Consigli per aprire un Ambulatorio Infermieristico

Consigli per aprire un Ambulatorio Infermieristico

Consigli per aprire un Ambulatorio Infermieristico.

Si parla spesso di libera professione infermieristica e della possibilità, come per i medici. Di mettersi in proprio e di aprire un centro di cura capace di accogliere i propri pazienti in un ambiente confortevole e all’avanguardia. Sono nati in Italia da qualche anno i primi Ambulatori Infermieristici.

I consigli per aprire un ambulatorio Infermieristico

Esempio di ambulatorio infermieristico

Da alcuni anni si continua a parlare della possibilità per gli Infermieri di dotarsi di P.Iva e di mettersi in proprio aprendo un’attività assistenziale: un Ambulatorio Infermieristico. In pratica una vera e propria impresa con tanto di fatture e di fatturato, di clienti e di servizi di gestione dei clienti, di una struttura fisica e di mezzi per spostarsi rapidamente sul territorio.

Ogni anno, come si legge in una recente informativa della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI (recuperando i dati forniti dal Censis nel 2015), si rivolgono agli Infermieri (spesso liberi professionisti) circa 8.7000.000 di cittadini italiani o di stranieri in Italia. Si tratta del 17,2% dei maggiorenni che vivono nel nostro Paese.

Il dato non è ottimo, anzi

Infatti, potenzialmente, la domanda di assistenza infermieristica sul territorio potrebbe riguardare:

    1. 3,1 milioni di utenti non autosufficienti;
    2. 9,1 milioni con patologie croniche;
    3. 5,6 milioni di anziani affetti da una o più patologie di lungo corso.

In totale 17,8 milioni di potenziali clienti che per oltre la metà preferiscono ancora rivolgersi al medico o ad altri professionisti della salute per pratiche assistenziali che afferiscono alle competenze degli Infermieri.

L’orientamento del Sistema Sanitario Nazionale – e di quelli Regionali – non è stato mai così chiaro come negli ultimi anni:

    1. occorre garantire la maggiore efficienza possibile;
    2. le dimissioni dagli ospedali devono essere precoci;
    3. le prestazioni Infermieristiche possono sostituire in gran parte quelle mediche.

Ciò mentre sono in essere un progressivo ed ormai evidente invecchiamento della popolazione e un aumento dei quadri poli-patologici con compromissione dell’autonomia degli stessi.

Mettersi in proprio aprendo uno Studio Infermieristico

Facile a dirsi, un po’ più complicata l’attuazione dell’idea imprenditoriale. L’Infermiere Libero Professionista non nasce per caso, ma da una scelta motivazionale profonda e dalle effettive richieste del mercato.

Requisiti Ambulatorio privato

L’ambulatorio infermieristico dovrà essere costituito da almeno un locale con una superficie di 12 mq, provvisto di lavandino; una sala di attesa; un servizio igienico a esclusivo uso dello studio, al quale si possa accedere anche dalla sala di attesa. l locali dovranno avere avere pavimenti di materiale impermeabile, facilmente lavabile e ben connesso, con pareti rivestite fino all’altezza di due metri con materiale sempre impermeabile e lavabile; sia il locale di lavoro che la sala di attesa devono essere illuminati e aerati direttamente dall’esterno; le pareti e i pavimenti del servizio igienico (composto da antibagno, WC, lavamano) devono essere lavabili. Se esiste un solo servizio igienico, questo dovrà essere utilizzabile anche dai portatori di handicap. La rubinetteria deve essere apribile con i gomiti.

Autorizzazione dell’ambulatorio infermieristico

L’infermiere interessato all’apertura dell’ambulatorio, dopo la ricerca del locale idoneo, dovrà presentare al Comune di riferimento la domanda di autorizzazione (come previsto dall’art. 193 RD 27 luglio 1934 n. 1265) seguendo il modello di domanda fornito dalla Federazione IPASVI.

