COVID-19; Triste contabilità

COVID-19; Triste contabilità

C’è una triste contabilità che va tenuta nel debito conto.

Sono i dati pubblicati dal ministero della Salute e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La platea (contagiati, deceduti e guariti) di coloro che sono stati investiti dal coronavirus sono tanti da definire la pandemia.

La dichiarazione di pandemia porterà regole comuni a tutti i paesi dettate appunto dall’OMS.

Non viviamo in un tempo normale. Siamo entrati in guerra contro un nemico insidioso e sfuggente. L’Italia quando entrò in guerra nel 1940 era ancora una società in cui l’agricoltura aveva un peso dominante ma al temine del conflitto. Grazie anche ad esso, si era trasformata in un Paese industrializzato. I governi furono capaci di convertire rapidamente l’intera economia, furono gli anni del “miracolo economico”. Oggi, quest’accelerazione tecnologica si vede meno, anche se qualche tentativo (la comunicazione a distanza ed il telelavoro) è stato avviato. Con ogni probabilità i maggiori progressi li avremo nel campo biomedico, dopo la grande paura.

Dovremo essere capaci di convertire la nostra economia basata sul consumismo provinciale. Ad una economia di servizi, dove la persona se vuole essere al centro sarà costretta a rendersi controllabile.

L’economia del controllo e della sicurezza.

L’impatto per l’economia globale quindi è veramente pesante. Ma potrebbe essere devastante se si giungesse ad una situazione in cui i provvedimenti più coercitivi venissero impiegati su vasta scala.

Anche l’Italia in questo particolare momento si trova a dover far fronte ad una forte riduzione dei consumi. E quindi del lavoro, che ricade soprattutto su certe categorie come i commercianti, i ristoratori e gli addetti dei servizi nel settore del turismo.

Ma se si dovesse pensare più a salvaguardare il lavoro rispetto alla esigenza di contenere il virus, nell’immediato futuro. Vista la sua alta trasmissibilità. Si potrebbe andare incontro a uno scenario tipo Wuhan su scala nazionale. Europea e soprattutto nazionale con intere province (o regioni) messe in quarantena e col blocco di ogni attività lavorativa. Una situazione ben peggiore di quella attuale.

L’europa dal canto suo ha assunto una posizione in estrema controtendenza. Rispetto alle politiche consuete, molta disponibilità, comprensione e solidarietà, come a voler dire tenetevi in Italia il COVID-19;

Va anche detto che la Cina. Attraverso le sue aziende pubbliche e private, tenta di darci una mano a risolvere il problema di carenza di mascherine del personale medico italiano. Ma la Germania si mette in mezzo. Infatti: una azienda di Sondrio, la Dispotech, acquista 830.000 mascherine dalla Cina. Il carico arriva al porto di Rotterdam, da lì si sposta verso la Germania per essere poi trasportato in Italia fino all’azienda acquirente. Ma attenzione: Berlino trattiene le nostre mascherine, sotto disposizioni del governo, perché potranno essere utili a loro. Qui non salta soltanto il principio di libera circolazione delle merci su cui si fonda l’Unione Europea. O il principio di solidarietà di cui tanto ci si vanta nelle sedi europee. Ma la Germania una volta costretta a rispettare le regole che ha imposto all’Italia che hanno comportato tanti sacrifici ed anche qualche morto. Le sta rinnegando.

Prima di tutto come siamo entrati, così in due anni bisogna uscire dall’europa.

Bisogna anche comprendere che siamo soli e che bisogna connettere e connettersi alla rete.

Meglio quindi raccogliere le informazioni utili e riprogettare il proprio lavoro ormai tutti gli uffici e gli enti rilasciano servizi e certificazioni via internet.

Molte delle attività dei dipendenti in ufficio od in azienda possono svolgersi in telelavoro.

Sono molte le iniziative per la creazione di negozi on line. Anche di piccole realtà perché, non è detto che il commerciante dovrà chiudere la propria bottega. Se sarà capace di fidelizzare la clientela, la stessa potrà acquistare dal sito Internet, semplicemente e con consegna a domicilio.

Nella speranza che possa a breve definirsi anche se ancora non si è raggiunto il picco massimo di espansione della diffusione del COVID-19. Siamo vicini a tutti i piccoli studi professionali agli artigiani ed ai commercianti. Che non sapranno/vorranno cogliere il momento del cambiamento. Per tutti gli altri siamo come di consueto preparati ad accompagnarli in questo nuovo processo economico, finanziario e fiscale.

