Cos’è l’ESG Rating e perchè migliorarlo

Cos'è l'ESG Rating e perchè migliorarlo

Cos’è l’ESG Rating e perchè migliorarlo

Il rating ESG anche noto come rating di sostenibilità, è un giudizio sintetico che certifica la solidità aziendale, sulle performance ambientali, sociali e di governance, di una impresa emittente un titolo o un fondo.

Il rating ESG nonostante stia interessando anche le imprese non quotate, non sostituisce il Rating tradizionale ma è complementare e il suo scopo.

Cioè quello di aumentare le informazioni disponibili sull’impresa d’interesse, e quindi migliorare le valutazioni e casomai orientare le scelte degli investitori.

Esistono vari sistemi di rating ESG istituiti da diverse agenzie, alcuni dei quali sono basati sulla performance mentre alcuni sul rischio.

Il primo fa riferimento al contributo concreto verso le cause dei cambiamenti climatici;

il secondo guarda al welfare del capitale umano;

il terzo agli elementi della governance aziendale.

I 3 fattori che caratterizzano l’ESG sono: l’Environmental, il Social e la Governance.

L’elaborazione del rating ESG è specifica attività delle agenzie specializzate in materia nella raccolta e nell’analisi di dati relativi alla sostenibilità dell’attività delle imprese. Le informazioni ambientali, sociali e di governance delle società quotate sono valutate dal mercato globale dei capitali con sistemi di rating specifici.

Un rating ESG elevato, riflette il riconoscimento da parte del mercato degli sforzi e delle prestazioni di responsabilità sociale dell’azienda.

Ciò aiuta a migliorare l’immagine del marchio.

Molte istituzioni finanziarie europee ed americane hanno preso in considerazione il rating ESG.

l’Italia stenta ma per operare all’estero già da qualche mese necessita un discreto rating ESG, nel processo di screening degli investimenti anche verso la scelta dei propri fornitori.

Appare estremamente curioso che gli americani siano sensibili al rating ESG per i fornitori, ma non anche per i clienti.

Un buon rating ESG può aiutare le aziende ad attrarre investimenti e ridurre i costi di finanziamento.

Cos’è l’ESG Rating e perchè migliorarlo

Quali sono allora i parametri utilizzati per elaborare il rating ESG.

Per quanto riguarda il primo punto (ambiente) sono la riduzione delle emissioni di CO2, l’efficienza energetica o l’efficienza nell’utilizzo delle risorse naturali.

In riferimento al secondo, quello sociale e del welfare sono la qualità dell’ambiente di lavoro, le relazioni sindacali, il controllo della catena di fornitura e il rispetto dei diritti umani.

Rispetto al terzo la governance, sono tenuti in considerazione:

la presenza di consiglieri indipendenti;

le politiche di diversità nella composizione dei consigli di amministrazione;

la remunerazione del top management collegata a obiettivi raggiunti e di sostenibilità.

Rispetto a questo scenario, si considera sostenibile una impresa che:

comunica all’esterno gli impatti di sostenibilità scaturenti dalle decisioni per ogni fattore ES;

misura le decisioni di business, analizza tutti gli impatti che determinano;

crea valore condiviso con gli stakeholder in modo stabile nel tempo.

Sistemi di misurazione del rating ESG

Esistono vari sistemi di rating ESG istituiti da diverse agenzie, alcuni dei quali sono basati sulla performance mentre alcuni sul rischio.

Le agenzie di rating ESG valutano le società in base alle loro politiche, sistemi e misure ESG.

Raccolgono dati da più fonti tra cui pubblicazioni aziendali, banche dati governative, media, ONG o altri stakeholder.

Anche il questionario può essere utilizzato dalle agenzie per raccogliere ulteriori informazioni sulla impresa osservata.

Durante il processo di rating, le agenzie utilizzano un meccanismo specifico per adeguare il punteggio dell’azienda in base al settore di appartenenza.

