Consigli per aprire un Ambulatorio Infermieristico

Consigli per aprire un Ambulatorio Infermieristico

Consigli per aprire un Ambulatorio Infermieristico.

Si parla spesso di libera professione infermieristica e della possibilità, come per i medici. Di mettersi in proprio e di aprire un centro di cura capace di accogliere i propri pazienti in un ambiente confortevole e all’avanguardia. Sono nati in Italia da qualche anno i primi Ambulatori Infermieristici.

I consigli per aprire un ambulatorio Infermieristico

Esempio di ambulatorio infermieristico

Da alcuni anni si continua a parlare della possibilità per gli Infermieri di dotarsi di P.Iva e di mettersi in proprio aprendo un’attività assistenziale: un Ambulatorio Infermieristico. In pratica una vera e propria impresa con tanto di fatture e di fatturato, di clienti e di servizi di gestione dei clienti, di una struttura fisica e di mezzi per spostarsi rapidamente sul territorio.

Ogni anno, come si legge in una recente informativa della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI (recuperando i dati forniti dal Censis nel 2015), si rivolgono agli Infermieri (spesso liberi professionisti) circa 8.7000.000 di cittadini italiani o di stranieri in Italia. Si tratta del 17,2% dei maggiorenni che vivono nel nostro Paese.

Il dato non è ottimo, anzi

Infatti, potenzialmente, la domanda di assistenza infermieristica sul territorio potrebbe riguardare:

    1. 3,1 milioni di utenti non autosufficienti;
    2. 9,1 milioni con patologie croniche;
    3. 5,6 milioni di anziani affetti da una o più patologie di lungo corso.

In totale 17,8 milioni di potenziali clienti che per oltre la metà preferiscono ancora rivolgersi al medico o ad altri professionisti della salute per pratiche assistenziali che afferiscono alle competenze degli Infermieri.

L’orientamento del Sistema Sanitario Nazionale – e di quelli Regionali – non è stato mai così chiaro come negli ultimi anni:

    1. occorre garantire la maggiore efficienza possibile;
    2. le dimissioni dagli ospedali devono essere precoci;
    3. le prestazioni Infermieristiche possono sostituire in gran parte quelle mediche.

Ciò mentre sono in essere un progressivo ed ormai evidente invecchiamento della popolazione e un aumento dei quadri poli-patologici con compromissione dell’autonomia degli stessi.

Mettersi in proprio aprendo uno Studio Infermieristico

Facile a dirsi, un po’ più complicata l’attuazione dell’idea imprenditoriale. L’Infermiere Libero Professionista non nasce per caso, ma da una scelta motivazionale profonda e dalle effettive richieste del mercato.

Requisiti Ambulatorio privato

L’ambulatorio infermieristico dovrà essere costituito da almeno un locale con una superficie di 12 mq, provvisto di lavandino; una sala di attesa; un servizio igienico a esclusivo uso dello studio, al quale si possa accedere anche dalla sala di attesa. l locali dovranno avere avere pavimenti di materiale impermeabile, facilmente lavabile e ben connesso, con pareti rivestite fino all’altezza di due metri con materiale sempre impermeabile e lavabile; sia il locale di lavoro che la sala di attesa devono essere illuminati e aerati direttamente dall’esterno; le pareti e i pavimenti del servizio igienico (composto da antibagno, WC, lavamano) devono essere lavabili. Se esiste un solo servizio igienico, questo dovrà essere utilizzabile anche dai portatori di handicap. La rubinetteria deve essere apribile con i gomiti.

Autorizzazione dell’ambulatorio infermieristico

L’infermiere interessato all’apertura dell’ambulatorio, dopo la ricerca del locale idoneo, dovrà presentare al Comune di riferimento la domanda di autorizzazione (come previsto dall’art. 193 RD 27 luglio 1934 n. 1265) seguendo il modello di domanda fornito dalla Federazione IPASVI.

Gestione dell’ambulatorio infermieristico

Ai fini del funzionamento dell’ambulatorio privato, sono necessari: il registro dei clienti; un raccoglitore per conservazione delle prescrizioni del medico ove queste costituiscano il presupposto per l’attivazione dell’intervento infermieristico; i bollettari a madre e figlia per il rilascio delle ricevute fiscali relative a compensi ricevuti dalla clientela; schedari per la conservazione delle cartelle infermieristiche o dell’altra modulistica adottata per la registrazione delle prestazioni.

Le singole Regioni stabiliscono, autonomamente, quali requisiti strutturali ed organizzativi sono poi necessari per il tipo di ambulatorio che si intende aprire. Il rilascio dell’autorizzazione prevista dall’art. 193 RD 27 luglio 1934 per l’apertura dell’ambulatorio presuppone una congrua attività istruttoria sull’idoneità igienico-sanitaria che coinvolge non solo gli ambienti in senso stretto, ma, più in generale, l’affidabilità della struttura nel suo complesso, tenendo conto anche delle attrezzature, delle apparecchiature e della loro organizzazione e conduzione da parte del soggetto richiedente, nonché di ogni altra circostanza che possa comunque influire sulla qualità del servizio.