Gestione dell’ambulatorio infermieristico

Ai fini del funzionamento dell’ambulatorio privato, sono necessari: il registro dei clienti; un raccoglitore per conservazione delle prescrizioni del medico ove queste costituiscano il presupposto per l’attivazione dell’intervento infermieristico; i bollettari a madre e figlia per il rilascio delle ricevute fiscali relative a compensi ricevuti dalla clientela; schedari per la conservazione delle cartelle infermieristiche o dell’altra modulistica adottata per la registrazione delle prestazioni.

Le singole Regioni stabiliscono, autonomamente, quali requisiti strutturali ed organizzativi sono poi necessari per il tipo di ambulatorio che si intende aprire. Il rilascio dell’autorizzazione prevista dall’art. 193 RD 27 luglio 1934 per l’apertura dell’ambulatorio presuppone una congrua attività istruttoria sull’idoneità igienico-sanitaria che coinvolge non solo gli ambienti in senso stretto, ma, più in generale, l’affidabilità della struttura nel suo complesso, tenendo conto anche delle attrezzature, delle apparecchiature e della loro organizzazione e conduzione da parte del soggetto richiedente, nonché di ogni altra circostanza che possa comunque influire sulla qualità del servizio.

Ricapitolando, ecco la lista dei 10 punti per aprire l’attività:

la volontà di fare impresa, di mettersi in gioco e di mettersi continuamente in discussione;

    1. una innata capacità manageriale

      , di lavorare in team e di operare a contatto con pazienti potenzialmente sempre diversi e con patologie e richieste assistenziali differenti;
    2. competenze

       acquisite sul campo o provenienti da tirocini e corsi di formazione altamente specializzanti (lavorare in un ambulatorio o al letto del paziente in ambito privato richiede delle conoscenze che purtroppo l’Università non fornisce integralmente durante la Laurea triennale);
    3. un capitale proprio

       (dai 5.000 ai 25.000 euro in base a ciò che si vuole realizzare); occorre prevedere di:
        • affittare una struttura idonea (se non si è proprietari di beni immobiliari atti allo scopo);
        • acquistare le attrezzature necessarie (per esempio scrivania, sedie, scaffali, vetrinette, lettino, fonendo, sfigmomanometro, glucometro, saturimetro, termometro digitale, macchina per aspirazione tracheale, centimetro da balia, asta porta flebo, borsa attrezzata per l’assistenza domiciliare ed altro);
        • comprare i presidi medicali e tecnici occorrenti per la gestione delle lesioni cutanee (forbici, materiale per debridement, cura e gestione delle ferite, fasciature, fasce elastiche, medicazioni avanzate, garze sterili e non sterili, disinfettanti, soluzione fisiologica, sondini naso-gastrici, sondini per aspirazione tracheale e per raccolta escreato, cateteri vescicali e sacche di raccolta urine, creme medicali utilizzabili per automedicazione ed altro);
        • dotarsi di materiale per analisi di sangue, urine, escrementi e carica batterica (aghi, sistema sottovuoto per i prelievi, provette, contenitori sterili e non sterili per le urine, contenitori per la raccolta dell’escreato e delle feci, vari tipi di tamponi e via discorrendo);
        • locare o acquistare mezzi di locomozione a seconda delle esigenze assistenziali dei richiedenti le cure (auto, bici, moto ed altro);
        • acquistare un computer e dei software per la gestione della clientela e del magazzino;
    4. una rete di conoscenze e di amicizie