Allo stesso tempo, anche la performance relativa dell’azienda rispetto ai suoi pari, verrà utilizzata come parametro di riferimento per ottenere una valutazione universale comparabile tra i settori.

Quando l’impresa decide di aderire al sistema di rating ESG, deve stabilire una solida struttura di governance ESG.

Garantire che ci siano politiche e sistemi di gestione ESG sufficienti ed efficaci, controlli interni.

Misure di implementazione al fine di ottenere una buona performance ESG e formare un ciclo per migliorare e ottimizzare continuamente le prestazioni ambientali e sostenibili.

D’altra parte, prima di inviare i dati ESG alle agenzie di rating, le società dovrebbero anche rivedere i dati per assicurarsi che rispondano in modo chiaro, accurato ed efficace ai criteri di rating.

Esistono anche diversi sistemi di punteggio ESG stabiliti da diverse agenzie. da cui alcuni sistemi dipendono dalle prestazioni mentre altri sistemi basato sul rischio.

Il piano di azione europeo sulla finanza sostenibile

Dopo la sottoscrizione dell’Accordo di Parigi sul clima e dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

L’Unione Europea ha messo al centro delle sue priorità il tema della sostenibilità, con l’obiettivo di realizzare la transizione verso modelli di crescita attenti alle tematiche ambientali.

In questo quadro, la finanza rappresenta un canale fondamentale per indirizzare il sistema produttivo verso un modello sostenibile. A marzo 2018, la Commissione ha quindi lanciato il Piano d’Azione sulla finanza sostenibile, con l’obiettivo di incrementare gli investimenti in progetti sostenibili e di promuovere l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nella gestione dei rischi e nell’orizzonte temporale degli operatori finanziari.

All’interno dell’Action Plan sono previste dieci azioni per far intraprendere all’economia europea la strada verso la sostenibilità. Da ciò quindi la necessaria attenzione anche da parte delle piccole e medie realtà d’impresa.

  1. Introduzione di una tassonomia UE per la finanza sostenibile. Si intende un sistema condiviso di classificazione e definizione dei prodotti e servizi considerati sostenibili.
  2. Creazione di standard e certificazioni di qualità UE per i green bonds (obbligazioni verdi).
  3. Aumento degli investimenti in infrastrutture sostenibili.
  4. Modifica delle direttive MIFID II e IDD, nonché delle linee guida ESMA (sulla valutazione e adeguatezza dei prodotti finanziari) nel segno della sostenibilità.
  5. Miglioramento della trasparenza nella costruzione di benchmark (prodotti leader di riferimento per ogni categoria) di sostenibilità.
  6. Incentivo all’adozione dei criteri ESG da parte delle società di raccolta di capitale e di ricerca di mercato.
  7. Proposta di legge che includa i criteri di sostenibilità nella definizione di “dovere fiduciario”, al fine di vincolare gli investitori ad agire nel massimo interesse dei beneficiari.
  8. Possibilità di introdurre delle riduzioni dei requisiti patrimoniali minimi sugli investimenti sostenibili.
  9. Migliorare qualità e trasparenza della rendicontazione extra-finanziaria delle imprese, tenendo conto delle raccomandazioni della Task Force on climate-related Financial Disclosure del Financial Stability Board.
  10. Integrare i criteri ESG e l’approccio di lungo periodo nelle decisioni dei CdA aziendali.

Alcune delle azioni dell’action plan sono già state avviate dall’Unione Europea, da ciò l’articolo che ha cercato di porre l’attenzione su “Cos’è l’ESG Rating e perchè migliorarlo”.

Informatica quantistica nello Studio Professionale

Quale influenza potrebbe avere l’informatica quantistica nello Studio Professionale?

Quale influenza potrebbe avere l’informatica quantistica nello Studio Professionale ? Abbiamo visto come la IA può influenzare l’attività del commercialista.

L’idea dell’informatica quantistica nasce all’inizio degli anni ottanta quando il fisico americano Paul Benioff espose il suo primo modello teorico di computer quantico. Parallelamente a Benioff, un altro fisico statunitense, Richard Feynman, indicò nel suo studio Simulating Physics with Computers la necessità di progettare computer quantistici per poter realizzare esperimenti di meccanica quantistica in modo digitale.