Ricapitolando, ecco la lista dei 10 punti per aprire l’attività:

la volontà di fare impresa, di mettersi in gioco e di mettersi continuamente in discussione;

    1. una innata capacità manageriale

      , di lavorare in team e di operare a contatto con pazienti potenzialmente sempre diversi e con patologie e richieste assistenziali differenti;
    2. competenze

       acquisite sul campo o provenienti da tirocini e corsi di formazione altamente specializzanti (lavorare in un ambulatorio o al letto del paziente in ambito privato richiede delle conoscenze che purtroppo l’Università non fornisce integralmente durante la Laurea triennale);
    3. un capitale proprio

       (dai 5.000 ai 25.000 euro in base a ciò che si vuole realizzare); occorre prevedere di:
        • affittare una struttura idonea (se non si è proprietari di beni immobiliari atti allo scopo);
        • acquistare le attrezzature necessarie (per esempio scrivania, sedie, scaffali, vetrinette, lettino, fonendo, sfigmomanometro, glucometro, saturimetro, termometro digitale, macchina per aspirazione tracheale, centimetro da balia, asta porta flebo, borsa attrezzata per l’assistenza domiciliare ed altro);
        • comprare i presidi medicali e tecnici occorrenti per la gestione delle lesioni cutanee (forbici, materiale per debridement, cura e gestione delle ferite, fasciature, fasce elastiche, medicazioni avanzate, garze sterili e non sterili, disinfettanti, soluzione fisiologica, sondini naso-gastrici, sondini per aspirazione tracheale e per raccolta escreato, cateteri vescicali e sacche di raccolta urine, creme medicali utilizzabili per automedicazione ed altro);
        • dotarsi di materiale per analisi di sangue, urine, escrementi e carica batterica (aghi, sistema sottovuoto per i prelievi, provette, contenitori sterili e non sterili per le urine, contenitori per la raccolta dell’escreato e delle feci, vari tipi di tamponi e via discorrendo);
        • locare o acquistare mezzi di locomozione a seconda delle esigenze assistenziali dei richiedenti le cure (auto, bici, moto ed altro);
        • acquistare un computer e dei software per la gestione della clientela e del magazzino;
    4. una rete di conoscenze e di amicizie

       (senza una rete di contatti è molto difficile iniziare; potrebbe essere utile la complicità di colleghi che lavorano in strutture sanitarie; il passaparola e i consigli degli amici possono rivelarsi molto utili nella fase di lancio della vostra attività imprenditoriale; cercate di stipulare accordi con strutture che si occupano di analisi di laboratorio, assistenza domicilia, gestione dei presidi ed altro);
    5. un sistema informativo all’avanguardia

       e in linea con le regole del mercato di nuova generazione; dovete essere social e raggiungere i vostri potenziali clienti direttamente sul loro cellulare o sullo smartphone/tablet dei loro congiunti e care-giver (dotatevi di un buon sito internet e aggiornatelo costantemente per esempio con la le vostre esperienze assistenziali positive o magari pubblicando novità che riguardano il vostro lavoro; create una pagina professionale su Facebook, un profilo su Twitter, un account su Google+ e registratevi a Google My Bussiness; dotatevi di un numero Whatsapp per raggiungere o farvi raggiungere gratuitamente e con estrema immediatezza);
    6. una buona assicurazione

       che riesca a coprire un massimale di almeno 5/10 milioni di euro e sia la parte civile, sia la parte penale (obbligatoria per i liberi professionisti, a tutela degli utenti che giustamente pretendono, se si sbaglia, di essere risarciti); soprattutto all’inizio della vostra attività, con poca esperienza, potreste anche involontariamente creare dei danni, per questo mettetevi al sicuro;
    7. un sostituto

       del vostro stesso livello professionale/esperienziale nel caso di assenze non programmate per malattia o infortuni (garantire la qualità e la continuità dell’assistenza significa fidelizzare la clientela e offrire una tangibile qualità del servizio);
    8. una segretaria

       o un sistema di segreteria informatizzata (ci sono tante aziende che rispondono alle chiamate, prendono i contatti e gestiscono la clientela per voi; i costi non sono esagerati ed è possibile aderirvi con un semplice abbonamento “on line”); non pensate di poter fare tutto da soli, i soldi spesi per un aiuto saranno presto ben ripagati;
    9. momenti da dedicare a voi stessi e ai vostri cari

       (staccare dal lavoro e prendersi qualche ora di tempo per fare sport, uscire con il partner, andare a cena con amici, vedere un film al cinema, seguire un concerto, andare a ballare in discoteca via aiuta a staccare dal lavoro e a recuperare la lucidità e il riposo necessario per la vostra sicurezza e soprattutto per la sicurezza dei vostri assistiti).

Per maggiori approfondimenti, potete consultare il Vademecum della Libera Professione Infermieristica, realizzato dalla Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi in collaborazione con la cassa previdenziale Enpapi.

L’ultima evoluzione degli NFT: Strumento Contrattuale

L’ultima evoluzione degli NFT

L’ultima evoluzione degli NFT contempla la possibilità di utilizzare questi certificati “di proprietà” nati per le opere digitali, come un potente strumento contrattuale anche per i professionisti e le imprese.

Abbiamo già avuto modo su tax blog di interessarci del Metaverso delle CryptoValute, e dell’uso indiscriminato di cui ne fanno i VIP nel mondo; Non possiamo non soffermarci sulle attività dello Studio libero Professionale e nelle aziende.

Ecco alcune evidenze, le piattaforme di utilizzo e le possibili prospettive di sviluppo, degli smart contract per i Professionisti, le imprese e perchè no, anche la Pubblica Amministrazione.

In questo momento di espansione, che potrebbe stabilizzare la crescita d’impiego o condannare all’oblio questo nuovo orizzonte tecnologico, gli NFT si stanno espandendo oltre il settore della crypto-art che li aveva fatti esplodere, cercando sempre nuove identità digitali e sperimentare nuove funzionalità.

