo un quadro legale per le imprese legate alle risorse virtuali, comprese le crypto valute e i token non fungibili (NFT), questa legge fondamentale riflette la visione di Dubai di diventare una delle principali giurisdizioni per gli imprenditori e gli investitori della tecnologia blockchain.

Inoltre, nel 2020, la Banca centrale degli Emirati Arabi Uniti (CBUAE) e la Banca centrale dell’Arabia Saudita (SAMA) hanno pubblicato un rapporto sul loro sforzo congiunto durato un anno, intitolato “Progetto Aber: progetto congiunto di valuta digitale e contabilità distribuita” 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Nigeria”

I due principali regolatori finanziari in Nigeria vedono le crypto valute in modo diverso.

La Banca centrale della Nigeria ha vietato alle banche e alle istituzioni finanziarie di trattare crypto valute, ha anche affermato che le crypto valute non sono regolamentate e non hanno corso legale.

Nel frattempo, la Nigerian Securities and Exchange Commission (SEC) ha cercato di regolamentare gli investimenti in crypto valute sulla base del fatto che si qualificano come transazioni in titoli.

Entrambi i regolatori

Hanno affermato di aver identificato alcuni rischi nel settore degli asset digitali, senza fornire ulteriori spiegazioni.  

L’uso del bitcoin, la crypto valuta originale e più grande, è esploso in Nigeria negli ultimi anni, soprattutto tra le piccole imprese, poiché l’indebolimento della valuta naira rende difficile ottenere i dollari statunitensi necessari per importare beni o servizi.

La Banca centrale della Nigeria ha lanciato ufficialmente “eNaira”, la sua CBDC, il 25 ottobre 2021.  

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Arabia Saudita”

La banca centrale saudita

E il ministro delle finanze hanno messo in guardia contro il commercio o l’investimento in valute virtuali, comprese le crypto valute, poiché non sono riconosciute dalle persone giuridiche del regno.

Sono al di fuori dell’ambito del quadro normativo e non sono scambiati da istituzioni finanziarie a livello locale.  

Sebbene la Banca centrale saudita abbia avvertito il pubblico dei rischi associati alle crypto valute e che non hanno corso legale, il bitcoin è accettato dalle piccole imprese e dai commercianti e il governo ha adottato finora un approccio normativo molto leggero.

Negli ultimi anni, l’Arabia Saudita ha collaborato con gli Emirati Arabi Uniti per attrarre società di crypto valute nella regione.

Le crypto valute giocheranno sicuramente un ruolo importante nello sforzo a lungo termine del paese per diversificare la sua economia e diventare un hub di innovazione: “Saudi Vision 2030”. 

La banca centrale saudita ha iniziato a utilizzare la tecnologia blockchain nelle sue attività nel settore bancario e per stare al passo con le tendenze del mercato. Ha anche creato una sandbox normativa per la collaborazione su nuovi servizi bancari digitali e programmi di formazione blockchain. 

Crypto asset nel mondo:

Le regole nazionali Le risorse finanziarie digitali basate sulla tecnologia in blockchain delle crypto valute. “Egitto”

Il governo egiziano ha vietato il commercio di crypto valute nel 2018 a causa di decreti religiosi secondo la legge islamica. Nonostante il divieto, diverse piattaforme di trading di crypto valute internazionali hanno registrato una crescita significativa degli utenti nel paese negli ultimi anni.

La Banca Centrale d’Egitto

Ha citato l’importanza dell’articolo 206 della Legge sulla Banca Centrale e sul Sistema Bancario promulgata dalla Legge n. 194 del 2020. La legge vieta l’emissione, il commercio, la promozione, le piattaforme e altre attività legate alle crypto valute. 

Conclusioni 

Le particolari caratteristiche innovative delle crypto valute e la loro natura transfrontaliera rendono questi asset poco adattabili alle leggi esistenti e ad una regolamentazione specifica ferma ai confini nazionali.

I crypto asset impongono ai legislatori dei vari paesi di raggiungere un certo livello di armonizzazione e coordinazione a livello globale, almeno per quanto riguarda la classificazione e la tassonomia quantomeno degli strumenti finanziari in block chain.

Ancora oggi

Come abbiamo visto, i crypto asset sono definiti in modo ampiamente diverso dai governi nazionali e in alcuni casi addirittura le autorità dello stesso paese hanno emesso pareri e linee guida in contraddizione tra loro. 

Requisito fondamentale è quindi

Una comprensione comune della notevole ampiezza delle cripto attività, nonché un linguaggio coerente per descrivere queste attività e discuterne le implicazioni. 

Scopo principale è definire una tassonomia coerente e affidabile di questi nuovi token, del loro ciclo di vita e degli attori del mercato che interagiscono con essi, e utilizzare questo come punto di partenza delineare una regolamentazione normativa e fiscale adatta.  

Dal punto di vista giuridico e fiscale

Molti paesi trattano le crypto valute come beni immateriali o commodities, altri come asset d’investimento e solo pochi, tra cui l’Italia, come valute estere. Mentre alcuni paesi tassano la creazione di crypto valute, che possono assumere forme diverse (mining, airdrop, offerta iniziale di token, contraffazione), altri paesi si concentrano principalmente sulla vendita di crypto valute o distinguono tra trading occasionali e professionali.  