       (senza una rete di contatti è molto difficile iniziare; potrebbe essere utile la complicità di colleghi che lavorano in strutture sanitarie; il passaparola e i consigli degli amici possono rivelarsi molto utili nella fase di lancio della vostra attività imprenditoriale; cercate di stipulare accordi con strutture che si occupano di analisi di laboratorio, assistenza domicilia, gestione dei presidi ed altro);
    5. un sistema informativo all’avanguardia

       e in linea con le regole del mercato di nuova generazione; dovete essere social e raggiungere i vostri potenziali clienti direttamente sul loro cellulare o sullo smartphone/tablet dei loro congiunti e care-giver (dotatevi di un buon sito internet e aggiornatelo costantemente per esempio con la le vostre esperienze assistenziali positive o magari pubblicando novità che riguardano il vostro lavoro; create una pagina professionale su Facebook, un profilo su Twitter, un account su Google+ e registratevi a Google My Bussiness; dotatevi di un numero Whatsapp per raggiungere o farvi raggiungere gratuitamente e con estrema immediatezza);
    6. una buona assicurazione

       che riesca a coprire un massimale di almeno 5/10 milioni di euro e sia la parte civile, sia la parte penale (obbligatoria per i liberi professionisti, a tutela degli utenti che giustamente pretendono, se si sbaglia, di essere risarciti); soprattutto all’inizio della vostra attività, con poca esperienza, potreste anche involontariamente creare dei danni, per questo mettetevi al sicuro;
    7. un sostituto

       del vostro stesso livello professionale/esperienziale nel caso di assenze non programmate per malattia o infortuni (garantire la qualità e la continuità dell’assistenza significa fidelizzare la clientela e offrire una tangibile qualità del servizio);
    8. una segretaria

       o un sistema di segreteria informatizzata (ci sono tante aziende che rispondono alle chiamate, prendono i contatti e gestiscono la clientela per voi; i costi non sono esagerati ed è possibile aderirvi con un semplice abbonamento “on line”); non pensate di poter fare tutto da soli, i soldi spesi per un aiuto saranno presto ben ripagati;
    9. momenti da dedicare a voi stessi e ai vostri cari

       (staccare dal lavoro e prendersi qualche ora di tempo per fare sport, uscire con il partner, andare a cena con amici, vedere un film al cinema, seguire un concerto, andare a ballare in discoteca via aiuta a staccare dal lavoro e a recuperare la lucidità e il riposo necessario per la vostra sicurezza e soprattutto per la sicurezza dei vostri assistiti).

Per maggiori approfondimenti, potete consultare il Vademecum della Libera Professione Infermieristica, realizzato dalla Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi in collaborazione con la cassa previdenziale Enpapi.

Cessione crediti: Tra privati?

Cessione crediti: Tra privati?

Cessione crediti: Tra privati? C’è ancora la possibilità di optare per la cessione del credito tra privati per bonus edilizi? Questa la domanda che si pongono molti contribuenti con i crediti incagliati.

Sul blog ci siamo occupati in varie occasioni dei bonus fiscali legati alla casa.

La normativa inerente il Superbonus e altri bonus edilizi con cessione del credito sta destando dubbi e perplessità a causa del costante mutamento delle norme. La confusione non viene meno nonostante l’Agenzia delle Entrate pubblichi costantemente nuovi documenti miranti a chiarire perplessità.

Molti si chiedono se ad oggi è possibile cedere le quote delle proprie detrazioni fiscali derivanti dall’esecuzione dei lavori previsti dall’articolo 121 del decreto Rilancio a privati, ad esempio a un amico che ha sufficiente capienza fiscale.
Diciamo fin da subito che le possibilità residue sono davvero poche, ma vediamo in quali casi si può optare per la cessione del credito tra privati.

Cessione dei crediti tra privati

Cessione del credito tra privati conviventi e familiari

Le strade percorribili per riuscire a liquidare i crediti maturati sono diverse, ma tutte abbastanza strette.
Chi ha effettuato lavori e si ritrova con i crediti incagliati, non ha sufficiente capienza fiscale per sfruttare in autonomia le detrazioni fiscali, può provare a far utilizzare la detrazione da altro soggetto titolato, cioè da un soggetto che fin dall’inizio avrebbe potuto eseguire i lavori e utilizzare il credito di imposta in detrazione.