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COVID-19; Triste contabilità

PERCHÉ LA BANCA STRESSA

PERCHÉ LA BANCA STRESSA

La banca si allerta e dopo un poco, rende stressante il rapporto quando gli indicatori di bancabilità, segnalano la posizione prima al direttore di filiale e poi alla sede provinciale e regionale. Ma cosa sono gli

Indicatori di Bancabilità

Quando inviamo i nostri bilanci alla banca (non CEE) i suoi dipendenti copiano i dati dell’ATTIVO del PASSIVO dei COSTI e dei RICAVI, nelle apposite sezioni di un software di analisi il quale rielabora i dati e risolve alcune funzioni.

Il risultato è diviso per indici, parte di questi sono assunti anche dalle banche quali indicatori.

Infatti quei pochi utilizzati sono stati battezzati indicatori di Bancabilità perché indicano la capacità futura dell’azienda di rimborsare il Finanziamento nei loro confronti, il dato assume affidabilità perché ci si arriva tramite i Flussi Finanziari della Gestione Caratteristica.

La banca di norma utilizza due indicatori di affidabilità e capacità di rimborso. Vediamoli sommariamente nella speranza di sensibilizzare senza annoiare. Il DSCR è indice di bancabilità.

DSCR – Debt Service Coverage Ratio

È un indicatore di finanza aziendale, il quale analizzala quantità di flusso di cassa disponibile ed indica la capacità di soddisfare gli interessi annuali e il rimborso del capitale riguardo ad una determinata linea di debito; Ivi compresi i pagamenti dei fondi promessi per la partecipazione a gruppi d’impresa.

La sigla DSCR indica il Debt Service Coverage Ratio a volte indicato ADSCR quando si osserva una debitoria a breve od entro l’anno, la A sta appunto ad indicare l’Annualità di riferimento.

Grazie alla sua capacità di rilevare situazioni di crisi in anticipo proprio perché provvede ad analizzare i flussi di cassa e la capacità dell’impresa di mantenerli o migliorarli nel tempo se pur breve. Molte delle nuove attività, sono finanziate a leva finanziaria, per questo l’indice viene usato nella presentazione dei progetti.

Più il DSCR è alto più il soggetto economico è “Sicuro” ed in grado di restituire il prestito ottenuto.

Ovviamente è auspicabile che il prodotto dell’analisi sia maggiore di 1 oppure l’azienda verificata non sarà in grado di ripagare il debito.

Più il DSCR derivante dall’analisi di un determinato bilancio è oltre l’unità, maggiore sarà la solidità finanziaria della impresa rappresentata in quel bilancio.

Il secondo indice il quale a mo di paraocchi per cavalli chiude ogni visione prospettica dell’impresa ovvero le capacità dell’imprenditore. In pratica oggi i direttori non possono più fare il loro mestiere se non piegarsi a logiche matematiche e finanziarie, che nulla hanno a che vedere con il rischio dell’impresa. Sopratutto in un mercato in evoluzione come il nostro, proprio grazie ad internet e la sua globalizzazione.

LLCR – Loan Life Coverage Ratio

Il Loan Life Coverage Ratio rappresenta l’indicatore di bancabilità che di norma si utilizza durante il periodo di sussistenza del debito ed è pari al rapporto fra la somma cumulata ed eventualmente attualizzata dei flussi di cassa a servizio del debito, incrementata della riserva di cassa utilizzata per il pagamento del debito stesso. Diviso il debito residuo calcolato al momento iniziale in cui viene effettuata la valutazione.

È utilizzato per l’analisi della sostenibilità di un determinato livello di indebitamento e consente di valutarne la rischiosità ed il relativo costo. Sopratutto se l’impresa rappresenta più aperture di credito verso istituti diversi.

L’indicatore ha un’interpretazione meno immediata rispetto al DSCR, ma un valore superiore all’unità rappresenta una garanzia più efficace o meglio rispondente alle aspettative dei finanziatori.

Infatti il flusso di cassa da utilizzare nel computo non è il Flusso di cassa operativo, utilizzato per il DSCR, bensì il Flusso di cassa al servizio del debito.

Tale flusso rappresenta il totale delle risorse di cui l’azienda dispone per rimborsare la quota capitale del debito contratto e corrispondere i relativi interessi passivi. Immaginiamo quando la banca chiede rimborsi ad oras e rientri assurdi, dopo aver concesso la linea di credito nemmeno raggiunta.