Tutto ciò che è collezionabile può essere attratto e rappresentato da un NFT;

Tra i “collectibles” più bizzarri recentemente ceduti come NFT si registra, ad esempio, chi ha venduto il codice sorgente di internet, chi invece come l’Università della California ha venduto come NFT una sorta di copia autografata di parte del lavoro del premio Nobel James Allison; chi invece progetta di vendere il proprio genoma, i professionisti trasformeranno in NFT il prodotto del loro lavoro.

Le evoluzioni del fenomeno NFT si basano sempre sul principio per cui, i token non fungibili, sono utilizzabili per “digitalizzare” beni collezionabili o conservabili.

Volendo immaginare di aprire nuovi impieghi per l’NFT, a volte di fatto è possibile creare dal nulla un bene ed attribuirgli un valore, altrimenti non spendibile sul web o perché non vendibile o perché già troppo diffuso. La rivoluzione è l’unicità data dal concetto di Non Fungible Token “NFT”.

Nel mercato degli NFT inizia però a muoversi qualcos’altro, qualcosa di forse più interessante e più duraturo della semplice possibilità di “autografare” pezzi di codice, fotografie oppure quadri e sculture.

Se studiamo quindi le caratteristiche essenziali degli NFT, ci rendiamo conto che questi possono essere un potente strumento contrattuale, e che sono quindi reinventabili come strumento giuridico in un senso più ampio, che possa spaziare dalla fiscalità alla medicina, oppure dalla libera contrattazione civile al prova e data certa nel processo per altro già ampiamente telematico.

Bisogna sempre ricordare che per capire di cosa si tratta è utile tornare alla definizione di “NFT“.

Infatti chi acquista un non fungible token acquista di fatto una piccola serie di bit, che digitalizzano uno speciale contratto, lo “Smart Contract” il quale è costituito da un preciso standard tecnologico ad esempio su OpenSea uno dei Market Place dove si scambiano gli NFT attraverso gli standard utilizzati ERC-721 o ERC-1155 i sistemi (ce ne sono moti altri) sono universalmente riconosciuti a valenza notarile.

L’ultima evoluzione degli NFT prevede che gli Smart Contract di norma contengano:

(1) collegamento al Wallet portafoglio digitale che si occupa dell’aspetto finanziario di ogni NFT scambi o prenotazioni di cryptovaluta.

(2) la serie di bit oggetto del contratto, la quale sarà successivamente spezzettata e distribuita nella rete rimanendo collegati in testa e coda per mezzo dei puntatori, Il sistema forma la ormai famosa BlockChain;

(3) l’indirizzo, l’account, il soggetto informatico, da cui proviene la serie di bit;

(4) una serie di regole e condizioni che disciplinano alcuni aspetti tecnici e soprattutto quelli legali da uniformare al paese ove viene effettuata l’invio;;

(5) l’indirizzo del destinatario della serie di bit, di norma il gestore del Market Place e successivamente gli acquirenti i cedenti e comunque l’ultimo beneficiario;

(6) attribuzione di una frase chiave di almeno 12 parole.

Per quel che interessa il mondo delle professioni, la serie di bit oggetto del contratto rimanda con una funzione di hash, ovvero un riferimento univoco ad un file oppure ad un contenuto preciso nella rete.

Quel che dà valore al contenuto e lo distingue dalle sue infinite repliche sulla rete è l’audience dell’account “sempre accreditato”, da cui proviene il contenuto stesso e che ne costituisce, di fatto, la proprietà, paternità oppure la firma. Proprio quello che cercano i Professionisti la Rappresentanza e la Responsabilità Legale.

L’anonimato che caratterizza le operazioni su BlockChain viene quindi meno quando si parla di NFT

Anzi è essenziale denunciare il collegamento fra l’autore dell’opera e l’account da cui questa proviene, perché sarà proprio la provenienza dell’opera professionale da un dato account legittimo a conferirle valore, la tecnologia BlockChain consentirà di poter risalire la catena delle cessioni a ritroso fino al creatore con sicurezza e senza possibilità di errori, plagi o truffe.

L’opera anche Professionale in sé, potrebbe non essere inclusa nel token, il contratto quindi include solamente un rimando univoco all’opera professionale, che sarà poi conservata altrove sulla rete spesso con sistemi sicuri come gli indirizzi IPFS InterPlanetary File System.

Un contratto garantito da un terzo imparziale

L’NFT però evidentemente si presta anche a nascondere il contenuto dell’opera trasferita e questo può essere un ottimo espediente per trasferire ad esempio la paternità di un diritto intellettuale che non può ancora essere reso pubblico.

L’effetto è quello di un contratto “garantito” da una figura terza e imparziale senza la necessità di dover divulgare il contenuto dell’opera al terzo né di pagare il realizzatore per la sua attività come detto in bozza od incompleta.

Il terzo imparziale è sostituito dalla blockchain, che con il proprio registro distribuito garantisce con certezza data e contenuto di una determinata operazione.

L’ultima evoluzione degli NFT, può contiene un riferimento univoco al file della bozza di un’opera professionale.

Ad entrambe le parti del contratto, senza che nessuno possa conoscere il contenuto dell’originale, Si possono associare lo smart contract al file originale in modo univoco, dimostrando che il contratto era riferito a quell’opera e sottoscritto in una certa data.

Le potenzialità degli NFT come strumenti contrattuali

È pur vero che una semplice operazione di trasferimento di fondi su BlockChain consente di ottenere lo stesso effetto della data certa (inserendo come “causale” l’hash del file), ed è pur vero che l’ultima evoluzione degli NFT li vede collegabili in altri smart-contract consentendo così di trasferire la disponibilità di opere o documenti da mantenere “nascosti”.