Concetti base del calcolo quantistico

Prima di procedere, introduciamo rapidamente alcuni concetti di calcolo quantisticoNei computer classici (ad esempio i nostri laptop, telefoni, ecc.), tutte le informazioni sono rappresentate in forma binaria, attraverso sistemi fisici bistabili che possono trovarsi in uno stato 0 oppure 1. Ciò che rende unici i bit quantistici (o qubit) è che sono “non-binari”, nel senso che possono trovarsi in uno stato 0, 1 o in uno stato speciale noto come sovrapposizioneMentre si trova in sovrapposizione, un qubit è contemporaneamente sia 0 che 1. Quando misuriamo il qubit, esso collassa fuori dal suo stato quantico e restituisce uno 0 o 1.

L’informatica quantistica si sta facendo strada nel mondo. I computer quantistici sono passati da essere il futuro dell’informatica nei primi anni 90 ad essere sempre più vicini e diventare realtà.

Questi super computer utilizzano le regole della meccanica quantistica, cioè, quel ramo della fisica che studia il comportamento della luce e della materia su scala atomica e subatomica, per superare le limitazioni dell’informatica classica.

Anche lo studio professionale e l’attività del Libero Professionista, saranno influenzate. Ma quali applicazioni può avere questa nuova informatica quantistica nello Studio Professionale?

Con l’aiuto della quantistica si potrebbe ottenere, ad esempio, una migliore gestione della clientela in termini di assistenza realmente efficiente, Prevenire l’assunzione di responsabilità non attese o non previste, nei confronti della Pubblica Amministrazione e dei suoi organi di controllo.

Cos’è l’informatica quantistica?

La computazione quantistica consiste nell’applicare le leggi della meccanica quantistica nell’ambito dell’informatica. Secondo quanto afferma il Professore di Scienza Quantistica Lee Spector nel suo libro Advances in Genetic Programming: “L’informatica quantistica è un campo dell’informatica che utilizza le dinamiche degli oggetti su scala atomica per immagazzinare e manipolare le informazioni”.

In altre parole, questa tecnologia parte dai principi di sovrapposizione della materia e la correlazione quantistica per sviluppare la capacità dei computer. Se possibile mantenere la capacità dell’uomo di non perdere il controllo. L’informatica mette a disposizione dei computer algoritmi molto più efficaci a livello numerico, dotando il sistema di maggior capacità di calcolo rispetto a un computer tradizionale.

Dal bit classico al qubit

qubit (dall’inglese, quantum bit) sono l’unità d’informazione usata nell’informatica quantistica.

A differenza del classico bit binario, che ammette solo i valori 0 o 1, un qubit ammette uno stato indefinito di 0, 1 o qualsiasi proporzione di 0 e 1 sovrapposta.

Potendo sviluppare contemporaneamente funzioni di 0 e 1 mediante i bit quantistici, l’informatica quantistica aumenta notevolmente la velocità di esecuzione“I qubit sono l’unità d’informazione più piccola processabile nell’informatica quantistica, cioè, un sistema di meccanica quantistica bidimensionale che permette di combinare allo stesso tempo la codifica classica dei bit d’informazione (0 e 1)”, cos’ semplifica Román Orús, Professore della Johannes Gutenberg University in Germania, nella rivista accademica Reviews in Physics.

In funzione del numero esatto di bit quantistici, questi computer possono eseguire calcoli in meno spazio e a una velocità irraggiungibile da un computer classico. Microsoft, in tema di spazio occupato l’azienda leader nella realizzazione del software quantistico, spiega che, ad esempio, l’informazione contenuta in 500 qubit equivale alla medesima informazione in più di 2500 bit classici.

Attualmente, esistono già i computer quantistici sul mercato: la multinazionale nordamericana IBM ha lanciato il suo primo computer quantistico commerciale nel 2019, che unisce l’informatica quantistica con quella tradizionale.