Mentre voi pensate di lavorare con la banca nell’ambito dello scoperto; La banca provvede a rilevare l’indice e se il valore non è assolutamente maggiore di 1, in quanto rappresenta la capacità dell’azienda con i flussi finanziari futuri  di remunerare il debito residuo, nell’arco dell’anno, allora vi richiede il rientro immediato.

Il valore da voi utilizzato entro la soglia dell’affidamento viene attualizzato al tasso che corrisponde al costo medio ponderato del capitale (cmpc), il quale tiene conto del costo del finanziamento stesso (oneri finanziari) e della remunerazione del capitale di rischio.

Se alla banca non conviene tenere i suoi soldi nelle vostre mani a prescindere dello scoperto accordato; Bisogna rientrare subito. Va bene tutto basta che si rientri.

Per il calcolo dei 2 indicatori, è necessaria la Redazione di un Piano Finanziario più che economico, il quale sia capace di sviluppare i flussi finanziari operativi futuri dell’azienda per il periodo di durata del finanziamento stesso.

Solitamente le banche considerano gli indicatori al minimo per 1.30-1.40, mentre quello medio per 1.5.

È importante quindi darsi una spiegazione quando vediamo rifiutarci nuovi finanziamenti dalla banca.
Evidentemente l’analisi finanziaria del nostro bilancio non soddisfa quei requisiti minimi di solvibilità ed affidabilità futura, il direttore della banca, non ha più la possibilità di aiutare.
Le soluzioni sono due;
O si migliora l’esposizioni dei dati del bilancio, attraverso un’analisi più professionale nella sua formazione, una sorta di revisione finalizzata alla finanza dell’impresa, alla esatta identificazione del patrimonio netto che in banca molti confondono ancora con il netto patrimoniale.
Oppure bisognerà rinunciare al credito pubblico bancario.
Optando quindi per la prima ipotesi; Anche in considerazione che la filiera dei flussi finanziari ormai sembra definitivamente impostata sul credito, infatti il merito e la premialità per le imprese si misura sempre più con la sua capacità di indebitarsi, così come per gli stati partecipi all’europa.
Appare anche consigliabile richiedere l’analisi di valutazione del proprio bilancio come di consueto in maniera totalmente gratuita semplicemente compilando la form.

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Tolleranza zero: sembrano indigenti ma evadono il fisco.

Tolleranza zero: sembrano indigenti ma evadono il fisco.

Tolleranza zero: sembrano indigenti ma evadono il fisco.Perché molti lavoratori dipendenti omettono di pagare le tasse ?

Semplicemente perchè spesso conviene a tutti non documentare il rapporto di lavoro in presenza di una collaborazione soprattutto se familiare.

Senza che stiamo zitti e facciamo finta di non sapere, saremo chiamati noi a coprire, le somme non raccolte dallo Stato per la copertura della spesa pubblica. Se non proprio coinvolti con l’evasore una volta scoperto il rapporto dagli organi ispettivi.

Il concetto civile è specificamente previsto con il seguente tenore:

Tutti sono tenuti a concorrere alla spesa pubblica in ragione della loro capacità contributiva”, così l’articolo 53 della nostra bella Costituzione che semplifica ed attribuisce ai produttori di reddito la capacità di contribuire alla spesa pubblica per finanziare la democrazia e la civiltà.

In termini pratici, tutti sono tenuti a pagare le tasse se producono quantomeno un reddito.

Chiaramente uno stato civile come il nostro ha previsto un’area di non tassazione per non vessare i lavoratori se non proprio indigenti,  chi guadagna una somma annuale nell’ambito della no tax area la quale  identifica un reddito imponibile che non è soggetto al pagamento di imposte e tasse; entro la soglia di povertà quindi, La no tax area è stata introdotta dalla Legge n. 289 del 2002 e più in particolare dall’articolo 2 con la finalità è quella di tutelare il primo scaglione di reddito Irpef ossia al di sotto della soglia di sussistenza l’argomento interessa anche molti proprietari di immobili che per colpa di consulenti poco attenti. Pagano e zitt! possiamo approfondire singoli casi se richiesto per fornire chiarimenti come di consueto in risposta alle domande via form di contatto.

Tornando all’obbligo di contribuire che si assolve con la presentazione della dichiarazione dei redditi, oltre che un concetto è un adempimento imposto dalla legge.