I contratti che solitamente regolano gli NFT hanno dei vantaggi rispetto alle alternative descritte sopra per le transazioni in crypto valuta, in quanto sono molto più evoluti rispetto a una “semplice” transazione su BlockChain e, al contempo, sono in formato standard, molto diffusi e quindi più semplici da utilizzare anche per l’utente meno esperto.

Quanto alle potenzialità degli strumenti che gestiscono gli NFT, più evolute rispetto alle semplici transazioni su BlockChain o al progetto OpenTimeStamps che nasce con l’obiettivo di attribuire la sola data certa dei file, basti pensare ad esempio alla possibilità di trasferire il contratto con NFT annesso, fra professionista e cliente, nel caso in cui il Professionista voglia cedere il contratto a terzi interessati alla sua attività, ovvero gestire la diffusione di quello che si preannuncia un grande lavoro unitamente ad un altro professionista per esigenze di economia di scala. Quante volte ad esempio per eseguire un’attività il commercialista è costretto ad usufruire di altri professionisti quali medici, ingegneri, architetti, avvocati, ecc. ecc.

Gli standard contrattuali che regolano gli NFT su Ethereum sono perfettamente in grado di regolare una cessione totale o parziale dell’NFT, consentendo così alle parti del contratto originario una gestione digitale molto più flessibile nel loro rapporto negoziale.

Un altro esempio che consente di intuire le potenzialità dei sistemi contrattuali legati agli NFT è quello di un patto di riservatezza (NDA), in cui i dati da non divulgare potrebbero essere inclusi in un rimando contenuto in un NFT fra il titolare dei dati e il soggetto tenuto a non divulgarli.

Anche qui, un NFT permette alle parti di avere ben chiaro contenuto e limiti dell’obbligazione di non divulgazione, consentendo alle parti di documentare con precisione quando la pattuizione è stata negoziata e a quali dati va limitata o rivolta.

FL’ultima evoluzione degli NFT ha quindi il vantaggio di poter trasferire/estendere l’obbligazione a diversi soggetti.

Altri casi d’uso interessanti sono quelli, ad esempio, dei brevetti e dei contratti di sviluppo, che possono veder “registrati” su NFT i vari stati di avanzamento, con data certa per la detenzione od il relativo trasferimento di obbligazioni.

È chiaro che i casi d’uso della tecnologia alla base degli NFT nel settore del diritto siano molto più estesi rispetto a quelli astrattamente ipotizzabili oggi.

Gli smart-contract, sono diventati famosi con la vendita di collectibles, ma sono certamente destinati a sopravvivere all’hype e continuare a popolare il nostro quotidiano come strumenti dedicati a professionisti e imprenditori, Soamo anche certi che la Pubblica Amministrazione non sta li a guardare per il momento sta sperimentando le sue BlockChain nei rapporti con l’esterno, ma non è escluso che a breve le prestazioni sanitarie dell’INPS potrebbero essere rappresentate dall’ultima evoluzione degli NFT.

La possibilità di “combinare” smart-contract

L’utilizzo degli smart-contract dedicati agli NFT, quindi a prodotti, servizi opere dell’arte o dell’ingegno che sono e devono rimanere “unici” ben si presta anche a forme evolute di contrattualizzazione su BlockChain ricorderemo che partono da un contratto NFT (es. ERC721) per la cessione di un bene “unico” e che deve rimanere tale.

A questo NFT iniziale si possono aggiungere altri contratti secondo diversi standard ad esempio ERC20, il token “base” di Ethereum per gli smart contract.

Questi ulteriori, o contratti dipendenti sono invece focalizzati sulla transizione economica e quindi possono essere utilizzati ad esempio per gestire sub-licenze di un’opera intellettuale inizialmente ceduta via NFT.

La “tokenizzazione” attraverso l’ultima evoluzione degli NFT non è quindi, che la punta dell’iceberg per l’utilizzo professionale ed aziendale di questi contratti su BlockChain, indubbiamente il fenomeno della crypto-art ha contribuito a far conoscere e familiarizzare il grande pubblico.

Le piattaforme per l’utilizzo degli NFT

Ovviamente questi discorsi complessi dovranno essere tradotti in strumenti molto semplici ed immediati da utilizzare perché possano diffondersi al grande pubblico, ed in realtà ci sono già degli applicativi che si stanno occupando di queste soluzioni rivolte al mondo business.

Un interessante esempio italiano è Pablock, sviluppato da un’azienda spin-off del Politecnico di Milano, che offre su una comoda e intuitiva app un servizio API con le caratteristiche della certificazione notarile, creare NFT o token ERC20, il sistema presenta anche un meccanismo di “verifica” dell’utente per comprovare l’identità del soggetto che opera sulla BlockChain.

Il sistema operando su Ethereum ha il vantaggio di essere del tutto decentralizzato e quindi potenzialmente interoperabile con altri NFT.

Interessante è anche la proposta di Stampd che propone la creazione di NFT per finalità di certificazione notarile sulla blockchain di Cardano un’altra BlockChain basata su proof-of-stake, i file sono poi automaticamente caricati su InterPlanetary File System (IPFS).

Su iOS Apple, invece, è disponibile l’app S!NG, che promette la certificazione notarile come NFT per “ogni idea”. grazie al suo Smart Contract molto versatile.

Altra soluzione italiana è Dedit, che si fonda sulla BlockChain di Algorand, una BlockChain basata su un meccanismo di consenso proof-of-stake è stata lanciata nel 2019, la quale pur non consentendo di creare NFT, permette soluzioni di certificazione notarile in parte assimilabili, infatti combina la certificazione notarile su BlockChain e servizi di firma digitale.