Più in generale, i regolatori dovranno decidere cosa costituisce un evento imponibile per le crypto valute ai fini fiscali e in che misura questi differiscono nel trattamento contabile fiscale.

Una serie di sfide e criticità che sono state affrontate nel recente CdA di INCISTA SpA: Novità e attualità su crypto valute, Smart Contracts e NFT” tenutosi il 15 Novembre scorso  a cui hanno partecipato esperti in ambito fiscale e legale per chiarire i principali aspetti dell’ecosistema crypto in Italia nel contesto internazionale.

Legge di Bilancio 2023 da 35 miliardi

Il Consiglio dei ministri, ha approvato la Legge di bilancio

Legge di Bilancio 2023 da 35 miliardi; Il Consiglio dei ministri, ha approvato la Legge di bilancio da 35 miliardi di euro per il 2023.

All’ordine del giorno sono stati discussi anche un decreto su accise carburanti, enti locali, Marche e la direttiva Euratom (Sulla esposizione alle Radiazioni ionizzanti).

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto alle ore 10 di oggi, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, la conferenza stampa per presentare i provvedimenti contenuti nella manovra di bilancio, che per buona pace di tutti non prevede sconfinamenti.

La manovra è chiusa. Ci sono anche le misure chieste dalla Lega. come di consueto al Consiglio dei Ministri, c’è stato il vertice di governo sulla manovra. La legge di bilancio già definita “coraggiosa. Infatti ci sarà un aumento delle pensioni minime.

Energia, famiglia e criptovalute, tutte le misure, nuova stretta su tax expenditures, aumentano le pensioni minime.
Dal cuneo fiscale alle misure a favore delle famiglie più numerose, passando per la stretta al Reddito di cittadinanza, sono le principali novità che verranno introdotte con la prima manovra del governo Meloni.

CUNEO FISCALE

Il taglio andrà interamente ai lavoratori. Secondo l’ultimo orientamento, sarà di 2 punti per i dipendenti con redditi fino a 35mila euro, e di 3 punti per quelli fino a 20mila euro.

STRETTA AL REDDITO DI CITTADINANZA

Uscita soft per i cosiddetti occupabili: 12 mesi, che però potrebbero essere ridotti a 8, di ‘cuscinetto’ per l’inserimento nel mondo del lavoro, accompagnati da corsi di formazione obbligatori. Dal 2024 il sussidio sarà solo per gli inabili al lavoro.

INCENTIVI PER CHI ASSUME UNDER36 E PERCETTORI DI RDC

Una decontribuzione fino ad un massimo di 6mila euro per le aziende che intendono assumere, a tempo indeterminato, giovani under 36 con già un contratto a tempo determinato. Lo sgravio si applica anche per i percettori del reddito di cittadinanza.

PENSIONI

Si va verso un aumento delle pensioni minime da 523 euro a circa 600 euro. La novità, a quanto si apprende, inserita nella manovra in discussione nel Consiglio dei ministri. Su questa misura ha insistito in particolare Forza Italia.

IN PENSIONE A QUOTA 103

La manovra all’esame del consiglio dei ministri prevede, secondo quanto si apprende, per il 2023 l’uscita anticipata con ‘quota 103’, ovvero la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 di età. Cambia ‘Opzione donna’: l’anticipo della pensione per le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi, che in manovra è prorogato di un anno, è anche legato al numero di figli. Secondo quanto si apprende potranno uscire a 58 anni le lavoratrici con due o più figli, a 59 chi ha un figlio e a 60 chi non ne ha.

FLAT TAX

Per gli autonomi viene confermato il regime fiscale forfettario al 15%, con soglia di reddito aumentata da 65mila a 85mila euro, e viene introdotta anche una flat tax incrementale il 15% si applica sull’incremento rispetto al maggiore dei redditi dichiarati nei tre anni precedenti.

CONTRO IL CARO BOLLETTE

Un “mix di aiuti” per coprire i primi tre mesi del 2023. Conferma per bonus sociale e crediti di imposta, con aliquote più vantaggiose per le piccole attività (dal 30% al 35%) e le imprese (dal 40% al 45%).

SCONTO SUI CARBURANTI

Dal primo dicembre si riduce, quasi dimezzandosi. Si passa, a dicembre, da uno sconto al distributore di 30,5 a 18,3 centesimi.

SOSTEGNI ALLA FAMIGLIA

Aumenta l’assegno unico familiare raddoppiato da 100 a 200 euro la maggiorazione per i nuclei con 4 o più figli e di 100 euro in più per i figli gemelli, c’è un intervento sui congedi familiari.

SOCIAL CARD

L’estensione a chi ha un reddito inferiore alla soglia dei 20 mila euro della Social card per i meno abbienti. La carta per gli acquisti per i beni di prima necessità, che oggi è concessa a over 65 e bimbi sotto i tre anni con particolari requisiti i titolari sono i genitori, è cmulabile con la pensione minima e, come già avviene, sarà distribuita dai Comuni.

CAMBIA LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI

Prendendo a riferimento il regolamento Ue, gli extraprofitti si misurano sugli utili, e l’attuale aliquota al 25% viene innalzata al 30-33%.

RAZIONALIZZAZIONE DELLE TAX EXPENDITURES

Si rivede il décalage che ora riduce il valore di alcuni sconti fiscali al crescere del reddito. Negli ultimi giorni è stato studiato un abbassamento delle soglie che farebbe scattare le riduzioni a partire da 60mila euro per arrivare all’azzeramento a 120mila euro.