Nessuno può essere escluso da questo obbligo, nemmeno i lavoratori di settori particolarmente sfuggenti, uno in particolare in continua crescita e sempre più importante dal punto di vista di impiego sociale, il lavoro d’ausilio domestico.

Badiamo bene ! Stiamo coprendo una infinità o un esercito di evasori fiscali.

Badanti, colf, giardinieri, cuochi, babysitter e dog sitter, e così via se il loro business vale più di 8.000 euro all’anno sono obbligati a presentare anche loro la denuncia dei redditi alla stregua di tutti gli altri lavoratori.

Sono sempre di più i risultati di servizio della Guardia di Finanza; Da operazioni a campione i nominativi che ha scoperto evidenziano casi critici, con lavoratori che hanno “dimenticato” di dichiarare i propri redditi.

Una dimenticanza che si protrae da anni, assumendo i contorni della serialità. Senza contare come e quanto si allarga, proprio perché, coperta con convenienza da chi o meglio la famiglia che ne usufruisce.

Evasione totale

Non si tratta di casi isolati o riconducibili ad una determinata zona d’italia o nazionalità dei lavoratori. Infatti tra i nominativi di questi evasori fiscali totali scovati dalla GdF ci sono italiani, romeni, polacchi, filippini ecc. ecc..

Persone che pur lavorando stabilmente in ambito domestico e pur percependo redditi superiori alla no tax area citata, ogni anno omettono di dichiarare i propri redditi.

Per alcuni di loro la Guardia di Finanza ha scoperto che hanno tenuto nascosto redditi per oltre 300.000,00 euro, soldi sui quali si sarebbero dovute pagare le relative tasse proporzionali e che hanno cagionato un grave danno all’erario.

Le banche dati

Ormai anche la Guardia di Finanza ha pieno accesso alle banche dati e grazie all’incrocio degli stessi sarà sempre più semplice scoprire situazioni illegali.  Come quella che si genera quando per qualche lavoretto in casa non chiamate l’impresa autorizzata ma un lavoratore qualsiasi, per il quale certamente non conosciamo le sue capacità contributive, ma, come detto se guadagno più di 8 mila euro l’anno stiamo favorendo la sua evasione fiscale e contribuendo al riciclaggio di danaro. Perché semplicemente prodotto da fondi in nero.

Sarà così in tutta Italia, continueranno ad eseguire questi controlli sul lavoro in ambito domestico che risulta uno di quelli in cui la mancanza di dichiarazioni dei redditi da parte degli addetti è la più frequente.

La GdF ha stanato gli evasori totali controllando i nominativi presenti nelle banche dati e passando al setaccio quelli che presentavano numeri più rilevanti in materia di spese voluttuarie.

L’Irpef è l’imposta sul reddito delle persone fisiche.

Siamo tutti chiamati quindi, pertanto sui redditi prodotti dal nostro lavoro ogni anno occorre pagare l’Irpef.

I lavoratori autonomi provvedono a dichiarare e tassare i propri redditi; Ma il lavoratore dipendente anche in ambito domestico ha bisogno del suo datore di lavoro che interceda nei rapporti del lavoratore con il fisco.

Infatti

I datori di lavoro assumo la qualifica di sostituto d’imposta, e pagano le imposte a carico dei loro dipendenti decurtando dalla paga l’imposta (ed i contributi ma adesso parliamo solo dell’imposta).

Nel lavoro domestico non esiste un sostituto di imposta perché questa figura che nella generalità delle attività di lavoro subordinato è svolta dal datore di lavoro, non appartiene alla famiglia o all’anziano presso cui lavorano giardinieri, parrucchieri badanti e colf. Tutto legale, perché la legge prevede che nel lavoro domestico il datore di lavoro non funge da sostituto di imposta.

Devono essere i lavoratori a pagare le tasse presentando la dichiarazione dei redditi che tra l’altro serve anche per recuperare eventuali crediti di imposta a loro favore.

I redditi da lavoro prodotti da questi dipendenti sono soggetti ad Irpef e relative addizionali la regionale e quella comunale.

Le percentuali delle addizionali sono stabilite dagli Enti Locali mentre l’Irpef è una imposta a scaglioni i quali  aumentano all’aumentare del reddito.

Ad esempio per redditi sopra gli 8.000,00 euro annui e fino a 15.000,00 si paga il 23% di Irpef, l’aliquota sale al 27% sulla parte eccedente i 15.000,00 euro e fino a 20.000,00 e così via con aliquote appunto progressive 38, 41 e 43%.