Prospettive di sviluppo dell’ultima evoluzione degli NFT

Dopo aver scosso dalle fondamenta il mondo dell’arte, gli NFT sono stati oggetto di accesi entusiasmi e di argomentati ridimensionamenti. proprio quando si accede ai sistemi di conservazione e sicurezza, Di norma gli archivi dello studio del professionista sono sicuri e reperibili in qualsiasi momento, potrebbe non essere così per via della perdita delle password o la frase chiave per accedere all’NFT.

Comunque vada, va riconosciuto all’NFT l’effetto positivo di aver avvicinato gli utenti all’idea che valori economici estremamente significativi possano essere affidati ad un contratto su BlockChain, avvicinando anche gli utenti meno avvezzi all’idea di una gestione digitale di contratti e trasferimenti di beni immateriali

Cambiamo il modo in cui ci si approccia alla professione digitale ciò consente di ridare valore a contenuti creativi professionali spesso non spendibili per l’eccessiva riproducibilità consentita dal loro supporto informatico e dalla concorrenza.

Segnaliamo l’articolo apparso su Commercialista Telematico per approfondire le piattaforme di Market Place e le loro BlcokChain.

Questo avvicinamento potrebbe lasciare un’impronta duratura se fosse in grado di avvicinare definitivamente questi strumenti al mondo dei professionisti e delle imprese, rendendoli un asset significativo per la gestione di contratti spesso delicati e difficili da negoziare anche perché necessitano di segretezza da un lato e di certezza dall’altro.

È utile anche l’interpretazione che ne da Mark Zuckerberg del suo Metaverso visto che Meta ex Facebook si sta dirigendo proprio in questa direzione.

Compro un motoscafo; Rischio l’accertamento fiscale?

Compro un motoscafo; Rischio l'accertamento fiscale?

Compro un motoscafo; Rischio l’accertamento fiscale? Il possesso di una barca non fa scattare il redditometro: purché inferiore a 10 metri.

L’Agenzia delle Entrate non può basare un accertamento fiscale con Redditometro se esso si basa solo sul possesso di una barchetta di ridotte dimensioni fino a 10 metri “un natante”.

È quanto chiarito dalla Cassazione con la sentenza n. 23794/16 del 23.11.2016.

Infatti, si legge nella pronuncia in commento, il solo possesso di un natante non è indice di una maggiore capacità contributiva. Ed ha escluso in modo convincente I ‘efficacia probatoria dei suddetti elementi quali indici rivelatori di una maggiore capacità contributiva. 

Cosa significa piccolo natante?

Il termine «natante» è stato correttamente considerato alla stregua dell’art. 3 lett. d) del d.lgs. 171/2005, che definisce le unità da diporto «scafi di lunghezza compresa fra 2,5 e 24 metri, distinte in natanti se inferiori a mt. 10; imbarcazioni se superiori a mt. 10»

All’interno della categoria si parla di:

  • natante da diporto con riferimento a ogni unità a remi ovvero con qualsiasi propulsore, con scafo di lunghezza pari o inferiore a dieci metri.
  • imbarcazioni con riferimento a ogni unità con qualsiasi propulsore se superiori a mt 10. Per tutte le unità da diporto (imbarcazioni e navi) di lunghezza superiori a 10 metri si deve versare una tassa annuale, specificando che il tipo di unità ogni costruzione di qualunque tipo e con qualunque mezzo di propulsione destinata alla navigazione da diporto.

Quanto incide una barca sul redditometro e sull’accertamento del reddito del contribuente?

Il redditometro serve per riassumere la capacità di spesa del contribuente e valutarne la compatibilità con il reddito dichiarato al fisco, se la capacità di spesa dichiarata appare più bassa di oltre il 20% rispetto al precedente valore dichiarato per l’acquisto di un bene mobile od immobile oppure per la sua gestione comporta ad esempio bolli, tasse, assicurazione, manutenzione, ecc. il contribuente viene chiamato a “chiarimenti” in ufficio, per spiegare come si è procurato i soldi.

La circostanza se rimane ingiustificata fa convalidare l’accertamento fiscale.

Di norma finiscono nel redditometro gli acquisti di beni di lusso come automobili, case, appartamenti, terreni e imbarcazioni.

Nella sentenza in commento, però, la Cassazione chiarisce che il possesso di una barca di limitate dimensioni non rientrante tra le imbarcazioni da diporto che giustificano l’applicazione indiscriminata del redditometro.

Il natante da diporto, ossia l’imbarcazione inferiore a 10 metri non incide sul reddito di una persona, nel senso che non è indice di una maggiore capacità contributiva.

Pertanto, va annullato l’accertamento fiscale, effettuato tramite redditometro, nei confronti del contribuente che abbia acquistato una piccola imbarcazione (fino a 10 metri).

Cos’è l’ESG Rating e perchè migliorarlo

Cos'è l'ESG Rating e perchè migliorarlo

Cos’è l’ESG Rating e perchè migliorarlo

Il rating ESG anche noto come rating di sostenibilità, è un giudizio sintetico che certifica la solidità aziendale, sulle performance ambientali, sociali e di governance, di una impresa emittente un titolo o un fondo.

Il rating ESG nonostante stia interessando anche le imprese non quotate, non sostituisce il Rating tradizionale ma è complementare e il suo scopo.

Cioè quello di aumentare le informazioni disponibili sull’impresa d’interesse, e quindi migliorare le valutazioni e casomai orientare le scelte degli investitori.

Esistono vari sistemi di rating ESG istituiti da diverse agenzie, alcuni dei quali sono basati sulla performance mentre alcuni sul rischio.

Il primo fa riferimento al contributo concreto verso le cause dei cambiamenti climatici;

il secondo guarda al welfare del capitale umano;

il terzo agli elementi della governance aziendale.

