“eurozona” In piena bolla economica

“eurozona” In piena bolla economica.

Informarsi per comprendere

Il concetto di Banca Centrale nell’eurozona, ha portato l’euro in piena bolla economica; V’invito a seguire il video, per meglio comprendere il concetto di Banca Centrale e del motivo per il quale, la conclamata e storica crisi europea sembra sia volontariamente fatta sfociare in una gigantesca bolla economica, il prolungarsi della crisi sta innescando anche la inevitabile bolla finanziaria.

<p>Per l’appunto vanno considerate le disfattiste politiche finanziarie della BCE soprattutto in occasione delle regole dettate per rispondere agli effetti negativi della pandemia da COVID-19.

Solidarietà; Sulla parola è nata la Comunità Europea, ben vengano quindi tutte quelle riforme che favoriscono la concreta distribuzione della ricchezza, attraverso la crescita economica, di tutti gli stati membri. Quando uno o ciascuno dimostra difficoltà ben venga l’intervento comune in suo favore, ben venga quindi anche la creazione della moneta e la banca centrale unica.

Perché per rispondere alle esigenze finanziarie crate dalla pandemia, la BCE non ha semplicemente immesso nell’economia danaro. Comprando o cartolarizzando i debiti delle banche. Rendendo loro liquidità da investire nella ripresa dei paesi.

In un mercato comune

La risposta deve essere comune, invece la BCE distingue le finanze dei paesi tra di loro, i risultati discriminatori verso l’Italia e gli italiani sono sotto gli occhi di tutti. Supportati dal peccato originale da espiare rappresentato dalla evasione fiscale e dalle influenze mafiose nella politica.

Per qualsiasi Banca Centrale immettere danaro è una operazione dal costo quasi pari a zero, anche per la BCE adottare questa procedura a costo quasi zero, avrebbe risolto o quantomeno contribuito alla soluzione in maniera significativa a questi tre problemi:

  1. All’economia occorre creazione di danaro, il contante è concentrato nelle mani di pochi;
  2. Le banche vogliono liberarsi dei debiti, i bilanci sono oppressi e le riserve non garantiscono le esposizioni;
  3. Il settore immobiliare ha bisogno di volumi, le compravendite appunto.

L’ultima unione

Che ci ha interessato è quella dell’Italia che ha visto protagonista il nord a discapito del sud, infatti il Regno delle due Sicilie fu assorbito con forza, per coprire le perdite di casa Savoia; Dal 1860 se osserviamo il tempo trascorso e lo dividiamo in ventenni, l’Italia è sempre stata in crescita, ha sempre visto crescere il PIL e conseguentemente il reddito pro capite, la qualità di vita, la considerazione da parte di tutte le nazioni al mondo, soprattutto gli stati concorrenti.

In coincidenza degli anni ottanta la crescita ha rallentato il suo corso si è stabilizzata fino agli anni 2000 quando in coincidenza dell’introduzione della moneta unica nel 2002, la nostra crescita è stata sempre oppressa da quella media europea. In pratica cresciamo se cresce l’Europa; E comunque cresciamo sempre meno, degli altri paesi.

Come di norma accade tra tutti gli stati che si uniscono, si realizza una Banca Centrale l’organismo è sovra azionale e non dipende da nessuno degli stati membri. Per trattato (Maastricht) la nostra BCE nemmeno può essere controllata.

In alternativa all’acquisto

Degli oneri passivi delle Banche con moneta nuova da parte della BCE; Si possono individuare i richiedenti dei prestiti e dei mutui tra quei clienti a rischio zero, oppure ancora si possono varare correzioni e variazioni di bilancio per ripianare i debiti in particolare quelli delle banche.

La politica economica dimostra il concetto di Banca Centrale della BCE, il quale implica che il deficit delle banche debba essere assorbito solo ed esclusivamente dai contribuenti. La BCE consiglia gli stati membri ad utilizzare le imposte, per ripianare i debiti delle banche. In italia poi, tra Etruria e Monte dei Paschi, non ci facciamo mancare mai niente. E così siamo tutti a pagare i default delle banche senza che esiste nemmeno una causale tra il debito delle banche ed il mancato pagamento dei mutui.

Interventi richiesti ma non attualizzati

In qualsiasi momento quindi, la BCE potrebbe intervenire per evitare deflazione e recessione, semplicemente immettendo nuova moneta contante. Aumentare così la massa monetaria in circolazione. Tenuto conto anche delle limitazioni sulla circolazione del contante, infatti ormai si sente la mancanza del contante anche per somme entro le soglie previste per limitare la circolazione.

La Banca Centrale questo non lo fa anzi attende e attende ancora fino a quando non vede le riforme. I paesi devono attuare riforme strutturali nel proprio sistema legale, altrimenti la BCE prolunga volontariamente ciascuna crisi che colpisce l’eurozona.

È forte in Italia il sospetto degli economisti

Che siano esaurite le riserve delle banche, e che la BCE non si senta garantita per i nuovi prestiti anche se in casi eccezionali comuni, come la pandemia da COVID-19 e pretende. Dall’Italia in particolare oltre le riforme della struttura legale, chiede anche la cessione ovvero la rivalutazione di beni tra mobili ed immobili, attuando così l’allentamento quantitativo.