PLUSVALENZE DA CRIPTO-VALUTA

Finora per prassi l’Agenzia delle entrate ha equiparato le valute virtuali a quelle estere, assoggettando le conversioni all’imposta del 26%. Si va verso un quadro normativo con una specifica definizione.

PLASTIC E SUGAR TAX

Nuovo rinvio dell’entrata in vigore dell’imposta sul consumo di plastica monouso e di quella sulle bevande zuccherate.

RAZIONALIZZAZIONE BONUS EDILIZI

È attesa nel decreto fiscale collegato: seguirebbe la stretta sul superbonus inserita nel dl Aiuti quater.

IVA SU PANE E PASTA

Nella manovra NON c’è l’azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte. L’ipotesi era emersa dopo il vertice di governo di venerdì.

IVA AL 5% PER PRODOTTI INFANZIA E ASSORBENTI

Secondo quanto si apprende, è prevista la riduzione al 5% dell’Iva sui prodotti di prima necessità per l’infanzia (come pannolini, biberon, omogeneizzati, attualmente al 22%) e sugli assorbenti (attualmente al 10%).

TREGUA FISCALE

Cancellazione per le cartelle fino al 2015, al di sotto dei mille euro e riduzione di sanzioni e interessi, con rateizzazione in 5 anni, per le altre. Pare accantonata l’ipotesi della ‘voluntary disclosure‘ sui capitali all’estero.

LOTTERIA DEGLI SCONTRINI ISTANTANEA

Arrivano incentivi per l’adeguamento di pos e casse per la lotteria degli scontrini, trasformata dal dl PNRR di giugno in un gioco a premi istantaneo.

TETTO AL CONTANTE

Dal primo gennaio 2023 aumenta a 5mila euro.

AIUTI ALLE MARCHE

Sono stanziati 200 milioni di euro per la regione colpita dall’alluvione di settembre. Altri 200 milioni sono autorizzati con un decreto atteso in Consiglio dei ministri.

PONTE SULLO STRETTO

Viene riattivata la Stretto di Messina spa, in liquidazione da nove anni, nata nel 1981 per la realizzazione del Ponte fra Sicilia e Calabria.

IPOTESI MISURA PER FERMARE AUMENTI DI MULTE STRADALI

Nella manovra entra una norma per bloccare l’automatismo previsto dal Codice della strada che da gennaio 2023 farebbe scattare un aggiornamento al rialzo degli importi delle multe stradali.

Legge di Bilancio 2023 da 35 miliardi

Compro un motoscafo; Rischio l’accertamento fiscale?

Compro un motoscafo; Rischio l'accertamento fiscale?

Compro un motoscafo; Rischio l’accertamento fiscale? Il possesso di una barca non fa scattare il redditometro: purché inferiore a 10 metri.

L’Agenzia delle Entrate non può basare un accertamento fiscale con Redditometro se esso si basa solo sul possesso di una barchetta di ridotte dimensioni fino a 10 metri “un natante”.

È quanto chiarito dalla Cassazione con la sentenza n. 23794/16 del 23.11.2016.

Infatti, si legge nella pronuncia in commento, il solo possesso di un natante non è indice di una maggiore capacità contributiva. Ed ha escluso in modo convincente I ‘efficacia probatoria dei suddetti elementi quali indici rivelatori di una maggiore capacità contributiva. 

Cosa significa piccolo natante?

Il termine «natante» è stato correttamente considerato alla stregua dell’art. 3 lett. d) del d.lgs. 171/2005, che definisce le unità da diporto «scafi di lunghezza compresa fra 2,5 e 24 metri, distinte in natanti se inferiori a mt. 10; imbarcazioni se superiori a mt. 10»

All’interno della categoria si parla di:

  • natante da diporto con riferimento a ogni unità a remi ovvero con qualsiasi propulsore, con scafo di lunghezza pari o inferiore a dieci metri.
  • imbarcazioni con riferimento a ogni unità con qualsiasi propulsore se superiori a mt 10. Per tutte le unità da diporto (imbarcazioni e navi) di lunghezza superiori a 10 metri si deve versare una tassa annuale, specificando che il tipo di unità ogni costruzione di qualunque tipo e con qualunque mezzo di propulsione destinata alla navigazione da diporto.

Quanto incide una barca sul redditometro e sull’accertamento del reddito del contribuente?

Il redditometro serve per riassumere la capacità di spesa del contribuente e valutarne la compatibilità con il reddito dichiarato al fisco, se la capacità di spesa dichiarata appare più bassa di oltre il 20% rispetto al precedente valore dichiarato per l’acquisto di un bene mobile od immobile oppure per la sua gestione comporta ad esempio bolli, tasse, assicurazione, manutenzione, ecc. il contribuente viene chiamato a “chiarimenti” in ufficio, per spiegare come si è procurato i soldi.

La circostanza se rimane ingiustificata fa convalidare l’accertamento fiscale.

Di norma finiscono nel redditometro gli acquisti di beni di lusso come automobili, case, appartamenti, terreni e imbarcazioni.

Nella sentenza in commento, però, la Cassazione chiarisce che il possesso di una barca di limitate dimensioni non rientrante tra le imbarcazioni da diporto che giustificano l’applicazione indiscriminata del redditometro.