L’invito quindi è quello di verificare che nell’ambito della famiglia, non vi siano situazioni a rischio se non proprio fuorilegge. Ovviamente la verifica in  relazione alle specifiche caratteristiche del rapporto di collaborazione familiare, per gli utenti di internet come di consueto è totalmente gratuita.

Ciascuno ha l’occasione di fare la sua parte per l’Italia e per favorire la legalità.

Chiunque usufruisce di lavoro anche da parte di un parente, anche se in casa propria, deve redigere un contratto di lavoro e denunciare la posizione all’INPS ed all’INAIL, poi dovete anche verificare che il soggetto percettore dei vostri soldi sia esente dall’IRPEF e relative addizionali, per la eventuale coincidenza dei compensi pagati rientrino nella No tax area.


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Tolleranza zero: sembrano indigenti ma evadono il fisco.

 


 

Impresa

Impresa

L’impresa è un’attività a vocazione economica, professionalmente organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e/o servizi.

Il concetto di “impresa” non va confuso con quello di “azienda“, che identifica invece il complesso dei beni organizzati dal suo titolare (imprenditore) per l’esercizio dell’attività caratteristica, nemmeno va confuso il concetto di “società“, che rappresenta invece uno specifico e nuovo soggetto giuridico esercente attività di impresa, spesso è anche un’azienda.

Si usa anche, come sinonimo di impresa, il termine inglese business letteralmente per indicare gli “affari” il movimento economico o gli scambi..

Si può dire quindi che l’impresa è l’attività esercitata dall’imprenditore, che potrà essere anche una società con o senza personalità giuridica.

L’azienda è in concreto l’alea aziendale, composta dagli immobili per le sedi, dalle attrezzature, dagli impianti, da tutto il personale, dai metodi di costruzione o produzione e quelli di controllo o procedure interne ed esterne di audit, più in generale le modalità di impiego e coordinamento/sfruttamento delle risorse di cui l’imprenditore dispone per esercitare appunto, la sua impresa.

La locuzione “ditta” per consuetudine, è anteposto alla denominazione od identificativo univoco commerciale dell’impresa in qualsiasi modo costituita. Di cui ne rappresenta anche un sinonimo.

In diritto commerciale si discute sulla possibilità che non tutte le imprese sono esercitate mediante un’azienda ad esempio il tipico caso dell’impresa individuale, ma non è possibile condividere appieno la teoria, in quanto anche l’imprenditore individuale se vuole fare impresa dovrà organizzarsi come fanno le aziende.

Va detto che, non sempre l’imprenditore è anche il proprietario dell’azienda.

Esistono alcune aziende le quali se pur organizzate quali imprese ad esempio l’ASL non hanno finalità di lucro ma di soddisfazione della clientela. Ovvero di raggiungimento di risultati sul piano socio assistenziale.

Gli studi professionali non sono imprese, non possono essere organizzati come una qualsiasi attivita’ economica. Possono avere caratteristiche molto vicine per organizzazione e tempi, ma lo scopo è totalmente diverso nessuno studio professionale persegue il fine del lucro, ma ciascun professionista titolare di studio, persegue le finalità di studio appunto; Di ricerca di applicazione delle regole scritte e non, di dare sempre maggiore credito alla propria opera per favorire tutta la categoria.

È difficile che un professionista quando si manifesta non coinvolga l’intera categoria di appartenenza. La differenza tra studi si puo’ notare sopratutto tra quanti eseguono compiti ripetitivi o volumetrici ad esempio gli studi legali delle compagnie assicuratrici. E gli studi che offrono assistenza alla propria clientela a 360 gradi, perche’ credono nell’amicizia e nella fiducia del proprio cliente.

Tornando all’impresa; È caratterizzata dallo scopo degli scopi. La famigerata produzione del reddito.

Inoltre come abbiamo detto l’impresa persegue. Lo scambio di beni o servizi e le conseguenti modalità adottate per il suo raggiungimento quali l’organizzazione, la economicità e la professionalità, la lealta’ commerciale desumibile attraverso l’impiego dei fattori produttivi a disposizione come ad esempio capitale, mezzi di produzione, materie prime e forza lavoro non da ultimi, relativi investimenti, provenienza modalita’ di impiego, destinazione.