Si tratta di:

  • proprietari, anche solo di una quota, di diritti reali di proprietà sull’immobile, ad esempio nel caso di immobile che risulta essere di proprietà di due o più soggetti (un fratello e una sorella, genitore/ figlio, marito/moglie);
  • detentori dell’immobile, come gli inquilini, ma rientrano in questa categoria anche i comodatari, in questo caso è necessario che il contratto di locazione sia antecedente rispetto all’avvio dei lavori.

Possono sfruttare il credito di imposta maturato con i bonus edilizi anche i familiari conviventi.

Come chiarito nella circolare 28/E/2022 dell’Agenzia delle Entrate, possono ottenere la detrazione non solo i familiari del proprietario, ma anche i familiari del detentore, ad esempio l’inquilino.

Sono considerati familiari che possono quindi portare in detrazione le spese sostenute per il Superbonus e altri bonus edilizi, i soggetti elencati nell’articolo 5 del Tuir, cioè il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado.

Questi devono però essere conviventi con il “beneficiario principale” per potersi avvalere delle detrazioni, in compenso non hanno bisogno di un contratto di comodato per poter ottenere i vantaggi fiscali.
La convivenza può essere anche autocertificata, ma deve sussistere al momento dell’avvio dei lavori.

Cessione dei crediti tra privati; c’è ancora spazio?

Abbiamo parlato della possibilità per alcune categorie di persone che hanno capienza fiscale di approfittare delle detrazioni al posto dell’originario beneficiario. C’è da chiedersi se è possibile praticare la cessione del credito tra privati vera e propria, ad esempio cedere il credito a un amico che ha capienza fiscale.

Ci sono poche, residue, possibilità.

In particolare la normativa prevede l’opportunità di un’unica cessione tra privati e quindi non nei confronti di banche o altri intermediari, ma solo nel caso in cui non si sia incappati già nel blocco previsto dal Dl 11/2023.
La cessione doveva inoltre essere effettuata entro il 31 marzo 2023 per le spese del 2022 ed essere per intero.
L’acquirente può utilizzare il credito per compensare le proprie imposte con il modello F24 oppure potrà, a sua volta, cederlo, ma in questo caso, trattandosi di ulteriore cessione, l’operazione potrà essere effettuata solo in ambiente controllato, cioè nei confronti di banche o altri intermediari finanziari e assicurativi.

In questo campo non c’è spazio per la remissione in bonis, questa prevede la possibilità con una sanatoria di 250 euro di effettuare la cessione del credito entro la fine del mese di novembre, ma questa possibilità può essere sfruttata solo nel caso in cui la cessione avvenga in ambiente controllato.

Come nascono i crediti incagliati?

Le difficoltà di coloro che hanno effettuato lavori edili pensando di poter sfruttare la cessione del credito e lo sconto in fattura iniziano nel momento in cui aumentano i controlli.

La circolare dell’Agenzia delle Entrate 23 del giugno 2022 prevedeva la responsabilità in solido tra il beneficiario del Superbonus e il cessionario in caso di anomalie nell’uso delle detrazioni fiscali.

La circolare, poi attenuata nei suoi effetti, prevedeva che se in sede di controllo fossero emersi crediti eccessivi rispetto ai lavori o non fossero sufficientemente provati i lavori dichiarati, trovasse applicazione la responsabilità in solido tra coloro che avevano partecipato alla cessione del credito.

Di conseguenza le banche potevano ritrovarsi in mano crediti fiscali che in realtà erano carta straccia. La circolare ha portato molti potenziali cessionari del credito a valutare con particolare attenzione le pratiche da portare avanti chiedendo anche asseverazioni dei lavori eseguiti attraverso video e rifiutando numerose operazioni per evitare rischi.

Questo è uno dei motivi per i quali poche banche riaprono ancora ad oggi alla cessione del credito.