Anche volendo assecondare le mire della BCE bisognerebbe comunque conoscerle, l’ente ricordiamo, non soggetto a controllo alcuno. Non è dato di conoscere ne la natura ne le finalità della politica economica che ci vogliono imporre dalla BCE, in quanto ci viene proposto in tema politico e burocratico, ma mai in forma tecnica.

stiamo vivendo in Italia

Una nuova guerra fredda esclusivamente economica basata sulla pressione sociale. Si sta facendo in modo che le riforme siano chieste direttamente dal popolo, sempre più bisognoso

Serpeggia nel mondo economico c.d. neo classico, una preoccupante convinzione e cioè che esiste un solo modello economico che passa attraverso lo smantellamento ed il trasferimento delle funzioni alla Banca Centrale, del Ministero delle Finanze.

Gli scandali e gli intrecci

Tra la politica ed i funzionari dello stesso ministero delle Finanze, favoriscono il convincimento e la condivisione anche dalle fasce sociali difficili da raggiungere da parte della BCE. Perchè le banche distribuite sul territorio comunque si muovono nel campo del doppio gioco, tra le direttive della BCE e le esigenze dei clienti, ciascuno di noi.

Non attuando interventi resi alla ripresa, ma piuttosto improntati allo svilire delle possibilità di crescita, vedi i risvolti del reddito di cittadinanza, il quale favorisce l’ozio ed il lavoro nero del percettore e non il suo regolare impiego. La BCE costringe a tutti noi nel pensiero che dobbiamo favorire riforme ed unione fiscale.

Tutti i mercati ci osservano

Qualsiasi circostanza negativa sia concordemente addebitata dagli economisti di tutto il mondo alla Banca Centrale Europea, di norma la BCE si difende affermando che sono i diversi Ministeri delle Finanze ad indurla in errore ed aggiunge che per evitare in futuro il ripresentarsi dello stesso problema bisogna che gli stati membri:

  1. Trasformino il sistema politico, in pratica si chiede che tutte le iniziative di utilità sociale debbano essere presentate dai burocrati della finanza e non dai politici, che rappresentano l’espressione delle necessità direttamente del popolo sul territorio;
  2. Non sarà possibile alcuna ripresa economica se non attraverso le Riforme Legali e Strutturali;
  3. Ulteriore necessaria trasformazione riguarda specificamente l’economia. La profonda radicale variazione consiste nel passaggio da una economia basata sul risparmio, ad una economia basata sugli investimenti.

Saremo obbligati

A prelevare i risparmi dalle banche e trasferirli nel mercato azionario (vedi il proliferare delle società di trading molto presenti on line) il soggetto ostico a questo sistema è già da tempo, messo in condizione di non produrre più risparmi. Al punto di consentirsi il rimando alla fortuna, vedi il proliferare delle lotterie c.d. gratta e vinci/perdi.

V’è più, per invogliare i correntisti (risparmiatori) a ritirare i soldi dalle banche per investirli direttamente nel mercato finanziario (non più protetto e garantito dalle banche), si assegnano sgravi fiscali sul capital gain, che riguarda le imposte da pagare sui guadagni da investimento.

L’obiettivo finale

Tralasciando il sistema economico cinese, ancora alla ricerca di una identità dopo lo scoppio della bolla generata dal credito basato sugli immobili rivalutati fino al 300%

Ci rimane da osservare cosa è successo al sistema economico delle tigri asiatiche (Corea del sud, Tailandia, Indonesia) come è stato assoggettato dal FMI (Fondo Monetario Internazionale con sede a Washington) il quale pur rivendicando la sua indipendenza, non nasconde evidenti favoritismi verso il sistema da imporre, infatti mente le tigri asiatiche furono costrette ad accettare investimenti dall’estero, in cambio degli aiuti richiesti. Quando fu il maggiore fondo speculativo di investimento ad andare in difficoltà, rischiando di trascinare le maggiori banche d’affari americane il FMI ha imposto a Wall Street di risolvere il problema.

Sembra proprio che la BCE segua le orme del FMI

E che quindi il modello economico previsto anche per noi irriducibili risparmiatori, sia proprio il capitalismo azionario di stile americano. Il sistema se pur ha consentito una discreta crescita agli stati uniti d’america:

  1. Favorisce la crescita della disoccupazione;
  2. Evidenzia le disuguaglianze sociali di reddito e differenzia la distribuzione di volume della ricchezza;
  3. Contribuisce significativamente alla crescita di suicidi ed episodi di delinquenza violenta;
  4. Aumenta il tasso di aggressione da parte dei creditori verso i debitori quando inadempienti. Rallentando la volontà dell’imprenditore di rischiare nell’impresa.

A questo proposito è possibile trarre convincimenti personali osservando proprio la storia della valuta cinese. Il  documentario chiude con l’ottima analisi dell’attività della BCE.

Se avete visto il documentario, Ben tornati;

Altrimenti ci possiamo fidare, dei maggiori esperti di economia mondiale

Siamo tutti coscienti che il principio di solidarietà alla base della nascita dell’unione europea, si è da tempo perso nei trattati europei, oggi il principio della BCE e del suo EURO è la proposizione di politiche monetarie che creano crisi,  che le crisi sono necessarie a favorire le riforme strutturali dei paesi membri.

E che infine con le prefate riforme, lo Stato Nazionale e le sue istituzioni interne sono ridotte ad intermediario verso i cittadini ormai europei. Svuotati di ogni identità e prospettiva di futuro.