Il natante da diporto, ossia l’imbarcazione inferiore a 10 metri non incide sul reddito di una persona, nel senso che non è indice di una maggiore capacità contributiva.

Pertanto, va annullato l’accertamento fiscale, effettuato tramite redditometro, nei confronti del contribuente che abbia acquistato una piccola imbarcazione (fino a 10 metri).

Agenzia delle Entrate: Ve.Ra.

L’Agenzia delle Entrate lancia Ve.Ra., il nuovo algoritmo anti-evasione.

L’Agenzia delle Entrate lancia Ve.Ra. il nuovo algoritmo anti-evasione.

Nell’evoluzione del sistema informativo tributario e delle tecniche di contrasto all’evasione fiscale, l’efficace utilizzo delle banche dati assume un ruolo sempre più determinante. Il processo evolutivo si dirige ormai veloce verso il ricorso alla cosiddetta “intelligenza artificiale” per combattere l’evasione fiscale.

Tuttavia, l’utilizzo di forme di intelligenza artificiale per il contrasto all’evasione fiscale implica una valutazione, anche sul piano giuridico, circa lo “scontro” tra interesse fiscale e interesse alla tutela dei diritti del contribuente.

Dopo redditometro e spesometro arriva Vera

Il nuovo software anti evasione messo a punto dall’Agenzia delle Entrate realizzato per scovare i furbetti del Fisco.

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del ministro dell’Economia con il nulla osta del garante della Privacy, che mette a disposizione del Fisco uno strumento di ultima generazione basato sull’intelligenza artificiale, applicata al contenuto dei data base più diversificati.

Con cui sarà possibile orientare i controlli ed ottenere le liste selettive impiegate nell’attività dell’Agenzia delle Entrate.

Come funziona il nuovo algoritmo dell’Agenzia delle Entrate

Saranno creati due dataset, ovvero due liste di contribuenti.

  1. Nella prima verranno individuate platee di contribuenti che potrebbero essere a rischio di evasione ben più alto rispetto agli altri.
  2. Nella seconda lista, invece, finiranno i contribuenti che presentano uno o più rischi fiscali.

Non saranno utilizzati i nomi reali dei contribuenti ma solo degli pseudonimi.

Solo nel momento in cui verrà inviata la lettera (di compliance con l’invito a saldare oppure il vero e proprio accertamento), allora verrà reso noto il nome.

Ve. Ra. è l’acronimo di Verifica dei Rapporti

È un software che osserva i dati contenuti nelle dichiarazioni dei redditi, relativi al patrimonio mobiliare e immobiliare, nonché tutte le informazioni ritenute a contenuto finanziario e permettere così di scovare il maggior numero di evasori.

A fare il lavoro “sporco” è l’algoritmo, che potrà mettere in connessione i dati presenti su web, sulle banche dati digitali più disparate, realizzato il profilo del contribuente acquisendone elementi che emergono dalla dichiarazione dei redditi, dal conto corrente, dalle app di acquisto e pagamento online dal numero di accessi alle cassette di sicurezza, da tutti i movimenti con moneta elettronica, i registri immobiliari e gli acquisti registrati in qualsiasi banca dati digitale.

Nello specifico, i controlli di Ve.Ra.

Si concentreranno nei confronti dei comportamenti fraudolenti più lesivi e riguarderanno: frodi, abuso del diritto, false compensazioni, e fruizione indebita dei sostegni erogati durante la pandemia di Covid-19. 

Sotto la lente del Fisco anche i soggetti italiani che nutrono debiti con l’Agenzia delle Entrate limitatamente a multe, bolli non pagati, evasione dalle tasse, e altri comportamenti lesivi a livello erariale.

In caso di evidenti discostamenti, Ve.Ra.

Segnalerà il caso all’Agenzia delle Entrate. Segnalati al contribuente in maniera soft attraverso le lettere di compliance, ormai largamente impiegate.

Attraverso l’istituto il contribuente ha la possibilità di far rettificare i dati personali inesatti. Ovvero aderire alla presunzione erariale risparmiando sulle sanzioni e sulle penalità.

Sino a detta acquiescenza, tutto sarà garantito dall’anonimato, visto che nella prima fase i dati saranno coperti da un codice che creerà una sorta di pseudonimo e soltanto in caso di segnalazione si potrà accedere al nominativo reale.

L’Agenzia delle Entrate lancia Ve.Ra. il nuovo algoritmo anti-evasione.

Preammortamento: cos’è a cosa serve come si calcola ?

Preammortamento: cos’è a cosa serve come si calcola ?

Preammortamento su prestito: cos’è, a cosa serve e come si calcola ?

Quando ci si appresta a stipulare un mutuo, spesso ci si confronta con termini quantomeno insoliti od inusuali, i quali però sono capaci di confonderci le idee, soprattutto per i prestiti che beneficiano della garanzia statale del Fondo di Garanzia. Ci riferiamo nello specifico alla parola “preammortamento”

Bisogna quindi sapere cos’è il preammortamento e se eventualmente chiederlo alla banca per farlo diventare un vantaggio.

Ma nel dettaglio vediamo tre le domande che ci rivolgono i clienti, gli imprenditori piuttosto che una coppia di giovani:

Cos’è il preammortamento

È pacifico che quando si chiede un prestito, bisogna restituire l’importo finanziato in un determinato periodo di tempo che insieme con tutte le altre condizioni viene “concordato” con la banca.