Vantaggi (e svantaggi) dell’informatica quantistica

Il principale vantaggio dell’informatica quantistica è il suo maggior potere di calcolo. Questa tecnologia, tuttavia, continua a presentare alcuni svantaggi. I super computer quantistici non apportano ancora la flessibilità necessaria. Questo non è l’unico inconveniente dell’informatica quantistica: i computer quantistici hanno bisogno di lavorare in ambienti molto freddi (-273 ºC). Attualmente, questi computer richiedono che i materiali superconduttivi stiano a questa temperatura per garantire un buon funzionamento.

Applicazioni in ufficio del computer quantistico

L’informatica quantistica potrebbe migliorare la velocità di risposta delle tecnologie che sono sempre più presenti nel nostro quotidiano: Internet delle Cose Industriali, Big data o blockchain. La maggiore interazione tra le macchine di gestione delle immagini e le machine che eseguono applicativi possono restituire una precisa archiviazione dei documenti ricevuti dai clienti.

Sulla stessa linea si trova lo studio Quantum supremacy using a programmable superconducting processor, pubblicato sulla rivista Nature“Con i computer quantistici certe attività di calcolo potrebbero essere eseguite molto più rapidamente in un processore quantistico piuttosto che in uno tradizionale”.

Questo incremento della velocità dei computer potrebbe apportare vantaggi in molti campi, dall’investigazione statistica, alla diagnosi di patologie delle imprese o della clientela, fino alla prevenzione di attività, i cui studi ne aumentano l’affidabilità grazie all’analisi simultanea di molteplici modelli dell’informatica quantistica applicata alla gestione dello Studio Professionale..

L’informatica quantistica nello Studio Professionale

L’informatica quantistica potrebbe offrire molteplici possibilità nel campo della logica e della promozione, della affidabilità e della esaustività. Se supportati con professionale attenzione, i computer quantistici integrerebbero i processori attuali, aumentando la rapidità dei dispositivi che lavorano con tecnologie come il machine learning o l’intelligenza artificiale.

Come segnala un report dell’agenzia di consulenza internazionale Accenture, “I computer quantistici possono fornire informazioni sicure agli algoritmi di machine learning. Ogni iterazione di nuovi dati può aiutare l’intelligenza artificiale nell’apprendimento”.

Nel campo libero Professionale, la pianificazione delle consulenze sarebbe una delle grandi avvantaggiate dall’implementazione dei super computer quantistici.

L’informatica quantistica permetterebbe una migliore applicazione della simulazione sulle attività del Professionista, analizzando tutti i percorsi possibili e scegliendo quelli più efficienti, tenendo in considerazione tutte le varianti. Cliente per cliente.

La Pianificazione delle consulenze non è l’unico campo dove l’implementazione dell’informatica quantistica potrebbe beneficiare il rendimento logico di uno Studio Professionale. Velocizzando la simulazione degli scenari, i computer quantistici potrebbero arrivare ad essere in grado di creare delle supply chain più resilienti e sostenibili.

Quale influenza potrebbe avere l’informatica quantistica nello Studio Professionale?

L’informatica quantistica non è semplicemente una tecnologia in più da tenere presente nei prossimi anni.
Coloro che non vogliono essere presi alla sprovvista dall’informatica quantistica, possono già iniziare a preparare il suo arrivo.

Quale influenza potrebbe avere l’informatica quantistica nello Studio Professionale?

I redditi da capitale derivano da rendite finanziarie

I redditi da capitale sono tutti quei redditi che derivano da rendite finanziarie di varia natura e dai dividendi da partecipazione.

I redditi da capitale derivano da rendite finanziarie

Unica tassazione al 26%

Anche se non sai distinguere il tipo di partecipazione in tuo possesso non hai alcun problema.

Infatti, per gli utili maturati nel 2021. Che tu sia in possesso di una partecipazione qualificata o non qualificata, viene applicata una ritenuta a titolo d’imposta pari al 26%. In capo alla società.