I 3 fattori che caratterizzano l’ESG sono: l’Environmental, il Social e la Governance.

L’elaborazione del rating ESG è specifica attività delle agenzie specializzate in materia nella raccolta e nell’analisi di dati relativi alla sostenibilità dell’attività delle imprese. Le informazioni ambientali, sociali e di governance delle società quotate sono valutate dal mercato globale dei capitali con sistemi di rating specifici.

Un rating ESG elevato, riflette il riconoscimento da parte del mercato degli sforzi e delle prestazioni di responsabilità sociale dell’azienda.

Ciò aiuta a migliorare l’immagine del marchio.

Molte istituzioni finanziarie europee ed americane hanno preso in considerazione il rating ESG.

l’Italia stenta ma per operare all’estero già da qualche mese necessita un discreto rating ESG, nel processo di screening degli investimenti anche verso la scelta dei propri fornitori.

Appare estremamente curioso che gli americani siano sensibili al rating ESG per i fornitori, ma non anche per i clienti.

Un buon rating ESG può aiutare le aziende ad attrarre investimenti e ridurre i costi di finanziamento.

Cos’è l’ESG Rating e perchè migliorarlo

Quali sono allora i parametri utilizzati per elaborare il rating ESG.

Per quanto riguarda il primo punto (ambiente) sono la riduzione delle emissioni di CO2, l’efficienza energetica o l’efficienza nell’utilizzo delle risorse naturali.

In riferimento al secondo, quello sociale e del welfare sono la qualità dell’ambiente di lavoro, le relazioni sindacali, il controllo della catena di fornitura e il rispetto dei diritti umani.

Rispetto al terzo la governance, sono tenuti in considerazione:

la presenza di consiglieri indipendenti;

le politiche di diversità nella composizione dei consigli di amministrazione;

la remunerazione del top management collegata a obiettivi raggiunti e di sostenibilità.

Rispetto a questo scenario, si considera sostenibile una impresa che:

comunica all’esterno gli impatti di sostenibilità scaturenti dalle decisioni per ogni fattore ES;

misura le decisioni di business, analizza tutti gli impatti che determinano;

crea valore condiviso con gli stakeholder in modo stabile nel tempo.

Sistemi di misurazione del rating ESG

Esistono vari sistemi di rating ESG istituiti da diverse agenzie, alcuni dei quali sono basati sulla performance mentre alcuni sul rischio.

Le agenzie di rating ESG valutano le società in base alle loro politiche, sistemi e misure ESG.

Raccolgono dati da più fonti tra cui pubblicazioni aziendali, banche dati governative, media, ONG o altri stakeholder.

Anche il questionario può essere utilizzato dalle agenzie per raccogliere ulteriori informazioni sulla impresa osservata.

Durante il processo di rating, le agenzie utilizzano un meccanismo specifico per adeguare il punteggio dell’azienda in base al settore di appartenenza.

Allo stesso tempo, anche la performance relativa dell’azienda rispetto ai suoi pari, verrà utilizzata come parametro di riferimento per ottenere una valutazione universale comparabile tra i settori.

Quando l’impresa decide di aderire al sistema di rating ESG, deve stabilire una solida struttura di governance ESG.

Garantire che ci siano politiche e sistemi di gestione ESG sufficienti ed efficaci, controlli interni.

Misure di implementazione al fine di ottenere una buona performance ESG e formare un ciclo per migliorare e ottimizzare continuamente le prestazioni ambientali e sostenibili.

D’altra parte, prima di inviare i dati ESG alle agenzie di rating, le società dovrebbero anche rivedere i dati per assicurarsi che rispondano in modo chiaro, accurato ed efficace ai criteri di rating.

Esistono anche diversi sistemi di punteggio ESG stabiliti da diverse agenzie. da cui alcuni sistemi dipendono dalle prestazioni mentre altri sistemi basato sul rischio.

Il piano di azione europeo sulla finanza sostenibile

Dopo la sottoscrizione dell’Accordo di Parigi sul clima e dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

L’Unione Europea ha messo al centro delle sue priorità il tema della sostenibilità, con l’obiettivo di realizzare la transizione verso modelli di crescita attenti alle tematiche ambientali.

In questo quadro, la finanza rappresenta un canale fondamentale per indirizzare il sistema produttivo verso un modello sostenibile. A marzo 2018, la Commissione ha quindi lanciato il Piano d’Azione sulla finanza sostenibile, con l’obiettivo di incrementare gli investimenti in progetti sostenibili e di promuovere l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nella gestione dei rischi e nell’orizzonte temporale degli operatori finanziari.

All’interno dell’Action Plan sono previste dieci azioni per far intraprendere all’economia europea la strada verso la sostenibilità. Da ciò quindi la necessaria attenzione anche da parte delle piccole e medie realtà d’impresa.

  1. Introduzione di una tassonomia UE per la finanza sostenibile. Si intende un sistema condiviso di classificazione e definizione dei prodotti e servizi considerati sostenibili.
  2. Creazione di standard e certificazioni di qualità UE per i green bonds (obbligazioni verdi).
  3. Aumento degli investimenti in infrastrutture sostenibili.
  4. Modifica delle direttive MIFID II e IDD, nonché delle linee guida ESMA (sulla valutazione e adeguatezza dei prodotti finanziari) nel segno della sostenibilità.
  5. Miglioramento della trasparenza nella costruzione di benchmark (prodotti leader di riferimento per ogni categoria) di sostenibilità.
  6. Incentivo all’adozione dei criteri ESG da parte delle società di raccolta di capitale e di ricerca di mercato.
  7. Proposta di legge che includa i criteri di sostenibilità nella definizione di “dovere fiduciario”, al fine di vincolare gli investitori ad agire nel massimo interesse dei beneficiari.
  8. Possibilità di introdurre delle riduzioni dei requisiti patrimoniali minimi sugli investimenti sostenibili.
  9. Migliorare qualità e trasparenza della rendicontazione extra-finanziaria delle imprese, tenendo conto delle raccomandazioni della Task Force on climate-related Financial Disclosure del Financial Stability Board.
  10. Integrare i criteri ESG e l’approccio di lungo periodo nelle decisioni dei CdA aziendali.