Il successivo atto che va a creare un vero imbuto di crediti incagliati è il decreto Cessioni che crea una vera e propria barriera tra il prima e il dopo rispetto all’entrata in vigore il 16 febbraio 2023.
Il risultato è che molte persone si ritrovano con crediti nei cassetti fiscali che non riescono a smaltire e si chiedono verso quali soggetti è possibile praticare la cessione per i crediti maturati prima del blocco delle cessioni del credito.

Molti si chiedono se è possibile cederli a familiari. Ragion per cui sicuramente l’Agenzia delle Entrate dovrà provvedere a pubblicare nuove circolari esemplificative.

Business Intelligence Analyst

Commercialista OnLine prenota una consulenza, ovunque tu sia in totale mobilità anche da telefono o tablet.

Business Intelligence Analyst sempre più organigrammi aziendali si arricchiscono di figure altamente specializzate. Non perdiamo l’occasione di rimanere al passo con i tempi.

Tenuto conto che un’azienda sana genera attività sana la BI quindi sarà inficiata dalla governance e la sua moralità.

Scopri il lavoro e le nuove sfide in azienda

  • Chi è il Business Intelligence Analyst e la sua routine;
  • Comunicare con l’utente/cliente per comprendere la sua richiesta;
  • Identificare le origini ed elaborare dati e metadati;
  • Visualizzare l’informazione.

La quotidianità della Business Intelligence

Quali sono i compiti, le sfide, le routine che incontra sul lavoro chi si occupa di Business Intelligence. Scoprilo con con il nostro studio l’organizzazione da BI, che ottimizza e semplifica le procedure del “BI Analyst“.

In questo contest parliamo di:

  • Chi è il Business Intelligence Analyst;
  • La routine operativa del BI Analyst;
  • Fase zero: comunicare con l’utente/cliente;
  • Fase uno: comprendere la richiesta ed i sui contenuti;
  • Fase due: identificare l’origine dei dati e metadati;
  • Fase tre: elaborare i dati
  • Fase quattro: fornire l’informazione verificata.

Cosa fa il Business Intelligence Analyst?

L’analista o consulente Business Intelligence è una figura tecnica che si occupa di rielaborare i dati provenienti dai vari reparti di un’azienda per estrarre nuove informazioni utili alla guida operativa, direzionale e strategica dell’azienda stessa.

Queste informazioni sono estrapolate dai dati del sistema informativo aziendale, per poi essere utilizzate dal management per prendere le decisioni o prevenire e verificare senza costi le mosse più opportune relative all’azienda.

Il BI Analyst è la persona con competenze tecniche incaricata di elaborare i metadati nella maniera più corretta e funzionale alle esigenze di qualsiasi core business.

In materia fiscale anche l’AdE ha avviato l’uso della IA attraverso l’analisi dei metadati già in suo possesso con i quali promette di scovare fino all’ultimo evasore attraverso l’allegato tecnico, che riporta un esempio di applicazione della logica degli algoritmi fiscali, utili al BI Analyst, per non confondere l’AdE e rimanere intrappolati in assurdi contenziosi o richieste fiscali non dovute.

In particolare, questi algoritmi sono stati sviluppati al fine di supportare gli Uffici preposti al controllo, con lo scopo di effettuare efficaci selezioni delle posizioni dei contribuenti verso cui avviare l’attività istruttoria.

Approfondimenti e consigli

Ci occupiamo ogni giorno di Business Intelligence, dalla programmazione dell’utilizzo delle soluzioni più competitive presenti e possibili nel mercato di riferimento.

Siamo a disposizione per consigliare la soluzione più adatta alle esigenze dell’azienda, contattaci per consulenza senza impegno.

Realtà Aumentata dal Commercialista

Realtà Aumentata del Commercialista

Realtà Aumentata dal Commercialista, la RA entra anche nello studio del commercialista.

Dopo la robotica entra nello studio la RA, anche se i commercialisti sono titubanti dall’approfondire l’argomento, per molti motivi, infatti sia la pubblica amministrazione in generale, che il fisco in particolare nonostante abbiano da tempo impiegato “gli algoritmi” alla base della RA, non rilasciano note o riconoscimenti per un impiego generalizzato e senza sorprese.