La ritenuta, come detto, è in capo alla società, e tu socio non devi assolutamente fare nulla. Perché questi dividendi, essendo già tassati, non li devi indicare nemmeno nella dichiarazione dei redditi.

I dividendi essendo sottoposti a ritenuta a titolo d’imposta, come tale, viene pagata direttamente da chi effettua l’erogazione e va a rappresentare tutta l’imposta dovuta.

In questo caso, essendo la società ad erogare gli utili, è lei a versare la ritenuta del 26%.

Se i dividendi sono distribuiti a persona fisica?

Quanto detto succede solo se la tassazione riguarda i dividendi distribuiti nei confronti dei soci persona fisica.

La tassazione dei dividendi varia ancora quando questi vengono distribuiti nei confronti di soggetti che agiscono in regime d’impresa.

In questo caso, non solo cambia la tassazione, ma è necessario che vengono indicati in dichiarazione.

Agire in regime d’impresa significa che chi riceve i dividendi è una ditta individuale. Una società di persona o una società di capitali: sostanzialmente è una partita IVA.

In questo caso è bene fare una distinzione, perché, tra i vari soggetti appena detti, la tassazione varia e di molto.

Infatti:

– se i dividendi vengono erogati dalla Srl ad una Società di persona (Sas o Snc) o una ditta individuale, viene applicata la tassazione progressiva IRPEF.

La tassazione non andrà a colpire il 100% del dividendo ma solo il 58,14% è imponibile il restante 41,86% è esentato da imposte.

Quindi sulla base imponibile verrà applicata l’aliquota IRPEF di appartenenza del percettore perché, non è stabile ma varia a seconda del reddito da lui prodotto.

Se i dividendi sono distribuiti a soggetti IRES? Tassazione più conveniente

Se, i dividendi vengono erogati da una Srl ad un’altra società di capitali, quindi avviene uno scambio tra soggetti IRES,

– il 24% lo andrai a pagare solo sul 5%, mentre il 95% restante è totalmente esentato da tasse.

Una cosa molto importante, nel caso cui i soci sono solo persone fisiche non operanti in regime d’impresa, è consigliabile verificare se adottare o meno la tassazione del reddito per trasparenza, che consiste nel tassare il reddito prodotto dalla società non più in capo ad essa, ma in capo ai soci stessi (come avviene per la società di persona).

La tassazione dei dividendi erogati dalla Srl, dipende da come li prelevi e da come ci si inquadra, se sei solo socio persona fisica oppure si agisce in regime d’impresa.

La tassazione, infatti, può andare dallo 0% a oltre il 45%.

L’articolo pubblicato rappresenta l’esposizione sterile della normativa fiscale in vigore, non le nostre strategie di pianificazione fiscale, strumento importante per ridurre il carico fiscale e far crescere il proprio business.

Attraverso la CONSULENZA GRATUITA,

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il consulente specifico, sulla base delle informazioni saprà rispondere alle esigenze individuali al fine di abbattere concretamente il carico fiscale.

 

L’analisi del bilancio; Svela i segreti del cliente

L'analisi del bilancio; Svela i segreti del cliente

L’analisi del bilancio; Svela i segreti del cliente

Ormai sempre più imprenditori sembrano particolarmente avveduti, molti cercano di evitare situazioni di insolvenza dei propri clienti. Infatti a cospetto dell’acquisizione di un nuovo cliente, ci richiedono nella qualità di loro consulenti, come appare la situazione dell’affidabilità del loro cliente.

Ovviamente scaricato dalla CCIAA il bilancio e gli allegati procediamo ad una analisi che possa quantomeno sincerare sulla solvibilità o meno a medio termine. Del cliente da affidare per le forniture future.

Di norma prima di rilasciare un parere scritto informiamo il cliente sulla non esaustività del parere e sulla percentuale di rilevanza effettiva. Perché l’analisi di bilancio non è una scienza esatta. Subito dopo consideriamo le domande che si pone il fornitore riguardo la situazione patrimoniale del suo cliente. Le quali sono molto simili a quelle che si è già posto il fisco.