Infatti le direttive contraddittorie e confuse della Banca Centrale Europea, diramante alle banche già di per se non capaci di produrre profitti a causa della loro stagionata organizzazione, hanno generato dalla crisi economica anche questa evidente bolla finanziaria.

Non interviene dimostra che non basta, la BCE vuole di più

Per quanto letto, studiato e soprattutto dimostrato dalla concetto di Banca Centrale della BCE è chiaro che la crisi è manipolata anche in europa, ciò soprattutto a causa del fatto che i risultati delle pressioni sui paesi membri e cioè :

  1. il trasferimento del potere legale di emettere moneta;
  2. il trasferimento del potere fiscale.

Non sono stati sufficienti anche alla nostra Banca Centrale, di attuare politiche mirate alla ripresa economica basata verso l’economia di mercato vicina al popolo ed alla coesione e non quella della finanzia asettica e senza cuore.

Quindi l’Europa chiede di più, qualcuno ha capito oppure sa che cosa? A ciascuno le proprie conclusioni, prima di continuare a lamentarci.

Potete inviare il vostro pensiero utilizzando il form sotto

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il ruolo strategico dell’IoV nella Blockchain

il ruolo strategico dell’IoV nella Blockchain

Il nostro ufficio come per altro molti altri in Italia. Ormai siamo sempre più attenti all’Internet of  Value, infatti la ricca serie di casi e di esperienze di cui ci occupiamo. Segnalano un rapporto sempre più stretto tra Internet dei Valori e Blockchain.

Spesso ci domandiamo come, la Blockchain delle Imprese e dei Professionisti. Possa prepararci alla nuova “Internet” quella del Valore Aggiunto, il valore di riferimento per la stabilità oppure della Crescita.

In strettissima correlazione la Blockchain interfaccia le attività d’impresa con quelle dei Professionisti che orbitano intorno al mondo del lavoro;

Possiamo sicuramente confermare che la Blockchain sta assumendo un ruolo sempre più importante nel mondo del business. Sia quello finanziario dei servizi che in quello del manifatturiero in particolare.

Il merito va anche al rapporto sempre più stretto tra la tecnologia di gestione dei Big Data e gli sviluppi dell’Internet of Value.

Grazie all’intuizione e alla lungimiranza di alcune imprese tra le quali le startup ovvero di molti professionisti. Si è compreso il valore di sviluppo e di crescita. Del proprio core business che “Internet del Valore” poteva cogliere nel momento in cui ai contenuti per servizi o di prodotti. Posti in internet veniva associata e garantita una specifica identità del fornitore del produttore, del titolare dello studio professionale o di un artista.

Sul tema la Blockchain sta dimostrando la sua vocazione a nuove soluzioni sempre più accessibili e affidabili.

Proprio per dare evidenza e cercare di rendere la portata di questa prospettiva anche il nostro Studio promuove la sostenibilità dell’attività con la Blockchain per. Imprese/Professionisti, come tanti altri studi all’avanguardia dedichiamo un intero settore interno al rapporto tra “Blockchain e Internet of Value”

Ma e soprattutto dedichiamo tanto spazio e tanta attenzione alle soluzioni che si riferiscono a progetti aziendali ovvero  artistici o professionali basati sulle nuove tecnologie; Per supportare il valore del proprio core business, che si può generare solo con l’impiego massivo delle nuove tecnologie.

L’IoV (Internet of Value)

È certamente un tema stimolante permeato di strategia che può essere applicato e sfruttato da tutti, ma solo nel momento in cui si ha una visione di insieme delle prospettive legate alla Blockchain.

Ed è proprio su questi nuovi e stimolanti temi, che si concentra l’attività dei commercialisti ed anche del nostro Studio.

L’impegno è dedicato alle imprese in generale interessate al mondo del business ivi compresi i Professionisti, siamo tutti chiamati a mettere a disposizione indicazioni, stimoli, idee, strumenti e quella serie di esperienze individuali per capire come e quando la Blockchain può portare valore alla vostra impresa, quando e come occorre prepararsi od attuare i correttivi necessari per per l’ufficio Professionale.

 

In questa fase verte il nostro studio il quale concentra la sua attività per dedicarla all’Internet of Value con esempi di soluzioni e applicazioni possibili; Blockchain e Intelligenza Artificiale, Blockchain e Big Data, conduciamo il nostro impegno in approfondimenti dedicati ai mercati come il manifatturiero, l’ industria 4.0, fashion, agrifood, trasporti e logistica, energia, farmaceutico, finance, media e tutti gli altri.

Siamo convinti, che tutti possono accedere liberamente al sostenibile sviluppo della Blockchain, unito alla fidelizzazione della clientela.

Vero ed unico mostro, cerbero di tutte le attività. È possibile richiedere maggiori informazioni o dettagli anche per esigenze specifiche in maniera anonima e gratuita semplicemente compilando il form che segue:

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il ruolo strategico dell’IoV nella Blockchain

Pagina web a norma

Pagina web a norma

Avere una pagina web oggi è cosa comune.

Molto spesso purtroppo ci ritroviamo di fronte a pagine web che mancano dei requisiti legali per poter essere online.

Vediamoli allora; Quali sono i requisiti richiesti dalla legge per poter avere una pagina web a norma.