Come la Realtà Aumentata può aiutare i commercialisti a gestire meglio i loro clienti

La RA è una tecnologia emergente che sta cambiando il modo in cui le persone interagiscono con l’ambiente circostante, può essere utilizzata per aiutare i commercialisti a gestire meglio il proprio studio professionale ma anche i loro singoli clienti.

Realtà Aumentata dal Commercialista può aiutare i commercialisti a fornire un servizio più efficiente e personalizzato ai loro clienti. Ad esempio, i commercialisti possono utilizzare AR per visualizzare i dati finanziari dei loro clienti in tempo reale.

Ciò consente loro di fornire consulenza più accurata e tempestiva ai loro clienti. Con la RA sarà possibile integrare/confrontare i meta dati dell’esercizio con quelli degli esercizi precedenti, con quelli dell’andamento del settore operativo e con quelli diffusi dall’Agenzia delle Entrate per simulare situazioni di bilancio ed imposte su attività ed annualità successive.

Inoltre, AR può essere utilizzata per fornire una rappresentazione visiva dei dati finanziari/fiscali dei clienti, consentendo ai commercialisti di comprendere meglio le informazioni e le proiezioni.

AR può anche aiutare i commercialisti a gestire meglio le loro attività. Ad esempio, i commercialisti possono utilizzare AR per tenere traccia dei loro clienti e delle loro attività. Ciò consente loro di risparmiare tempo prezioso e di concentrarsi su altre attività. Inoltre, AR può essere utilizzata per fornire una rappresentazione visiva dei dati fiscali dei clienti, consentendo ai commercialisti di comprendere meglio le informazioni relazionandole al settore economico di appartenenza del cliente.

La RA può aiutare i commercialisti a gestire meglio i loro clienti. AR può fornire ai commercialisti un servizio più efficiente e personalizzato ai loro clienti, consentendo loro di fornire consulenza più accurata e tempestiva. Inoltre, AR può aiutare i commercialisti a tenere traccia delle loro attività e a fornire una rappresentazione visiva dei dati fiscali e finanziari dei clienti.

Ecco alcuni software di RA popolari per i commercialisti:

  1. Xero AR Invoicing
  2. QuickBooks AR Invoicing
  3. Sage AR Invoicing
  4. Zoho Invoice AR
  5. Wave AR Invoicing
  6. FreshBooks AR Invoicing
  7. Microsoft Dynamics 365 Remote Assist
  8. Salesforce AR Companion.

Conclusione

In conclusione, la RA dal Commercialista offre una soluzione innovativa per aiutare i commercialisti a gestire meglio le loro attività. La tecnologia consente loro di ottenere una visione più chiara dei loro clienti, delle loro finanze e delle loro attività. Inoltre, la RA del Commercialista può aiutare i commercialisti a risparmiare tempo e denaro, aumentando la produttività e la precisione. Proiezioni temporali e statistiche sui metadati già raccolti grazie alla RA possono essere utilizzate con maggiore certezza sui risultati, maggiore affidabilità sarà possibile attribuire a dette valutazioni prospettiche anche in relazone a singoli affari od analisi del bilancio.

La RA è una tecnologia che può aiutare i commercialisti a gestire meglio le loro attività e a fornire un servizio migliore ai loro clienti.

Sono un commercialista con esperienza nell’utilizzo della RA utile a migliorare la produttività e l’efficienza del lavoro. Se hai bisogno di ulteriori informazioni su come la RA può aiutare la tua attività, non esitare a contattarmi.

Sarò felice di rispondere a qualsiasi domanda e condividere la mia conoscenza e esperienza. Puoi raggiungermi tramite email eurobusiness@tin.it o telefono 3356541999, oppure attraverso la pagina dei contatti del blog.

come usano la “IA” le banche

come usano la "IA" le banche

Sappiamo bene che anche le banche utilizzano l’Intelligenza Artificiale (IA) vediamo in sintesi come usano la IA le banche. Abbiamo già avuto modo di affrontare l’argomento riguardante la IA da parte dei professionisti. In particolare ci siamo chiesti la IA rappresenta una risorsa oppure un pericolo da scongiurare.