È fondamentale per l’impresa che procuri capitale sufficiente a coprire e superare il costo delle spese di produzione, ossia produca un guadagno o profitto o utile: se questa non è più in grado di sopportare la spesa finisce inevitabilmente col fallire. Oggi e’ possibile prevenire tale forma di crisi aziendale, procurando che gli utili durante la vita della stessa azienda consentano di supportare l’impresa e la sua attivita’ anche quando gli utili non soddisfano tutte le le richieste finanziarie delle risorse aziendali utili all’attivita’ caratteristica dell’ impresa.

Con il termine core business si intende l’insieme delle attività principali che contribuiscono maggiormente alla produzione. Infatti il core business di un’azienda di trasporti è spostare merci, mentre il core business di un’azienda sanitaria quale l’ASL è curare i pazienti e prevenire.

Le imprese assumono tipologie diverse a seconda della tipologia della proprieta’ da cui parte l’idea e della tipologia della governance che la proprieta’ intende assumere per l’impresa da amministrare.


Se l’impresa e’ esercitata da una persona fisica si tratta di impresa in forma individuale, con questa forma l’imprenditore individuale rispondera’ in maniera solidale ed illimitata per i debiti della sua impresa. Se fallisce l’impresa fallisce anche lui.

Secondo il profilo giurisprudenziale, simili all’impresa individuale c’e’ quella familiare, formata dal 51% dall’imprenditore titolare dell’impresa e dal 49% da uno o piu’ familiari, riportanti un grado di parentela non superiore al 2º. Molte similitudini contornano l’azienda coniugale, di norma formata solo da marito e moglie. La sistematicita’ di aggregazione non incide in maniera sostanziale sulle regole civili e fiscali alle quali saranno soggette tutte le forme di attivita’ individuale o simile.

Se l’impresa è esercitata da una persona giuridica assume invece una veste societaria tra le forme aziendali collettive, che può essere a natura personale, di capitale o collettiva:

    • di società di persone. Le quali sono caratterizzate da un’autonomia patrimoniale imperfetta. Cioe’ il patrimonio della società non è perfettamente distinto da quello dei soci, per cui i creditori possono rivalersi se il patrimonio della societa’ è insufficiente a saldare il suo credito anche sui beni dei soci. Il nostro codice prevede
      • la società semplice (S.s.) non destinata alle attività commerciali, ma per gestire un’attività di tipo agricola o professionale, come ad esempio uno studio associato;
      • la società in nome collettivo (S.n.c.), nella quale tutti i soci sono responsabili solidalmente ed illimitatamente per le obbligazioni sociali.
      • la società in accomandita semplice (S.a.s.) in cui i soci
        • accomandatari amministrano la società e rispondono in maniera solidale ed illimitata con le obbligazioni sociali. Mentre i soci
        • accomandanti rispondono limitatamente al capitale conferito. Non possono amministrare la società.
    • le società di capitali sono quei soggetti giuridici che godono di autonomia patrimoniale perfetta, infatti il patrimonio di questo tipo di società è ben distinto da quello dei soci. Se una società di capitali fallisce, i creditori possono attingere solo dal patrimonio della società per capitale, beni immobili, ricavato dalla vendita delle attivita’ o dei brevetti posseduti dalla stessa, ecc. Una volta esaurito il patrimonio della società, se ci sono ancora debiti, essi restano insoluti. Le possibili forme che può assumere sono:
      • società a responsabilità limitata (S.r.l.),
      • società a responsabilità limitata semplificata (S.r.l.-s), Anche agricola, artigiana, unipersonale. a capitale ridotto il minimo per costituire e’ un solo euro.
      • società per azioni (S.p.a.)
      • società in accomandita per azioni (S.a.p.a.).
    • le società cooperative rappresentano una particolare forma societaria, le cui peculiarità sono connesse allo scopo mutualistico che perseguono.

Le imprese producono beni materiali  molto diversificati come le

    • Imprese agricole che producono beni non necessariamente sfruttando processi naturali legati alla terra, allevano animali, curano cicli biologici, praticano l’attività boschiva oggi anche del turismo o ricettivo agricolo rurale.
  • Imprese artigianali e industriali le quali compiono trasformazioni dei beni. 

