Ecobonus 2018 arrivano le istruzioni per la cessione del credito ristrutturazioni

Ecobonus 2018, arrivano le istruzioni per la cessione del credito ristrutturazioni da taxBlogger è possibile accedere alle altre informazioni fiscali.

l’Agenzia delle Entrate pubblica le modalità di accesso per la cessione del credito anche per i contribuenti “no tax area”, novità.

Ecobonus accesso per i contribuenti “no tax area”

L’ Agenzia delle Entrata, con il comunicato stampa del 28 agosto, ha diramato le modalità di accesso anche alla cessione alle banche per i contribuenti no tax area.

Con il provvedimento i contribuenti che rientrano nella no tax area possono cedere il credito relativo all’ecobonus sui lavori condominiali anche a banche e intermediari finanziari, oltre che a fornitori e imprese edili.

Questa possibilità è riservata a chi possiede redditi che sono esclusi dall’imposizione Irpef per espressa previsione o perché l’imposta lorda viene assorbita dalle detrazioni previste dal Tuir.

È questa la principale indicazione contenuta nel provvedimento del Direttore dell’Agenzia, che sostituisce quello dell’8 giugno 2017, a seguito delle modifiche introdotte dall’articolo 4-bis del decreto legge 50/2017, convertito nella legge 96/2017.

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Apertura per i contribuenti che ricadono nella “No tax area”

Tali contribuenti potranno cedere il credito ai fornitori e alle imprese che effettuano i lavori o ad altri soggetti privati, quali persone fisiche, anche esercenti attività di lavoro autonomo o d’impresa, società ed enti ma non alle banche o agli intermediari finanziari.

Il Dl 50/2017 ha poi stabilito che per gli interventi di riqualificazione energetica delle parti comuni condominiali, i beneficiari degli incentivi che si trovano nella no tax area (in quanto possiedono redditi esclusi dalla imposizione Irpef per espressa previsione o perché l’imposta lorda è assorbita dalle detrazioni per redditi previste dal Tuir) possono cedere le detrazioni anche alle banche e agli intermediari finanziari.

Già per le spese sostenute nel 2016, tali soggetti potevano cedere la detrazione sotto forma di credito d’imposta ai fornitori e alle imprese che hanno effettuato i lavori con esclusione, tuttavia, di banche e intermediari finanziari.

Il provvedimento stabilisce, inoltre, che la detrazione non può essere in nessun caso ceduta alle pubbliche amministrazioni.

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Ecobonus: chi può cedere il credito?

Il credito può essere ceduto da tutti i condomini teoricamente beneficiari delle detrazioni di imposta per gli interventi di riqualificazione energetica, anche se non tenuti al versamento dell’imposta.

La possibilità di cedere il credito, pertanto, riguarda tutti i soggetti che sostengono le spese in questione; i cessionari del credito possono, a loro volta, effettuare ulteriori cessioni.

Ecobonus 2018, arrivano le istruzioni per la cessione del credito ristrutturazioni

Ecobonus 2017: qual è la misura del credito cedibile?

Il credito d’imposta cedibile da parte di tutti i condomini, compresi quelli che nell’anno precedente a quello di sostenimento delle spese ricadono nella c.d. no tax area, corrisponde alla detrazione dall’imposta lorda delle spese sostenute dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 nella misura del 70%, per gli interventi che interessano l’involucro dell’edificio e nella misura del 75%, per quelli finalizzati a migliorare la prestazione energetica invernale ed estiva degli edifici medesimi.

La detrazione si applica su un ammontare delle spese non superiore a 40 mila euro moltiplicato il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio e deve essere ripartita in dieci quote annuali di pari importo.

I condomini che ricadono nella no tax area possono, inoltre, cedere sotto forma di credito anche la detrazione spettante per gli altri interventi di riqualificazione energetica effettuati sulle parti comuni degli edifici, nella misura del 65% delle spese sostenute dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2021.

Ecobonus 2018, arrivano le istruzioni per la cessione del credito ristrutturazioni

Gli adempimenti per la cessione del credito Ecobonus

Il condomino che cede il credito d’imposta, se i dati della cessione non sono già indicati nella delibera condominiale, deve comunicare all’amministratore di condominio, entro il 31 dicembre del periodo d’imposta di riferimento, l’avvenuta cessione e l’accettazione del cessionario, indicandone la denominazione e il codice fiscale.

L’amministratore del condominio comunica annualmente questi dati all’Agenzia delle Entrate con la procedura prevista per l’invio dei dati ai fini della dichiarazione precompilata e consegna al condomino la certificazione delle spese a lui imputabili sostenute nell’anno precedente dal condominio.

Il mancato invio della comunicazione rende inefficace la cessione del credito.

L’Agenzia delle entrate rende visibile nel “Cassetto fiscale” del cessionario il credito a lui ceduto che può essere utilizzato, o ulteriormente ceduto.

Utilizzo del credito d’imposta in compensazione

Il credito d’imposta è utilizzabile in compensazione mediante il modello F24 esclusivamente attraverso i canali telematici dell’Agenzia. La quota del credito che non è fruita nel periodo di spettanza è riportata nei periodi d’imposta successivi e non può essere chiesta a rimborso. Con successiva risoluzione l’Agenzia istituirà il codice tributo per la fruizione del credito da indicare nel modello F24.

Per maggiori informazioni, potete compilare la form di contatto, oppure inviate il vostro quesito.

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Cos’è il Rating Aziendale!

Cos'è il Rating Aziendale!