L’ABI già dal 2019 ha inteso osservare il mondo della IA per porlo al “servizio dei clienti“. Oppure più semplicemente per orientare le banche verso il proprio futuro.

Le banche la usano in vari modi per migliorare i loro servizi e processi. Ecco alcuni esempi comuni di come le banche possono sfruttare l’IA:

  1. Rilevamento delle frodi: L’IA può essere utilizzata per analizzare i modelli di transazioni finanziarie e rilevare comportamenti sospetti o attività fraudolente. Algoritmi di machine learning possono apprendere dai dati storici e identificare anomalie che potrebbero indicare una frode in corso.
  2. Assistenza virtuale e chatbot: Molte banche utilizzano chatbot basati sull’IA per fornire assistenza automatizzata ai clienti. Questi chatbot possono rispondere a domande comuni, fornire informazioni sui conti, aiutare nella gestione delle transazioni e persino fornire suggerimenti finanziari di base.
  3. Analisi dei dati e previsioni: L’IA può analizzare grandi quantità di dati finanziari e fare previsioni sulla base di modelli statistici. Ciò può essere utilizzato per identificare tendenze di mercato, valutare il rischio di credito, ottimizzare le decisioni di investimento e migliorare la pianificazione finanziaria.
  4. Personalizzazione dei servizi: Le banche possono utilizzare l’IA per offrire servizi personalizzati ai propri clienti. Attraverso l’analisi dei dati dei clienti. L’IA può fornire raccomandazioni personalizzate per prodotti finanziari; Suggerire piani di risparmio o investimento e offrire esperienze bancarie su misura.
  5. Automazione dei processi: L’IA può automatizzare diversi processi bancari, come l’elaborazione dei documenti, la verifica dell’identità dei clienti e la gestione delle transazioni. Ciò consente di ridurre i tempi di attesa, migliorare l’efficienza operativa e ridurre gli errori umani.
  6. Gestione del rischio: L’IA può essere utilizzata per analizzare e valutare i rischi finanziari, come la valutazione del credito dei mutuatari. L’identificazione delle transazioni sospette o non conformi e la gestione dei portafogli di investimento.

Questi sono solo alcuni esempi di come usano la IA le banche.

Le applicazioni specifiche possono variare da istituto a istituto, a seconda delle loro esigenze e delle risorse disponibili.

Ma sicuramente in futuro saranno sempre maggiori le occasioni di impiego della IA in ambito bancario.

Sappiamo bene che le banche operano in stretta sintonia con le assicurazioni, ci occuperemo quindi anche della IA impiegata dalle assicurazioni.

Appalti: al via il nuovo codice

Appalti: al via il nuovo codice

Appalti: al via il nuovo codice;

Più autonomia agli enti locali i quali potranno procedere con affidamenti diretti fino a 5 milioni di euro. Tagliati i tempi della burocrazia e snellite le procedure.

Alle amministrazioni meno discrezionalità nel rifiutare un’opera.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo con il codice degli appalti, Nuovo Codice appalti PDF, aggiornato e completo di allegati – BibLus-net (acca.it).

Voluto principalmente dalla Lega il nuovo codice degli appalti significa :

  • appalti più rapidi, con un risparmio di tempo (solo per gli affidamenti senza gara si risparmiamo da sei mesi a un anno), 
  • più autonomia agli enti locali con particolare riferimento ai piccoli comuni, corsia preferenziale per le forniture italiane ed europee,
  • digitalizzazione con risparmio di carta e incombenze burocratiche. 

È previsto il dissenso qualificato, principio per cui le amministrazioni pubbliche avranno una cornice più limitata in caso di contrarietà a un’opera.