Dato che vi sono molti requisiti, molti di questi hanno bisogno di ulteriori spiegazioni, ci limiteremo in questa sede ad effettuare una panoramica generale di quali sono quelli più importanti richiesti della legge, per poi addentrarci in profondità in altre sedi.

Indicare le generalità del titolare

Come per ogni altra attività, anche la pagina internet dovrà indicare le generalità del titolare della stessa. In base alla nuova formula dell’articolo 2250 Codice Civile, se il titolare di una pagina web è una Società questa dovrà pubblicare nella pagina i seguenti elementi:

  • Ragione sociale, sede legale, Codice Fiscale e Partita IVA;
  • Posta elettronica certificata (PEC);
  • Ufficio del Registro dove si è iscritti;
  • Numero Repertorio economico amministrativo (Rea);
  • Eventuale liquidazione in seguito a scioglimento;
  • Eventuale stato Unipersonale della Società, ossia se vi è un unico socio;
  • Società o ente alla cui attività di direzione e di coordinamento la società è soggetta (art. 2497-bis c.c.), ossia se vi è un gruppo di società.
  • Se la Società è una Società di capitali (S.p.a., S.r.l., S.a.p.a.) dovrà indicare anche il capitale sociale.

Nel caso in cui invece il titolare della pagina web sia un soggetto autonomo ditta individuale con Partita Iva, si applicherà l’art. 2199 c.c., e si dovrà indicare:

  • La stessa Partita Iva e Codice Fiscale;
  • Numero registro imprese presso il quale è iscritto.

Nel caso, infine, in cui il titolare sia un’Associazione o un Ente del terzo settore, si dovrà indicare l’eventuale Partita Iva e il nome per esteso dell’Associazione o dell’Ente.

E’ molto importante indicare quanto previsto dalla legge, in quanto le sanzioni vanno da 100 € a 10.000 € per omessa comunicazione.

Le note di cui sopra non rappresentano una consulenza specifica, ma lo stato attuale della norma, per eventuale approfondimento gratuito via internet potrete usare la form di contatto che segue.

Nome e Cognome
eMail

ECA. abrogata ma i comuni la riscuotono;

ECA. abrogata ma i comuni la riscuotono;

L’ECA é contenuta in migliaia di avvisi di accertamento nonostante abrogata, i comuni continuano a riscuoterla a mezzo ruoli contenenti importi relativi alla locuzione “addizionale ex Eca”. 

La ex Tarsu rinominata TARI dal 2013 fa nutrire forti dubbi sul fondamento della pretesa per gli abituali rilievi che ne compromettono l’efficacia.

Cos’è L’ECA

ECA è la sigla degli ex “Enti comunali di assistenza”, istituiti con la legge n. 837 del 3 giugno 1937 in sostituzione delle preesistenti “Congregazioni di carità”. Gli enti ECA furono soppressi di fatto già nel 1978, con il passaggio delle funzioni assistenziali e sanitarie alle Regioni.

La storia dell’ECA

L’addizionale  fu istituita con il R.D.L. 2145 del 30 novembre 1937, convertito con la L. n° 614 del 1938, nella misura del 2% sui tributi erariali. Dopo la soppressione degli ECA, l’addizionale nel frattempo elevata sino al 10 % infatti è stata devoluta dalla legge n° 549 del 28 dicembre 1995 ai Comuni, i quali potevano riscuoterla sul prelievo della tassa sui rifiuti.

Federalismo Impositivo

Il Regio Decreto consentiva il prelievo sui tributi riscossi tramite concessionario e ruolo, in questi termini hanno continuato le disposizioni che nel tempo si sono succedute, in particolare la L. 549/1995 e il D.M. delle Finanze del 2 maggio 1996.

Con il D.Lgs. n. 446 del 1997 il legislatore attribuì ai Comuni una specifica potestà regolamentare in materia di accertamento e di riscossione dei tributi locali e delle altre entrate proprie, introducendo la formula della riscossione diretta, che consente agli enti comunali di procedere in autonomia.

Stabilito che l’addizionale è consentito riscuoterla tramite il Concessionario (ex Esattorie) e ruolo (titolo esecutivo), ci si domanda se l’addizionale ECA sia dovuta anche per quei Comuni che procedono direttamente all’accertamento e riscossione dei tributi locali come il caso di Salerno. A giudicare dalla scomparsa dell’addizionale dal calcolo sembra proprio scomparsa definitivamente.

Tutto è possibile

Intanto sono intervenuti anche autorevoli pareri, fino alla Corte dei conti (cfr Sezione Regionale di Controllo per la Lombardia, deliberazione n. 146/2009/PAR del 24 aprile 2009 e nr 274/2011 della sezione regionale di controllo della Campania) che ne stabiliscono la non applicabilità dell’addizionale ECA.

Stante ciò, in base a quale legge e regolamento il Comune di Salerno continuava ad applicare tale addizionale nonostante la sua intervenuta abrogazione con la gestione diretta del servizio di riscossione omettendo di emettere il ruolo presupposto fondamentale per la sua riscossione.

Più nel profondo della sua inapplicabilità

Non è da escludere, altresì, la presumibile violazione costituzionale posta in essere dallo stesso Comune in quanto la reiterata applicazione dell’addizionale ex ECA senza alcuna altra specificazione, di per sé vìola l’art. 53 della Costituzione perché il prelievo addizionale non è correlato ad alcun servizio.