Cos’è il Rating Aziendale! È possibile migliorarlo? Questo ed altri argomenti fiscali sono reperibili su TaxBlogger.

Negli ambienti imprenditoriali di aziende medio-piccole, il termine “Rating” sta guadagnando sempre più rilevanza. Questo perché le banche sono ora tenute a valutare le imprese utilizzando gli stessi metodi con cui vengono valutate dalla Banca Centrale Europea (BCE).

Durante il rinnovo delle linee di credito concesse alle imprese, molte di esse si trovano a fronteggiare il rifiuto della concessione a causa di un “Rating dell’Impresa basso”. Questo interesse si sta diffondendo, almeno per le imprese con affidamenti o conti correnti o sconti commerciali/finanziari.

La valutazione di un affidamento per un mutuo, considerato il tipo di garanzia (ipotecaria) sul bene mutuato, dovrebbe seguire una linea di valutazione tradizionale. Questa comprende la perizia sul valore del bene, la partecipazione al valore d’acquisto, e la moralità del cliente che può convincere l’istituto a erogare il mutuo.

Tuttavia, anche in caso di apertura di credito con garanzia non chirografaria, le imprese possono essere valutate attraverso l’applicazione del Rating Aziendale.

Il Rating Aziendale è un indicatore sintetico dell’affidabilità di un’azienda, non solo della sua solvibilità che può variare rapidamente, ma della capacità intrinseca di funzionamento aziendale che garantisce il rispetto degli impegni economici assunti dall’impresa.

Il Rating di un’impresa non si riferisce all’imprenditore o alle sue attività, ma piuttosto all’assemblaggio delle componenti che costituiscono l’unità economico-produttiva, ossia l’impresa stessa.

I media spesso informano sul Rating durante notizie di stampa nazionale e internazionale, quando giornalisti ed esperti parlano dell’andamento dell’economia di un paese e della sua salute finanziaria. Questi stessi concetti possono essere applicati alle aziende, purché siano in regola con le analisi di bilancio.

In breve, il Rating misura la capacità dell’impresa di rispettare i propri impegni nei confronti di terzi nei tempi stabiliti, come ad esempio nel momento del rinnovo del fido bancario.

Tuttavia, il Rating Aziendale non è l’unico tipo di Rating esistente. I Rating di Credito possono essere utilizzati per valutare debiti sovrani, titoli obbligazionari, istituzioni finanziarie e prodotti di finanza strutturata.

A cosa serve il Rating Aziendale?

Introdotto dagli accordi di Basilea 2, successivamente rivisitato con Basilea 3, il Rating Aziendale ha creato perplessità sull’accesso al credito delle imprese. Questo strumento consente alle banche di valutare se concedere crediti alle imprese, fornendo un valore preciso assegnato all’impresa prima di concedere un credito. La valutazione anticipa il grado di rischiosità dell’operazione in cui è necessario investire capitale.

Il Rating Aziendale ha l’obiettivo di indicare un valore che rappresenta l’affidabilità dell’impresa. Una tabella rappresenta graficamente i diversi punteggi di un Rating Aziendale su una scala di 5 classi di rischiosità, dalla massima affidabilità (tripla A) al livello più basso, caratterizzato da un rischio troppo alto.

Come si calcola il Rating di un’azienda?

Il calcolo del Rating aziendale segue una procedura complessa che coinvolge dati quantitativi e qualitativi. Si basa su studi statistici e include l’analisi di indici economico-finanziari, gestionali e organizzativi. Partendo dagli aspetti quantitativi, che derivano da elementi ufficiali come i bilanci degli ultimi 3 anni depositati presso la Camera di Commercio, si considerano diversi parametri come la liquidità, la solidità, la redditività e la produttività.

Inoltre, vengono verificate informazioni pregiudiziali, procedure concorsuali e controlli insolvenze, con particolare attenzione alle negatività della governance, che possono incidere sulla valutazione finale dell’azienda.

Per aspetti qualitativi, si svolgono interviste in azienda per comprendere l’andamento ed evoluzione dell’impresa, la sua organizzazione, il business plan, la sostenibilità delle attività e la presenza di controlli o influenze sulla gestione.

Il calcolo effettivo del Rating implica quindi una complessa acquisizione di dati e informazioni, con il coinvolgimento di esperti con esperienza nel settore economico e finanziario. Molti strumenti software, come il nostro programma di Analisi di Bilancio Basilea 3, offrono una soluzione per calcolare il Rating aziendale secondo i parametri di Basilea 3.

Come migliorare il Rating aziendale?

Il miglioramento del Rating aziendale è possibile attraverso correttivi alle criticità riscontrate. Non è necessario avere un addetto alla gestione finanziaria; anche le piccole e medie imprese possono migliorare il proprio Rating con attenzione ai dettagli. Alcuni suggerimenti includono:

  • Non seguire ciecamente i consigli del direttore di banca.
  • Organizzare l’utilizzo dei fidi in essere in modo oculato.
  • Evitare lo scoperto di conto e ricorrere all’autofinanziamento.
  • Rimborsare regolarmente le rate dei finanziamenti.
  • Evitare insoluti dai clienti.
  • Assicurarsi di avere un valido controllo di gestione.
  • Creare un solido business plan.
  • Mantenere l’equilibrio tra risorse finanziarie proprie e di terzi.

Posso calcolare il Rating della mia azienda?

Si! Chiunque può richiedere informazioni commerciali o il Rating della propria azienda. Conoscere dettagliatamente la propria azienda consente di fare scelte consapevoli e adottare correttivi per migliorare il proprio punteggio di Rating. Strumenti

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