Alcune delle azioni dell’action plan sono già state avviate dall’Unione Europea, da ciò l’articolo che ha cercato di porre l’attenzione su “Cos’è l’ESG Rating e perchè migliorarlo”.

Fake news, come riconoscerle ?

Fake news, come riconoscerle ?

Fake news, come riconoscerle ?

Le reti di conoscenze, la tv, la radio, ed i social sono il terreno fertile e l’humus che alimenta le fake news.

Le fake news hanno più terreno fertile in maniera diretta e proporzionale quanto più i contenuti sono letti senza alcuno spirito critico da parte del lettore.

Abbiamo fatto in modo ed accettato di buon grado che chiuse tutte o quasi, le edicole perchè non si vende più il giornale, l’informazione personale sia acquisita direttamente dalla rete nella maggior parte dei casi direttamente sul telefono cellulare.

È quindi fondamentale che gli utenti della rete imparino a distinguere tra le opinioni ed i fatti accertati, per informarsi correttamente bisogna saper identificare fonti credibili.

Non che la carta stampata sia credibile al 100% ma almeno sulla carta stampata esisteva a deontologia dei professionisti che la scrivono. Infatti depurata dalle inflessioni politiche o di marketing, difficilmente dai giornali o dall’etere si ascoltavano notizie false. Le famigerate Fake News sono annoverate tra gli effetti collaterali della digitalizzazione.

La digitalizzazione ha intensificato la tendenza di influenzare in maniera strumentale i lettori.

In internet i maggiori fornitori di informazione ed i social media hanno predisposto dei piani di informazione per evitare che, le fake news si diffondano in modo frequente e rapido.

Sulle piattaforme online siamo tutti editori, forniamo informazioni unilaterali e possiamo non ammettere altri punti di vista.

Ma come essere in grado di verificare la credibilità delle affermazioni, od il grado di affidabilità del diffusore della informazione.

Cosa sono le fake news?

A prima vista, le fake news somigliano alle notizie o ai report tradizionali.

Siccome però l’obiettivo dell’autore non è quello di adempiere al dovere di informare, bensì quello di manipolare l’opinione e/o scatenare emozioni.

Ad esempio bisogna evitare i gruppi con opinioni estreme, o una particolare visione del mondo ove sistematicamente sono fomentati gli animi e si diffondono opinioni unilaterali, e fatti manipolati.

Riguardo la guerra in Ucraina, in particolare, circola una grande quantità di fake news. Anche la politica e la scienza sono spesso bersaglio e fucina di fake news.

Come individuare le fake news

Individuare fake news spesso è anche facile. Ecco alcuni spunti di riflessione per stimolare la critica, oppure suggerire alcune delle modalità di verifica prima di assumere qualsiasi notizia quale veritiera, per riconoscere le fonti affidabili ed eventualmente poterla riportare.

  • Controllo: Da dove proviene l’informazione, chi e quale attinenza ha con la pubblicazione della notizia oppure con il contenuto pubblicato. La notizia pubblicata potrebbe giovare qualcuno che vuol diffondere un messaggio mirato. In quale contesto abbiamo ricevuto l’informazione giornale, reti sociali, YouTube, servizi di messaggeria gruppi WhatsApp ecc. l’informazione od il suo contenuto si prestano ad una qualsiasi strumentalizzazione ad esempio politica o professionale.
  • Verifica: È attuale. L’argomento è riportato anche su altri canali noti e seri. Come e con quali toni è riportato lì. 
  • Target: A chi è rivolta la notizia. Se il messaggio è pubblicato sul web, quanta altra informazione è visibile su questa pagina. Il titolo, il layout sembrano strani, ci sono molti errori di ortografia o il testo è enfatizzato o grossolano con più punti esclamativi.
  • L’URL: Che aspetto ha l’indirizzo telematico l’URL oppure gli indirizzi dei link per intenderci. Le fake news appaiono spesso su pagine che sembra appartengano ad editori seri ed accreditati. Anche l’indirizzo web può confondere perché molto simile a quello del sito originale, ad esempio è importante che il nome che riconosciamo (ad esempio il famoso e serio editore “notizie” sia immediatamente prima della desinenza o TLD del nome a dominio. www.notizie.it invece di notizie.blog.it

Esistono anche strumenti tecnici che ci possono aiutare a smascherare i fake editors e le loro news, ad esempio il motore di ricerca di fake news «Hoaxsearch.com», il portale di informazione «Mimikama.at» o la pagina web «Zuerst denken, dann klicken» su Facebook o Instagram. 

Attenzione a TikTok

Distinguere tra circostanze reali e notizie false è particolarmente difficile perché le informazioni si diffondono molto più velocemente sui social media che sui media classici dove prima della pubblicazione vengono adeguatamente controllate. Un recente fenomeno riguarda le notizie sulla guerra riportate sul portale video TikTok.