Mai fidarsi degli addebiti alla cieca

Non indirizzandosi a finanziare direttamente alcunché, ovvero supportare alcuna spesa comunale, il criptico prelievo quando presente in dettaglio, assume i chiari tratti dell’imposta più che della tassa, violando apertamente il principio costituzionale della capacità contributiva di ciascuno.

Per ricevere maggiori dettagli e spiegazioni sulle voci di addebito indicati nelle richieste di pagamento ricevute, potete fare riferimento al form che segue.

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ECA. abrogata ma i comuni la riscuotono;

web scraping! cos’è ?

web scraping! cos’è ?

L’argomento del post riguarda le  cose da sapere sulla indicizzazione nei motori di ricerca di una pagina od un URL. Prima di approfondire l’argomento e comprendere il significato delle due parole inglesi, dobbiamo capire cos’è il web-scraping, intendiamo anche fornire uno spunto di riflessione su come è possibile renderlo utile agli scopi di ciascuno.

Il web-scraping è una tecnica utile ad estrarre automaticamente informazioni specifiche (oppure oggetto di studio) dalle pagine pubblicate in Internet utilizzando un software che simula la navigazione; Umana.

Un valido aiuto

Il web-scraping ci aiuta ad estrarre grandi volumi di dati, da finalizzare per cercare nuovi clienti, prodotti specifici, non solo ma anche persone, indicazioni sui singoli mercati azionari, ecc.

È tutt’ora difficile ottenere questo tipo di informazioni su larga scala utilizzando metodi tradizionali di raccolta dati. In passato si spulciavano e trascrivevano gli annuari le riviste e tutti i mezzi di diffusione delle informazioni, dei quali internet ha ereditato la funzione tecnica e sociale.

Di norma si utilizzano i dati raccolti da un sito web singolo come da una specifica cerchia, oppure da uno o più  portali di e-commerce, da canali social media ecc.; Per conoscere le tendenze i comportamenti e le opinioni dei potenziali clienti, i loro modelli di desiderio e di acquisto e le associazioni e gli attributi del marchio.

I motori di ricerca come Google utilizzano da tempo i cosiddetti crawler web che cercano termini definiti dall’utente su Internet. I crawler sono boot speciali che visitano i sito web singolarmente per creare da ciascuno associazioni tra termini di ricerca, per classificarli.

il primo motore di ricerca WWW

JumpStation è stato il primo motore di ricerca come oggi li intendiamo che si è comportato, ed è apparso all’utente, come fanno gli attuali motori di ricerca web. L’indicizzazione è iniziata il 12 dicembre 1993 ed è stata annunciata sulla pagina web “Novità” di Mosaic il 21 dicembre 1993. Fu ospitato presso l’ Università di Stirling in Scozia e scritto da Jonathon Fletcher di Scarborough in Inghilterra, il quale si laureò  con lode in scienze informatiche nell’estate del 1992 successivamente fu anche indicato come il “padre del motore di ricerca “.

Jonathon fu impiegato come amministratore di sistema presso l’installazione della sua creatura il crawler JumpStation,  lo sviluppo ovvero, gli aggiornamenti come oggi li definiamo da parte del suo creatore, si interruppero quando lasciò l’Università alla fine del 1994, infatti considerati il tempo preistorico di internet, purtroppo non riuscì a convincere nessun investitore per sostenere finanziariamente la sua idea, inclusa la facoltosa Università “privata” di Stirling. Per avere una idea su quale progetto informatico bisognava finanziare, il database aveva 275.000 voci il suo indice era distribuito su 1.500 server.

JumpStation

Ha utilizzato titoli e intestazioni dei documenti per indicizzare le pagine Web incontrate in rete utilizzando una semplice ricerca lineare e non forniva alcuna classificazione dei risultati. Tuttavia, dobbiamo notare che guarda il caso, il codice di programma che utilizzava JumpStation aveva la stessa forma di base della attuale struttura di base del software di ricerca impiegato da Google; In quanto:

  1. utilizzava un indice costruito esclusivamente da un robot web,
  2. cercava in questo indice utilizzando query di parole chiave, inserite dall’utente su un modulo web,
  3. la cui posizione era ben nota,
  4. presentava i risultati corrispondenti a tali parole chiave, sotto forma di un elenco di  URL ( Uniform Resource Locator ), oggi chiamato colloquialmente indirizzo web.

Il web scraping o web harvesting è una tecnica di crawling. che nasce dall’idea di uno studente universitario d’informatica nel 1993, come tante altre conservata fino alla sua riscoperta dal solito cittadino benestante. Il quale però la utilizza a scopi speculatori e non certo di studio o pubblica diffusione.

Cerchiamo di spiegare come funziona, a cosa serve esattamente e come bloccare la sua attività se necessario sulle nostre pagine.

Va certamente rimarcato che; Il blocco del crawler comporterà la mancata indicizzazione nei motori di ricerca delle pagine.

Questa attività difensiva quindi; È indicata per contenuti finalizzati a fruitori specifici della rete, quali ad esempio i clienti od i venditori di una singola impresa commerciale. La stessa impresa provvederà però a spostare le attività di vendita on line su un secondo server al quale non è stata imposta questa protezione. Alquanto masochista per un sito di commercio elettronico.