Le modalità di restituzione del finanziamento alla banca quali la durata, il tasso di interesse e quello di mora, la periodicità della rata, le spese di incasso di ogni singola rata, le commissioni di istruttoria e l’eventuale assicurazione; Queste sono le informazioni utili per definire il piano di ammortamento del finanziamento.

https://www.avvocatoandreani.it/servizi/utility.php?ut=calcolo-ammortamento-mutuo&palette=giallo

L’importo della rata periodica, è composta dalla:

  • Quota capitale: con cui si rimborsa la parte del capitale riferita al periodo;
  • Quota interessi: con cui si rimborsa la parte degli interessi riferiti al periodo.

La rata quindi rappresenta il rimborso o l’ammortamento del capitale e degli interessi, spesso però, prima del pagamento delle rate di ammortamento, potrebbe essere previsto un periodo di preammortamento, durante il quale si pagano delle rate più basse, in quanto contengono solo la quota interessi e non la quota capitale del finanziamento.

Durante questo periodo che anticipa l’ammortamento vero  e proprio, saranno dovuti alla banca degli interessi di preammortamento.

Per darne una definizione:

Il preammortamento, è il periodo che intercorre tra la data di erogazione del prestito e la data di inizio dell’ammortamento vero e proprio.

 A cosa serve il Preammortamento

Sono due le tipologie di preammortamento, distinte tra:

Il Preammortamento TECNICO:

Questo tipo di preammortamento ha lo scopo di spostare la data di scadenza della prima rata in un giorno diverso rispetto al giorno dell’erogazione.

Può essere richiesto:

  • dalla banca, per allineare le scadenze di tutti i finanziamenti in un determinato giorno ad esempio ad inizio mese oppure a fine mese, per evitare la confusione con le scadenze fiscali di metà mese.
  • dal cliente, per far si che la rata scada in un periodo del mese in cui si riesce maggiormente a pagare regolarmente, ad esempio alcuni giorni dopo l’accredito dello stipendio per un privato, alcuni giorni dopo l’incasso dei crediti dai clienti per un impresa.

Generalmente è bene evitare o quanto meno limitare l’ammortamento tecnico, in questo articolo del Sole24Ore è spiegato molto bene, perchè può rappresentare un onere inutile e gravoso.

Il Preammortamento FINANZIARIO:

Il secondo tipo di preammortamento, ha lo scopo di concedere al debitore un periodo di tempo di maggiore tranquillità finanziaria.

Infatti può beneficiare di un periodo di preammortamento di 6, 12, 24 mesi 60 per i mutui ipotecari giustificati per esempio da:

  • l’acquisto di un nuovo macchinario che permette un incremento del fatturato, che andrà a pieno regime produttivo entro un tempo preciso;
  • la costruzione di un nuovo fabbricato su terreno di proprietà, con erogazione del finanziamento a stati avanzamento lavori (S.A.L.);
  • una situazione di particolare incertezza come quella dell’era pandemica da COVID-19. In questo caso il periodo di preammortamento permette al debitore di dover far fronte a rate di importo inferiore, in attesa che si stabilizzi la situazione economica e si torni alla “normalità economica”.

 Come si calcolano gli interessi di Preammortamento

Considerato che nel periodo di preammortamento non viene rimborsata la quota capitale, calcolare gli interessi di preammortamento è semplice.

Quella che segue è la formula matematica per il calcolo degli interessi di preammortamento in base ai giorni, che viene utilizzato in un preammortamento tecnico:

 Giorni di preamm.to * capitale * Tasso % annuo / 36500

Nel caso, si debba calcolare la rata di preammortamento relativa ad un preammortamento finanziario, è consigliato utilizzare questa seconda formula di calcolo definita in mesi:

 Periodicità rata preamm.to  (in mesi) * capitale * Tasso % annuo / 1200

In conclusione, quando si chiede un prestito alla banca, è meglio chiedere anche un periodo di preammortamento?

Sempre meglio non chiedere il preammortamento, perché potrebbe dare l’illusione della soluzione di un problema, che invece è solo rimandato.

Preammortamento su prestito: cos’è, a cosa serve e come si calcola ?

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Bonus e Superbonus: come utilizzarli senza rischi

Bonus e Superbonus: come utilizzarli senza rischi

Bonus e Superbonus: come utilizzarli senza rischi.

Nasce la necessità di valutare con attenzione sia le imprese che i professionisti operanti nel settore dei bonus fiscali. Dal 110% a tutte le altre agevolazioni.

Pur di aggiungere il credito nel cassetto fiscale del committente. Per la successiva cessione all’impresa fino al pro soluto verso la banca, spesso si utilizzano fatture gonfiate, certificazioni non veritiere e requisiti non rispettati.

Questi aspetti sono suscettibili di controlli da parte dell’AdE. Possono portare lo Stato a pretendere dal cittadino il rimborso delle spese chieste in detrazione e gli importi inesorabilmente saranno gravati da sanzioni (30%ca). Oltre interessi (al tasso legale).

Vediamo insieme i possibili rischi cui si va incontro quando non vengono rispettate tutte le regole e cosa si può fare per limitarli.