È prevista la cosiddetta liberalizzazione sotto soglia: fino a 5,3 milioni ci potranno essere affidamenti diretti. Dal primo gennaio 2024 tutti gli scambi di informazione avverranno su una piattaforma digitale nazionale, in modo che le imprese non debbano presentare la stessa documentazione più di una volta (risparmio di tempo, di costi, di carta).

Appalti: al via il nuovo codice

I piccoli Comuni potranno procedere ad affidamenti diretti fino a 500mila euro e per il primo anno avranno più opzioni per scegliere la stazione appaltante qualificata, allargando il recinto che prima prevedeva solo le Province.

I Municipi più piccoli avranno semplificazioni sul personale: le funzioni di Rup potranno essere affidate ai dipendenti in servizio anche con contratti a tempo determinato. Non manca la clausola per accelerare i pagamenti (è garantita la possibilità per l’esecutore di emettere fatture anche al momento dell’adozione del SAL)”.

Il codice degli appalti, rivisto e integrato alla luce delle osservazioni delle commissioni parlamentari, che ha il pregio di procedere nella direzione della semplificazione, sburocratizzazione delle procedure e liberalizzazione infatti si legge in una nota del ministero delle Infrastrutture:

“Uno strumento che mette in grado istituzioni e imprese di lavorare con celerità per fornire beni e servizi ai cittadini. Per fare una gara si risparmieranno dai sei mesi a un anno, grazie innanzitutto alla digitalizzazione delle procedure (in vigore dal 1 gennaio 2024)”

Una banca dati degli appalti conterrà le informazioni relative alle imprese, una sorta di carta d’identità digitale, consultabile sempre, senza che sia necessario per chi partecipa alle gare presentare di volta in volta plichi di documentazione, con notevoli risparmi di costi e soprattutto di carta.

La norma è dunque apprezzabile anche sotto il profilo ambientale.

Rivive l’appalto integrato: il contratto potrà quindi avere come oggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvato.

Inoltre, per garantire la conclusione dei lavori, si potrà procedere anche al subappalto cosiddetto a cascata, senza limiti”.

Appalti: al via il nuovo codice

“Nessuna paura per la “firma”: niente colpa grave – continua la nota del Mit – “per i funzionari e i dirigenti degli enti pubblici se avranno agito sulla base della giurisprudenza o dei pareri dell’autorità”.

Tutele simili per la delicata questione dell’illecito professionale.

Nella riformulazione del codice si è proceduto a una razionalizzazione e semplificazione delle cause di esclusione, anche attraverso una maggiore tipizzazione delle fattispecie.

In particolare, per alcuni tipi di reato, l’illecito professionale può essere fatto valere solo a seguito di condanna definitiva, condanna di primo grado o in presenza di misure cautelari.

Una importante innovazione riguarda poi l’introduzione della figura del dissenso costruttivo per superare gli stop degli appalti quando è coinvolta una pluralità di soggetti.

In sede di conferenza di servizi l’ente che esprime il proprio no, non solo dovrà motivare, ma soprattutto dova fornire una soluzione alternativa.

Anche la valutazione dell’interesse archeologico, il cui iter, spesso lungo e articolato, rischia di frenare gli appalti, dovrà essere svolta contestualmente alle procedure di approvazione del progetto, in modo da non incidere sul cronoprogramma dell’opera.

Infine ma non ultima la salvaguardia del “made in Italy”: tra i criteri di valutazione dell’offerta è previsto come premiale il valore percentuale dei prodotti originari italiani o dei paesi UE, rispetto al totale.

Una tutela per le forniture italiane ed europee dalla concorrenza sleale di Paesi terzi.

Le stazioni appaltanti possono indicare anche i criteri di approvvigionamento dei materiali per rispondere ai più elevati standard di qualità.

Tra i criteri premiali la valorizzazione delle imprese, che abbiano sede nel territorio interessato dall’opera.

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