Compresa l’attività che il motore di ricerca utilizza per rispondere ad una nostra richiesta e renderci quella pagina contenente l’elenco di link sul web.

 

 

Web scraping: definizione

Le parole web scraping tradotte dall’inglese, scraping significa “raschiare/scalfire”. Conosciamo bene questa poco più che troglodita lingua, estremamente sintetica e poco chiara nell’attribuzione dei nomi propri e degli aggettivi, Con il termine s’intende nei paesi del Commonwealth, quando nel raschiare o scalfire appunto si estrae qualcosa da una informazione ad un minerale a seconda che si raschi nella rete o sotto terra, detto prodotto ricavato si conserva.

Così in informatica si raschiano i server e si memorizzano i dati raccolti dalle pagine web, dal suo ideatore ad oggi la novità della riscoperta è che non soltanto le pagine web sono raschiate, ma e soprattutto l’intero server e qualsiasi  NAS acronimo di Network Attached Storage, che rappresenta una serie di Hard Disks collegati alla rete amministrata da quel singolo server.

Lo scraping raccoglie molti e diversi tipi di informazione.

Ad esempio di contatto, come indirizzi di posta elettronica o numeri di telefono, ma anche tag e termini di ricerca quali le ormai famosissime key words, infine gli altri URL. Questi dati sono destinati e raccolti in database o tabelle locali. Il bello della definizione locali attribuita alle tabelle non rappresenta la collocazione fisica dei dati raccolti digitalmente, infatti qualsiasi tabella può essere distribuita su innumerevoli server nella rete internet.

 Possiamo ulteriormente sintetizzare che; Il web scraping estrae i testi dalle pagine web per ottenere e memorizzare informazioni.

È paragonabile a un processo automatico di copia e incolla. Per l’indicizzazione delle immagini, il processo è identificato con l’espressione di image scraping.

Come funziona il web/imaging scraping?

Esistono diverse tecniche di scraping, ma generalmente si distingue tra scraping manuale e automatico. Per scraping manuale s’intende il processo manuale di copia e incolla di informazioni e dati.

Questo può essere paragonato all’attività di ritaglio e raccolta di articoli di giornale.

Lo scraping manuale viene eseguito solo se si desidera trovare e memorizzare informazioni singole, ma soprattutto poche.

È un processo impegnativo che viene utilizzato raramente per grandi quantità di dati, piuttosto per pochi e meritevoli dati.

Lo scraping automatico utilizza invece un software od algoritmo che ricerca più pagine web per estrarre informazioni.

Per questo esistono software specifici, a seconda del tipo di sito web e dei contenuti ricercati.

Lo scraping automatico, si distingue con diverse tecniche applicative:

  • Parser: un parser (o traduttore) viene utilizzato per convertire il testo in una struttura nuova. Ad esempio, nell’analisi HTML, il software legge un documento HTML e memorizza le informazioni. Il parsing DOM utilizza la visualizzazione lato client del contenuto nel browser per estrarre i dati.
  • Boot: un boot è un software informatico dedicato a compiti specifici che per comodità sono automatizzati. Il web harvesting utilizza i boot per navigare automaticamente nei siti web e raccogliere dati.
  • Text: se si ha familiarità con la riga di comando, è possibile utilizzare i comandi Unix grep, per cercare termini specifici in Python o Perl direttamente dal vostro browser web. Questo è un modo molto semplice per estrarre i dati, ma richiede più lavoro rispetto all’utilizzo di un software creato ad och.

A cosa serve il web scraping?

Il web scraping viene utilizzato per diversi scopi. Ad esempio, permette di raccogliere rapidamente i dati di contatto o informazioni specifiche. Nel settore professionale, il processo di scraping viene spesso utilizzato per ottenere vantaggi competitivi rispetto ai concorrenti titolari di altri studi professionali. La raccolta dei dati, conosciuta nel settore anche come “harvesting dei dati”, consente ad un’azienda di visualizzare tutti i prodotti di un concorrente e casomai confrontarli con i propri senza che il pubblicante ne abbia contezza. Il web scraping apporta valore aggiunto anche in termini di dati finanziari: le informazioni vengono lette da un sito web esterno e trasferite sotto forma di tabella per poi essere analizzate e ulteriormente elaborate. Ovviamente è l’analisi delle interazioni tra le diverse tabelle che farà la differenza, in termini di sfruttamento dei dati raccolti.

Un buon esempio di web scraping è Google. Il motore di ricerca ad esempio utilizza questa testata tecnologia per visualizzare informazioni meteorologiche o confrontare i prezzi di hotel e voli. Anche molti portali che confrontano i prezzi utilizzano lo scraping per visualizzare le informazioni dei molti siti web proposti e dei diversi fornitori presenti.

Il web scraping è legale?

Lo scraping non sempre è legale e gli scraper (coloro che praticano lo scraping) devono innanzitutto rispettare i diritti d’autore di un sito web. Il web scraping può avere conseguenze piuttosto gravi per alcuni negozi e fornitori web, ad esempio, se questo influisce sul posizionamento del sito nei motori di ricerca tramite aggregatori.

Non è raro quindi per un’azienda querelare un portale di confronto al fine di prevenire il web scraping.