Imprese che producono servizi 

  • Imprese di trasporto e telecomunicazioni;
  • Imprese di distribuzione di energia elettrica, gas, acqua;
  • Imprese di servizi ausiliari al commercio ed alla distribuzione;
  • Imprese di credito od intermediari abilitati;
  • Società di intermediazione finanziaria;
  • Imprese di assicurazione e riassicurazione;
  • Imprese di somministrazione di lavoro e ricerca del personale;
  • Imprese che erogano servizi di consulenza non riservata ali iscritti in albi professionali;
  • Imprese che erogano servizi di formazione professionale;
  • Imprese operanti nel settore della cura della salute che possono essere convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale Italiano,
  • Imprese del benessere, della prevenzione/diagnostica sanitaria (es: ospedali privati, terme, laboratori di analisi mediche, centri di riabilitazione, SPA, ecc.);
  • Imprese che forniscono servizi di assistenza alle persone quali: baby e dog sitter, badanti, sorveglianti accompagnatori e similari, vigilanza, accettazione o ricevimento cose e persone;
  • Società sportive;
  • Società che svolgono attività di contact center;
  • Laboratori di analisi, prove e tarature;
  • Imprese che forniscono servizi informatici;
  • Imprese di facchinaggio e pulizia;
  • Societa’ od Organismi di certificazione e di omologazione;
  • Imprese che noleggiano mezzi, apparecchiature, strutture, sistemi informatici;
  • Imprese che si occupano della manutenzione di infrastrutture di proprietà di terzi e/o gestiscono i servizi connessi;
  • Imprese per la manutenzione del verde giardinaggio, disboscamento, taglio boschivo;
  • Imprese di installazione, manutenzione e/o assistenza post vendita, monitoraggio, riparazione di impianti, apparecchiature, sistemi, macchine ed attrezzature, opere in genere;
  • Imprese di intermediazione commerciale, del tipo talent scout per agenti e rappresentanti;
  • Imprese di partecipazione finanziaria od holding, di intermediazione finanziaria, per utilizzo di concessioni pubbliche o private;
  • Imprese dell’intrattenimento, dello spettacolo, della cultura, della formazione e dell’informazione della emissione radio e televisiva;
  • Imprese del turismo e della ristorazione.

Per qualsiasi dubbio sulle  forme, di società, per aprire e condurre un’impresa. Non esitate ad inviare la form di contatto totalmente gratuita per gli utenti di internet.

Per tutte le modifiche od i rapporti con l’agenzia delle entrate per la gestione della vostra partita iva, non esistate a compilare la form.

Tutte le imprese nostre assistite sono gestite in cloud anche le imprese “manifatturiere” quelle del “commercio” o del terziario avanzato ai piu’ noto come settore dei “servizi”, trovano all’interno della nostra cloud assistenza h24 sicurezza informatica e discrezione degli impiegati.

L’elenco delle tipologie di imprese di servizio da noi assistite contiene solo una parte, a titolo di esempio, in quanto il mondo dei servizi è oggetto di continua evoluzione. Non perdere l’occasione di creare la tua impresa di produzione o di sevizi.


Semplice modulo di contatto

 

Fattura Elettronica e Bollo da 2 €

Fattura Elettronica e Bollo da 2 €

Fattura Elettronica e Bollo da 2 €

E’ disponibile, nel portale Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate, il servizio che consente all’operatore Iva di verificare il calcolo ed effettuare il pagamento dell’imposta di bollo dovuta sulle fatture elettroniche trasmesse attraverso il Sistema di Interscambio (SdI).

In alternativa si può versare tramite i modelli F24 e F24 Enti pubblici utilizzando i codici istituiti con la risoluzione n. 42E del 09/04/2019 riportata più sotto in estratto.

In particolare, per le fatture elettroniche emesse via SdI nel trimestre di riferimento, il servizio consente di visualizzare il numero di documenti per i quali è stato indicato l’assolvimento dell’imposta di bollo e l’importo complessivo del tributo dichiarato.
Il servizio permette, se necessario, di modificare il numero delle fatture per le quali deve essere assolta l’imposta di bollo e calcola di conseguenza l’ammontare del tributo complessivamente dovuto.

Il pagamento può essere effettuato, tramite lo stesso servizio, con addebito sul proprio conto corrente bancario o postale. In alternativa, può essere generato il modello F24 già precompilato, per poi effettuare il pagamento secondo le istruzioni della risoluzione n. 42/E del 9 aprile di quest’anno, che ha istituito gli specifici codici tributo.