È pacifico che il committente dei lavori è sempre il primo responsabile della detrazione, eventualmente indebitamente percepita.

In pratica. La prima cosa che viene verificata da parte dell’AdE è che il soggetto richiedente la detrazione d’imposta. A prescindere dal fatto che poi l’abbia ceduta o meno, possieda tutti i requisiti necessari e abbia adempiuto a ogni obbligo di legge.

Particolare importante che condomini autorizzati ed proprietari di beni immobili siano informati in maniera dettagliata su cosa stanno chiedendo allo Stato. E quali sono i passaggi chiave suscettibili di controllo in maniera da poter autonomamente eseguire detti controlli. Prima di avviare qualsiasi lavorazione, durante ed a lavori completati.

In questo articolo cerchiamo quindi di spiegare quali possono essere gli elementi critici. Che rischiano di far scattare sanzioni e penali a carico del contribuente, oltre che a mettere a rischio l’intera agevolazione.  

Decreto antifrodi: regole più stringenti

I bonus sulla casa. Soprattutto dopo l’introduzione del superbonus del 110% e della possibilità di cedere la detrazione sotto forma di credito d’imposta,. Hanno incrementato in modo esponenziale i tentativi di frode ai danni dello Stato.

Per questa ragione lo Stato è da poco corso ai ripari emanando il cosiddetto decreto Antifrodi. Che pone regole più stringenti per accedere a queste agevolazioni.

Ma quali sono in concreto gli elementi che fanno scattare la normativa antifrode, e cosa si può fare?

I controlli del SUE

Il primo degli enti preposti al controllo sarà, proprio il SUE. Considerato che non valgono più le cause di decadenza dei benefici fiscali previste all’art. 49 del d.P.R. n. 380 del 2001 (Testo Unico Edilizia), la presenza di eventuali abusi edilizi non inficerà la fruizione del superbonus 110%.

Ma attenzione, il comma 13-ter non dice che non ci sono più cause di decadenza, ma ne definisce di nuove, ovvero:

  • mancata presentazione della CILA;
  • interventi realizzati in difformità dalla CILA;
  • assenza dell’attestazione degli estremi del titolo abilitativo che ha previsto la costruzione dell’immobile oggetto d’intervento o del provvedimento. Che ne ha consentito la legittimazione ovvero dell’attestazione che la costruzione è stata completata in data antecedente al 1° settembre 1967;
  • non corrispondenza al vero delle attestazioni previste per eco e sismabonus (art. 119, comma 14 del Decreto Rilancio).

Il SUE, una volta verificata la presenza di una delle cause di decadenza, ai sensi dell’art. 49, comma 2 del Testo Unico Edilizia, la comunicherà all’amministrazione finanziaria l’Agenzia delle Entrate.

Il controllo sui prezzi dei materiali

Uno degli elementi sotto la lente del decreto Antifrodi è certamente il prezzo di tutto ciò che serve per i lavori di ristrutturazione. (materiali, manodopera, attrezzi ecc.)

Da quando introdotto il Superbonus. A causa anche del forte aumento della domanda e della minor reperibilità di materie prime. Abbiamo assistito a un incremento dei prezzi di materiali e strumenti necessari allo svolgimento di tutti gli interventi di ristrutturazione.

I prezzi però sono stati, in molti casi, gonfiati grazie alla prospettiva allettante del “tanto paga lo Stato”. Con totale noncuranza dell’effetto che queste pratiche fraudolente hanno avuto sul mercato e sulle tasche degli italiani.

Per questo motivo, sono stati introdotti diversi limiti sui prezzi dei materiali che possano essere considerati congrui per il tipo di intervento di ristrutturazione. E per questo rientrare nella detraibilità fiscale.

La congruità richiesta deve essere asseverata da un tecnico abilitato per ogni tipo di intervento che riguardi:

  • il Superbonus del 110%;
  • il sismabonus;
  • il bonus facciate;
  • l’ecobonus;
  • il bonus casa.

Al termine dei lavori ovvero per ogni stato di avanzamento da liquidare il tecnico deve rilasciare un’asseverazione (una certificazione). Che attesti i requisiti tecnici degli interventi realizzati sulla base del progetto iniziale e la congruità delle spese sostenute. In riferimento ai prezzari individuati dal decreto del 6 agosto 2020 emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico. Ed ai valori massimi, che verranno stabiliti per alcune categorie di beni con un decreto del Ministero della Transizione Ecologica. Si spera emanato entro il prossimo 9 febbraio.

Gli unici lavori che non devono essere asseverati sono quelli classificati come “attività di edilizia libera” (articolo 6 del TU dell’edilizia, del DM 2 marzo 2018 e della specifica normativa regionale), come ad esempio il rifacimento del pavimento o delle grondaie, e per gli interventi di importo fino a massimo 10.000 euro complessivi, a esclusione di quelli per i quali si chiede il bonus facciate.

Certificazione non vera? Paga il tecnico

Il rilascio di asseverazioni o attestazioni infedeli art 119 comma 13 comporta una sanzione a carico del tecnico abilitato che va da 2 mila e 15 mila euro per ciascun documento non veritiero rilasciato.

Per questo motivo questi professionisti sono obbligati a sottoscrivere una polizza assicurativa di responsabilità civile con un massimale di almeno 500 mila euro e comunque adeguato al numero di asseverazioni e attestazioni rilasciate, in questo modo possono garantire il risarcimento ai propri clienti e allo Stato in caso di eventuali danni derivanti dalla loro attività.