In Germania, ad esempio, la Corte d’Appello di Francoforte ha stabilito nel 2009, in un caso simile, che una compagnia aerea deve consentire lo scraping attraverso portali di confronto dal momento che le sue informazioni sono, in ultima analisi, liberamente accessibili. La compagnia aerea aveva, comunque, la possibilità di adottare misure tecniche per prevenire lo scraping.

L’orientamento giurisprudenziale

La questione è stata affrontata anche dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e dal Garante per la privacy (AGCOM) in tempi più recenti, la quale ha stabilito che il sito non può esplicitamente negare nelle sue condizioni l’uso di software di scraping o crawling, chi non rispetta queste indicazioni può incorrere in sanzioni.

Lo Scraping è quindi legale se i dati estratti :

  • sono liberamente accessibili a terzi sul web,
  • non siano oggetto di speculazione,
  • siano utilizzati scopi leciti e sostenibili non per perpetrare reati o procurare danni a terzi.

Per essere al sicuro dal punto di vista legale

Quando si utilizza il web scraping è quindi necessario considerare quanto segue:

  • Verificare e rispettare i diritti d’autore. Se i dati sono protetti dal diritto d’autore, non possono essere pubblicati altrove.
  • Nel caso gli operatori del sito che ne hanno hanno il diritto installino misure tecniche che impediscono il web scraping. Non può essere cercato un metodo per aggirale.

Ciò accade di norma quando l’utilizzo dei dati su uno specifico web è correlato al login dell’utente o a un contratto di utilizzo. Questi siti infatti non devono e non possono essere sottoposti a scraping.

Non è consentito nascondere annunci pubblicitari, termini di utilizzo o disclaimer che rappresenta il discarico di responsabilità, con la tecnologia di scraping.

Sebbene lo scraping sia in molti casi consentito, può certamente essere utilizzato in modo improprio per scopi distruttivi o addirittura illegali. La tecnologia viene, ad esempio, spesso utilizzata per il famosissimo quanto odioso spam. Gli spammer se ne servono per raccogliere indirizzi e inviare a questi destinatari e-mail quotidiane di qualsiasi genere e natura. Quando non proprio veri e propri virus informatici.

Come bloccare il web scraping

I gestori di un sito web possono adottare varie misure per bloccare lo scraping. Il file robots.txt viene, ad esempio, utilizzato per bloccare i boot dei motori di ricerca. Di conseguenza, si impedisce anche lo scraping automatico da parte dei boot software. Anche i singoli indirizzi IP di provenienza dei boot possono essere bloccati. I dati di contatto e le informazioni personali possono essere nascosti in modo mirato. I dati sensibili, come i numeri di telefono, possono anche essere memorizzati sotto forma d’immagine o come CSS, contrastando lo scraping dei dati. Inoltre, ci sono numerosi fornitori a pagamento di servizi anti boot che possono configurare i firewall in maniera specifica. Anche Google Search Console può essere utilizzato per impostare notifiche che avvisano gli amministratori del sito web quando i loro dati sono stati sottoposti a scraping.

Nella speranza di aver contribuito a dare una concreta informazione su determinati aspetti che ci coinvolgono e ci espongono nella vita quotidiana.

Restiamo a disposizione, attraverso il form che segue è possibile inviare al blog quesiti sull’argomento.


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Piano Transizione 4.0 – 2021

Piano Transizione 4.0 – 2021

Che cos’è il Piano Transizione 4.0

Il Piano Transizione 4.0 sostituisce i precedenti Impresa 4.0 e Industry 4.0 e rappresenta l’indirizzo di politica industriale dell’Italia, quantomeno per il prossimo triennio.

Ormai non si torna indietro bisogna a tutti i costi digitalizzare l’Italia.

La pandemia ha dato un impulso non indifferente infatti ha reso possibile l’informatizzazione e la digitalizzazione di ulteriori settori della P.A. i più recrudescenti. Indubbiamente la digitalizzazione della vita quotidiana dei cittadini interfacciata alla P.A. renderà risultati stupefacenti sul recupero delle imposte da evasione e del riciclaggio del danaro sporco, sicuramente darà ulteriori risultati stupefacenti in termini di  antiterrorismo e prevenzione degli infami attacchi terroristici.

Interfacciare telecamere e microfoni anche per strada ed i flussi di cassa di ciascuno di noi; Ci costerà la libertà, per la quale sono morti molti dei nostri nonni.

Adesso la stiamo cedendo per partecipare ad un organismo europeo nato per snellire gli scambi commerciali ed oggi incide sulla nostra politica interna, in maniera lesionista.

Perché ? Non si spreca occasione per dimostrarlo.

L’Europa dimostra di essere contro l’Italia e gli Italiani.

Il governo di turno per ingraziarsi favori da non concedere, infatti sappiamo che agli Italiani basta promettere.

Nell’ottica quindi di generare credito, che rappresenta l’attuale moneta elettronica voluta dall’Europa, nasce il Piano di Transizione 4.0 il quale consiste in un’unica misura, con aliquote differenti per incentivare l’acquisto di  diverse categorie di beni.

Il nuovo credito di imposta previsto dal Piano Transizione 4.0 sostituisce dal 2020 le misure disponibili fino all’anno scorso, tra le quali l’ iperammortamento e superammortamento. Nello specifico sono disponibili per gli imprenditori:

  • In sostituzione dell’iperammortamento è disponibile il credito di imposta per beni 4.0:
  • 40% per investire fino a 2,5 milioni di euro
  • 20% per investire tra 2,5 milioni e 10 milioni di euro.