Scadenza imposta di bollo fattura elettronica

Ai sensi del Decreto Ministeriale del 28 dicembre 2018, che ha Modificato il DM 17 giugno 2014, concernente le modalità di assolvimento dell’imposta di bollo su fatture elettroniche. (19A00047) (GU Serie Generale n.5 del 07-01-2019)

Il pagamento dell’imposta relativa alle fatture elettroniche emesse in ciascun trimestre solare è effettuato entro il giorno 20 del primo mese successivo.

Pertanto, per le fatture elettroniche emesse nel primo trimestre 2019, il pagamento deve essere effettuato entro il 23 aprile, tenuto conto che il giorno 20 aprile è sabato e dei successivi giorni festivi.

RISOLUZIONE N. 42/E Divisione Servizi, 9 aprile 2019

OGGETTO: Istituzione dei codici tributo per il versamento, tramite i modelli “F24” e“F24 Enti pubblici”, dell’imposta di bollo sulle fatture elettroniche

L’Agenzia delle entrate rende noto l’ammontare dell’imposta dovuta sulla base dei dati presenti nelle fatture elettroniche inviate attraverso il Sistema di interscambio riportando l’informazione all’interno dell’area riservata del soggetto passivo I.V.A. presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Il pagamento dell’imposta può essere effettuato mediante il servizio presente nella predetta area riservata, con addebito su conto corrente bancario o postale, oppure utilizzando il modello F24 predisposto dall’Agenzia delle entrate.”

La suddetta disposizione si applica alle fatture elettroniche emesse dal 1° gennaio 2019.
Tanto premesso, fermo restando che il versamento dell’imposta di bollo sulle fatture elettroniche può essere effettuato attraverso l’apposito servizio telematico reso disponibile nell’area riservata del soggetto passivo IVA, accessibile dal sito internet dell’Agenzia delle entrate, in alternativa, per consentirne il pagamento tramite i modelli “F24” e “F24 Enti pubblici” (F24 EP), si istituiscono i seguenti codici tributo:

CODICE TRIBUTO IMPOSTA DI BOLLO FATTURE ELETTRONICHE

  • 2521 denominato “Imposta di bollo sulle fatture elettroniche – primo trimestre
  • 2522 denominato “Imposta di bollo sulle fatture elettroniche – secondo trimestre
  • 2523 denominato “Imposta di bollo sulle fatture elettroniche – terzo trimestre
  • 2524 denominato “Imposta di bollo sulle fatture elettroniche – quarto trimestre
  • 2525 denominato “Imposta di bollo sulle fatture elettroniche – SANZIONI
  • 2526 denominato “Imposta di bollo sulle fatture elettroniche – INTERESSI

In sede di compilazione del modello “F24”, i suddetti codici tributo sono esposti nella sezione “Erario”, esclusivamente in corrispondenza delle somme indicate nella colonna“Importi a debito versati”, con l’indicazione nel campo “anno di riferimento” dell’anno cui si riferisce il versamento, nel formato “AAAA”.

In sede di compilazione del modello “F24 Enti pubblici”, i suddetti codici tributo sono esposti esclusivamente in corrispondenza delle somme indicate nella colonna “Importi a debito versati”, riportando nella sezione “DETTAGLIO VERSAMENTO” i seguenti dati:

  • nel campo “sezione”, il valore “F” (Erario);
  • nel campo “codice tributo/causale”, uno degli elencati codici tributo;
  • nel campo “riferimento A”, nessun valore;
  • nel campo “riferimento B”, l’anno cui si riferisce il versamento, nel formato“AAAA”.

CODICE TRIBUTO IMPOSTA DI BOLLO FATTURE ELETTRONICHE EMESSE PRIMA DEL 01/01/2019 ED ALTRI DOCUMENTI INFORMATICI

Sono utilizzati per il versamento dell’imposta di bollo relativa ai documenti informatici diversi dalle fatture elettroniche, nonché alle fatture elettroniche emesse fino al 31 dicembre 2018 i seguenti codice tributo:

  • 2501 denominato “Imposta di bollo su libri, registri ed altri documenti rilevanti ai fini tributari
  • 2502 denominato “Imposta di bollo su libri, registri ed altri documenti rilevanti ai fini tributari- SANZIONI
  • 2503 denominato “Imposta di bollo su libri, registri ed altri documenti rilevanti ai fini tributari – INTERESSI

CONTROLLO CONTRASSEGNI TELEMATICI
Il servizio dell’ Agenzia delle Entrate consente di controllare che il contrassegno che vi interessa non sia contraffatto. Sarà sufficiente inserire i dati del contrassegno nella form seguendo il link Valori Bollati.


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