In casi estremi, il reato commesso dal tecnico può avere anche implicazioni penali, commisurate al reato perpetrato.

I rischi per il contribuente

Oltre ai tecnici che certificano i lavori, anche condomini e proprietari dell’immobile possono avere problemi in caso di attestazioni infedeli. Lavorazioni non conformi per quantità e qualità del materiale impiegato dall’impresa.

L’Agenzia delle Entrate, proprio per questo, potrebbe accertare la non spettanza della detrazione al contribuente e disporre il recupero delle somme chieste in detrazione attraverso il credito di imposta. 

Che cosa si può fare in questo caso?

Il contribuente  può rivalersi intentando un’azione civile contro il tecnico oppure verso l’impresa esecutrice, qualora ritenuto che la perdita dei benefici fiscali sia imputabile appunto al tecnico od all’impresa. A nulla rilevando se compiuta con dolo o per negligenza.

Il giudice civile può stabilire anche un indennizzo che però non ha alcun legame con il valore della detrazione persa o dei lavori malamente asseverati.

Per il risarcimento del danno bisogna far intervenire l’assicurazione obbligatoria stipulata sia dal tecnico che dall’impresa esecutrice (attenzione quindi alle eventuali imprese sub appaltatrici).

È sempre dal contribuente che si parte per recuperare la detrazione che, non spettante, non poteva essere ceduta.

Tuttavia, se viene accertato il concorso nella violazione, cioè in qualche modo viene dimostrato che ci sia stato un accordo tra tecnico e committente dei lavori ovvero tra lo stesso e l’impresa oppure ancora tra l’impresa ed ilo tecnico, il recupero delle somme può esser richiesto dall’Agenzia delle Entrate in modo “solidale”: in pratica, chi prima paga libera anche l’altro ovvero gli altri.

Come capire se una fattura è gonfiata

Purtroppo di solito il committente, se non è un esperto del settore edilizio, ha ben poche possibilità di controllare un preventivo, certi anche qualche ricerca su internet potrebbe dare dei risultati di massima e comunque sempre e solo di prezzi per materia prima o beni da installare, è impossibile reperire veri e propri preventivi già predisposti, che possono essere specularmente confrontati con quello da verificare.

Un controllo in prima persona risulterebbe eccessivamente difficoltoso vista la complessità tecnica dei prezziari ministeriali, la cosa migliore che resta da fare è quella di scegliere in partenza un tecnico certificatore terzo, non legato all’impresa che ha presentato il preventivo, è anche possibile riferirsi ad un general contractor (ovvero quelle aziende che offrono tutto il servizio, dai lavori agli incartamenti).

In questa seconda ipotesi se pur si paga qualcosa di più rispetto al fatto di affidarsi a una sola impresa che faccia tutto, ma si abbassano le probabilità che il tecnico sia disposto a certificare come veritieri prezzi in realtà gonfiati.

Va detto ancora che un parametro capace di far suonare il famoso campanello di allarme, ci suggerisce l’ENEA è rappresentato dai totali dei costi per i lavori il cui ammontare totale risultasse essere molto vicino al tetto massimo di detraibilità (o che addirittura lo supera), meritano certamente maggiore attenzione e forse l’intervento di un occhio esperto super partes che aiuti a vederci chiaro.

Visto di conformità: tutti i casi in cui serve

Un altro documento che aiuta certamente a evitare rischi di vedersi richiedere indietro la detrazione per una qualche irregolarità è il Visto di Conformità.

Si tratta di un documento che viene erogato da chi trasmette le dichiarazioni telematicamente: dottori commercialisti, centri CAF autorizzati, consulenti del lavoro e così via.

Il visto contiene tutte le informazioni che riguardano da vicino i soggetti coinvolti, i lavori svolti e la congruità degli stessi e dovrebbe garantire un maggior controllo sull’accesso ai bonus edilizi.

L’obbligo di apporre il visto di conformità riguarda tutti gli interventi edilizi a eccezione di quelli classificati come “attività di edilizia libera” (articolo 6 del TU dell’edilizia, del DM 2 marzo 2018 e della normativa regionale) e per gli interventi di importo fino a massimo 10.000 euro complessivi, con l’esclusione di quelli per i quali si chiede il bonus facciate i quali necessitano sempre del visto di Conformità.

Il visto di conformità è necessario quando si opta per la cessione del credito o lo sconto in fattura e quando si decide di tenere la detrazione per indicarla nella dichiarazione dei redditi presentandola tramite un intermediario abilitato (Professionista o CAF).

Infatti, se si dovesse decidere di conservare la detrazione spettante per se stessi nei tempi previsti dalle singole agevolazioni, attraverso la dichiarazione dei redditi precompilata online sul sito dell’Agenzia delle entrate, non sarà richiesta l’apposizione del visto di conformità.

I controlli di Enea 

Per quanto riguarda i requisiti tecnici, Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) si occupa di controllare che gli interventi che sono stati realizzati rispettino tutti i requisiti prescritti dalla legge per l’accesso alla specifica agevolazione fiscale.

In particolare, Enea svolge controlli a campione sulla regolarità delle asseverazioni e l’accertamento della sussistenza delle condizioni per la fruizione delle detrazioni fiscali, riesce a verificare il 5% delle istanze presentate ogni anno sul suo sito.