Oltre i dieci milioni di euro non sono previste misure.

Crediti d’imposta sui beni strumentali

  • In sostituzione del superammortamento, è stata pensata la misura del credito di imposta per beni strumentali al 6% per investire fino a 2 milioni di euro;
  • Prevista anche una misura specifica per i beni immateriali, in particolare i software: credito di imposta al 15% per investimenti con tetto fino a mezzo milione di euro.

Crediti per ricerca e sviluppo

Le nuove regole prevedono anche ulteriori crediti di imposta per altre categorie:

  • 12% fino a 3 milioni di euro di investimento per R&S – Ricerca e sviluppo;
  • 10% con investimenti fino un milione e mezzo di euro per progetti green e trasformazione digitale;
  • 6% per investimenti fino a un milione e mezzo di euro in design.

Transizione 4.0 le risorse disponibili per il 2021 in Italia

Il piano Transizione 4.0 scadrebbe quest’anno, ma i nuovi incentivi pensati per il prossimo triennio copriranno anche gli investimenti fatti a partire da novembre 2020, ma è possibile che si estendano per tutto il 2021 e 22 con consegna dei beni sicuramente fino a giugno 2023 in caso di pagamento anticipato dell’acconto.

Le risorse secondo il Ministro Patuanelli ammontano a 23,8 miliardi di euro.

Si prevede anche la fruizione dei crediti in tre anni e non in cinque anni. Le novità relative alle aliquote, come emerso a novembre, sarebbero:

  • l’ex iperammortamento, ora credito di imposta per beni 4.0, vedrebbe un ritocco delle fasce di investimento:
    • l’aliquota del 40% per la prima fascia vede un rialzo del tetto da 2,5 milioni a 4 milioni di euro, come confermato dal ministro Patuanelli a novembre 2020, con ritorno alle cifre attualmente in vigore nel 2022.
    • La seconda fascia dovrebbe avere tetto fissato ancora a 10 milioni, con aliquota dal 20 al 30%.
    • La terza fascia per investimenti dai 10 ai 20 milioni di euro, con aliquota del 10%.
  • l’ex superammortamento, diventa credito di imposta per beni strumentali materiali, nel 2021 dovrebbe vedere il rialzo dell’aliquota dal 6 al 10%. Se si tratta di beni utili per lo smart working, l’aliquota salirà fino al 15%, come confermato dal ministro, almeno per il primo anno.

Transizione 4.0 quali aiuti ci sono per le Pmi

L’idea emersa a novembre 2020 era quella di permettere alle PMI con ricavi fino a 5 milioni di usufruire del credito di imposta per beni strumentali in un anno invece che in tre anni.

Dopo il coronavirus: la proposta di utilizzo dei fondi europei

Durante l’audizione al Senato sul Recovery Plan, riguardo alla percentuale relativa agli investimenti in Ricerca & Sviluppo, a ottobre 2020 il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli ha annunciato che sarebbe necessario passare dal 12% al 20%. Inoltre, ha affermato che per sostenere il piano di rafforzamento delle misure 4.0 al fine di favorire l’innovazione e lo sviluppo, sarebbe necessario mettere sul piatto circa 25 miliardi di euro. Non una parola su come investire dette risorse.

Credito di imposta: le regole dell’Agenzia delle entrate

A gennaio 2021, comincerà la diatriba delle incomprensioni con l’Agenzia delle entrate la quale tenterà di recuperare tutti i crediti non riconoscibili, val bene la pena di ricordare ai furbetti che la costruzione di un credito d’imposta fasullo secondo la finanziaria 2021 può essere fatale, infatti oltre a prevedere una recrudescenza sanzionatoria, ma è  stata reintrodotta la misura cautelare dell’arresto.

A tal proposito segnaliamo anche che a gennaio 2020 l’Agenzia delle Entrate ha già pubblicato una comunicazione in cui precisa alcune regole per usufruire dei crediti di imposta del  Piano Transizione 4.0.

Innanzitutto, l’ente precisa che gli investimenti devono essere fatti da aziende che si trovano in Italia, tra il primo gennaio e il 31 dicembre del 2020, oppure fino al 30 giugno 2021 ma solo se entro il 31 dicembre 2020 è stato accettato l’ordine e sia stato pagato almeno il 20% del costo.

L’Agenzia delle entrate spiega

“il credito di imposta concretamente sarà fruibile tramite compensazione con il modello F24”

L’Agenzia delle entrate presenta anche una lista di beni esclusi dalle misure previste:

  • mezzi di trasporto motorizzati
  • i beni per i quali, spiega la nota, “il decreto ministeriale del 31 dicembre 1988 stabilisce coefficienti di ammortamento ai fini fiscali inferiori al 6,5%”
  • costruzioni e fabbricati
  • condutture delle industrie di imbottigliamento di acque minerali, stabilimenti balneari e termali oppure condutture per la produzione e distribuzione di gas naturale, aerei, materiale rotabile
  • i beni descritti come “gratuitamente devolvibili delle imprese operanti, in concessione e a tariffa, nei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, delle infrastrutture, delle poste, delle telecomunicazioni, della raccolta e depurazione delle acque di scarico e della raccolta e smaltimento dei rifiuti”, come riporta la comunicazione dell’Agenzia delle Entrate.

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