La piattaforma ha un numero di utenti giovani superiore alla media. In molti casi la fonte originale di un video non è visibile e, oltre ai video autentici provenienti dall’Ucraina, circolano anche video in cui sono state montate registrazioni di suoni e immagini di altri conflitti o addirittura di videogiochi.

moltiplicatori di fake news

Le fake news si diffondono principalmente attraverso le reti sociali, come Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, o servizi di messaggeria come Telegram o WhatsApp. Ricevono molta attenzione soprattutto quando evocano forti emozioni. Le notizie false che seminano dubbi, ridicolizzano una tesi o escludono le minoranze ricevono facilmente più «like» o vengono condivise e commentate più rapidamente e, così, si diffondono in pochissimo tempo.

Per gli utenti

  • Avvertiamo i più piccoli, che non tutto ciò che legge, vede o sente su internet corrisponde alla verità. Mostriamo loro perché è importante usare diversi canali e permettere alla propria discrezione di decidere attraverso la diversità di opinioni riscontrabili.
  • Saremo il modello di cui figli, colleghi e dipendenti hanno bisogno: saremo i primi a essere attenti ed a mettere in discussione i contenuti online. Esprimete i vostri pensieri ad alta voce e parlatene tra di voi.
  • Parliamo e smascheriamo le fake news, delle intenzioni che si celano dietro e di come si diffondono. Chiediamo ai più piccoli cosa ne pensano. Cerchiamo insieme esempi attuali di fake news.
  • Confrontiamo la notifica e la notizia la loro proporzionale attinenza, di norma svela fatti ed intenzioni reali.
  • Utilizzate i metodi di verifica più complessi, come il controllo dell’URL o la ricerca inversa della fonte per le immagini.
  • Trovate altri consigli utili su Giovani e media & AGICOM

In concreto non esiste un sistema dirimente la questione, ma l’attenzione ed il buon senso supportato dal proprio bagaglio culturale, sicuramente funzionano di più del migliore degli algoritmi messi in campo dai big della informazione. I quali giocoforza sono anche i maggiori diffusori di fake news.

Questa in Italia è l’informazione, figuriamoci quando si parla di politica, che si basa su questo tipo di informazione supportata dalla statistica più becera, sulla quale ci soffermeremo in un prossimo articolo.

oligarchi pronti a sganciarsi: sono le donne a rompere gli indugi

oligarchi pronti a sganciarsi: sono le donne a rompere gli indugi

oligarchi pronti a sganciarsi: sono le donne a rompere gli indugi.

Tra gli oligarchi russi monta il malcontento contro Putin e la guerra voluta dallo “zar 4.0”, sta toccando seriamente i loro interessi economici, ma soprattutto sono i patrimoni ad essere aggrediti ed erosi.

Deripaska e Fridman lo sfidano, e strizzano l’occhio alle proteste di piazza, mentre Roman Abramovich media con Kiev per arrivare al cessate il fuoco.

È Mordashov il primo oligarca colpito dall’Italia Sequestrato ad Imperia il maxi yacht «Lady M» Già congelati beni di lusso per 140 milioni.

L’Europa con le mani legate

Perchè non può intervenire con i militari, punta sulle sanzioni economiche per cercare di fermare Vladimir Putin e la guerra in Ucraina.

Gli oligarchi, inseriti nella black list europea vedono aggredito e non solo dall’europa il loro patrimonio e potrebbero a loro volta rivoltarsi contro il presidente russo.

Al momento, però, quasi tutti tacciono.

Chi non tace sono le figlie dei ricchissimi di Mosca e dintorni. Le chiamano rich kids (o rich girls), si schierano apertamente contro la guerra in Ucraina attraverso i social forti dei milioni di follower precisano che non tutti i Russi sono d’accordo con Putin, molte avvertono sulla pericolosa disinformazione in Russia e si pongono così molto più avanti dei loro stessi padri.

Gli oligarchi sono da tempo attenzionati anche in Italia.

Ad occuparsene proprio oggi è stato il Ministero dell’Economia e delle Finanze che per questo ha riunito il Comitato di Sicurezza Finanziaria. Tenuto conto della pubblicazione

A strettissimo giro è infatti arrivata anche la richiesta della Uif di Bankitalia a banche e operatori finanziari di comunicare «non appena possibile» considerate le difficoltà che si incontrano per notificare atti agli oligarchi le misure di congelamento di fondi e risorse economiche» dei soggetti russi colpiti dalle sanzioni europee.

Il Csf, fondato nel 2001

Presieduto dal Direttore Generale del Tesoro, è composto da rappresentanti del Mef, dell’Interno, della Giustizia, degli Affari Esteri, della Banca d’Italia, della Consob, dell’Isvap, dell’Unità di informazione finanziaria, della GdF, della DiA, dei Carabinieri e della Direzione Nazionale Antimafia.

«Il Comitato – spiega il Mef – ha condotto una ricognizione delle misure di congelamento di fondi, risorse economiche mobili e immobili, sinora adottate nei confronti delle persone ed entità russe individuate nelle liste allegate ai suddetti regolamenti, e degli scambi informativi in corso». Quindi ora: «Il Comitato continuerà a garantire il massimo raccordo delle iniziative e azioni amministrative e investigative necessarie ad assicurare l’efficacia delle sanzioni».

Il rischio per l’Italia

Tutti sanno che gli oligarchi hanno una serie di cittadinanze ciascuno, Malta in particolare per attrarre investitori negli anni ha concretato una vera e propria svendita.

Gli oligarchi con cittadinanza maltese possono decidere di venire a svernare da noi.

La Banca Centrale Russa, intanto, annuncia misure per «supportare il settore finanziario» sotto pressione a causa delle sanzioni.

Oligarchi pronti a sganciarsi: sono le donne a rompere gli indugi.