Nella scelta dei lavori da controllare, Enea tiene conto di quelli che soddisfano uno o più dei seguenti criteri:

  • istanze relative agli interventi che hanno diritto a una maggiore aliquota, (Superbonus);
  • istanze che presentano la spesa più elevata;
  • istanze che presentano criticità in relazione ai requisiti di accesso alla detrazione fiscale e ai massimali dei costi unitari.

Come avvengono i controlli di Enea

In caso di controllo documentale Enea comunica l’avvio del procedimento di controllo tramite raccomandata A/R o PEC al beneficiario della detrazione ovvero all’amministratore per i lavori condominiali.

Entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione, si dovrà trasmettere via PEC all’indirizzo Enea@cert.Enea.it, in formato PDF, tutta la documentazione tecnica necessaria per la fruizione della detrazione fiscale e quella attestante il pagamento delle somme.

Per i controlli da svolgersi con sopralluogo

Enea almeno 15 giorni prima, comunica tramite raccomandata A/R o PEC, il luogo, data, ora e nominativo dell’incaricato del controllo.

A fronte di motivata richiesta, il sopralluogo può essere rinviato, per 1 sola volta, fermo restando che andrà comunque effettuato entro 60 giorni dalla comunicazione di Enea.

Il sopralluogo deve avvenire in presenza del committente beneficiario, ovvero dell’amministratore di condominio o del tecnico che ha firmato la relazione di fine lavori e, durante la visita, i tecnici Enea possono richiedere ed acquisire atti, documenti, schemi tecnici e ogni altra informazione, misurazione ritenuta utile ai fini del loro ufficio, gli stessi funzionari possono eseguire tutti i rilievi anche fotografici a loro discrezione.

Al termine del controllo, viene redatto un  verbale con l’indicazione delle operazioni effettuate, della documentazione esaminata anche se non acquisita, delle informazioni acquisite e delle dichiarazioni rese dai presenti, rilasciandone una copia.

L’esito del controllo viene comunicato dall’Enea entro 90 giorni e: se vengono riscontrate irregolarità, parte subito la segnalazione del beneficiario della detrazione all’AdE e al ministero dello Sviluppo Economico per la revoca dell’agevolazione, con importo maggiorato di sanzioni ed interessi.

Tuttavia, se viene accertato il concorso di uno o più fornitori nelle violazioni, si rileva la responsabilità in solido di questi ultimi.

Se emergono profili di condotte penalmente rilevanti, il fascicolo viene inoltrato alle autorità giudiziarie competenti ovvero per il tramite dell’Ispettorato Provinciale del Lavoro alla procura della Repubblica presso il tribunale della Provincia ove eseguito il lavoro accertato.

I controlli dell’Agenzia delle Entrate

I controlli dell’AdE sono di due tipi: successivo e preventivo.

Il controllo successivo alla fruizione è quello che permette all’AdE di verificare entro il quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi, contenente il bonus utilizzato che documenti e procedure prescritti dalla legge siano corretti. Va detto che per effetto delle sospensioni dovute alle sospensioni per COVID-19 che il quinto anno diventa ottavo anno.

Nei casi di accertamento di riduzione o di non spettanza della detrazione fiscale, anche nel caso in cui fosse stata a suo tempo ceduta. Il Fisco potrà recuperare il valore della illegittima fruizione stessa, maggiorata di interessi e sanzione pari al 30% della detrazione revocata.

I controlli preventivi, avvengono solo in caso di cessione del credito o sconto in fattura. Infatti, l’Agenzia delle entrate, entro cinque giorni lavorativi dall’invio della comunicazione della cessione del credito, se rileva profili di rischio, può sospendere per un massimo di 30 giorni gli effetti della cessione del credito ed effettuare i relativi e più mirati controlli.

Quali sono i profili a rischio controllo

I profili di rischio sono individuati utilizzando criteri riferiti a:

  • coerenza e regolarità dei dati indicati nelle comunicazioni e nelle opzioni con i dati presenti nell’Anagrafe tributaria o comunque già in possesso dell’Amministrazione Finanziaria;
  • dati relativi ai crediti ceduti e ai soggetti che intervengono nella cessione, sulla base delle informazioni presenti nell’Anagrafe Tributaria o comunque in possesso dell’Amministrazione Finanziaria;
  • analoghe cessioni effettuate in precedenza dai soggetti indicati nelle comunicazioni di cessione.

Se dal controllo risultano confermati i rischi.

Viene notificato a chi ha effettuato la comunicazione della cessione che questa non si considera valida.

Se, invece, i rischi non risultano confermati, o si superano i 30 giorni di sospensione, la comunicazione di cessione del credito prosegue il suo iter naturale.

Se durante i controlli dell’AdE o di Enea viene accertato che il contribuente non aveva diritto alla detrazione, chi ha ottenuto il credito d’imposta in buona fede non perde il diritto di utilizzarlo.

Significa che se anche il proprietario dell’immobile non aveva diritto alla detrazione, l’impresa che in buona fede ha rilevato il credito di imposta può comunque usufruirne.

Quanto fin qui esposto rappresenta la sintesi procedurale e non una consulenza vera e propria, sulla congruità della spesa oppure sulla apposizione del visto di conformità.

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