E’ così, che dagli studi di settore soccorrono gli indici che segnalano anche al fisco come stanno le cose. Salvo poi a verificare attraverso le segnalazioni all’Agenzia delle Entrate la realtà degli scostamenti analizzati. Ovvero la bontà del bilancio di esercizio, il quale ricordiamo, viene redatto secondo il principio della continuità e della prudenza.

Due indici per tutti: Presenti nello stato patrimoniale precisamente nell’Attivo.

  1. il magazzino in termini di rotazione;
  2. i crediti verso clienti (soprattutto se non verso imprese private)

Per capire se il valore del magazzino esposto in bilancio e gonfiato. Pratica commerciale scorretta che consente di migliorare il proprio rating e soprattutto per eludere le imposte. Circostanza che rende l’analisi di rotazione del magazzino particolarmente attenzionata per “coerenza” nello studio di settore.

In sintesi è facilmente rilevabile dalla sezione situazione patrimoniale ove prendete la voce C 1 “Rimanenza” la dividete per la somma dei valori espressi. Nella sezione Conto economico del bilancio le voci B6 “per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci” sommata e la voce B11 “Variazione delle rimanenze”; Il valore ottenuto se diviso per 365, restituisce se pur in maniera grossolana i giorni che impiega il magazzino a ruotare.

Il risultato quindi porrà in condizione di valutare con gli altri dati conosciuti se il magazzino risulta sopra valutato.

L’altra voce dell’attivo che tendenzialmente può risultare sopra valutata è quella dei crediti “verso clienti”, nell’attivo patrimoniale al rigo C, II, 1; il valore espresso diviso il valore espresso sempre nel conto economico alla voce “Ricavi delle Vendite” A ,1; l’importo che viene restituito restituirà i giorni medi d’incasso, quindi ove contenuto in 60 saranno i giorni medi data fattura dell’incasso.

È fuori dubbio che ad esempio un risultato di 200 gg sarà ritenuto inusuale od addirittura eccessivo per eccesso o per difetto tenuto conto del tipo di attività dell’azienda osservata.

Questi ed altri indicatori, anche se ripetiamo non sono valori assoluti, data la vocazione statistica dell’intera analisi di bilancio; Ma comunque sono capaci di dare una risposta ai mille interrogativi che affliggono i fornitori prima di potersi fidare completamente di un cliente, soprattutto se nuovo.

Non indugiare oltre, prima di acquisire nuovi clienti, fai come tanti altri scaltri imprenditori, prova a conoscerli meglio attraverso i dati che loro stessi dichiarano al fisco, anche il nostro studio può eseguire una accurata e completa analisi dei bilanci depositati alla CCIAA.

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L’analisi del bilancio; Svela i segreti del cliente

Rivalutazione beni ammortizzabili DL 104/2020

Rivalutazione beni ammortizzabili DL 104/2020

Rivalutazione beni ammortizzabili DL 104/2020

Il DL 104/2020 (“Decreto Agosto”) riapre i termini per l’ulteriore rivalutazione dei beni aziendali e delle partecipazioni inserite nei bilanci chiusi al 31dicembre 2020.
Questa riedizione della norma sembra più convincente delle precedenti, per flessibilità e convenienza, certamente sarà meglio considerata dalle imprese.

In sintesi la norma prevede per l’Ambito soggettivo e oggettivo

La rivalutazione è destinata ai “soggetti indicati nell’art.73,co.1, lettere a)e b) ”Tuir (le quali operino in contabilità non riferita agli indici internazionali IAS). Si tratta, in particolare, delle società di capitali e degli enti commerciali residenti.
I beni oggetto di rivalutazione sono rappresentati da:
– immobilizzazioni materiali, ammortizzabili e non;
– immobilizzazioni immateriali consistenti in beni, cioè diritti giuridicamente tutelati (non sono oggetto di possibile rivalutazione i costi pluriennali o d’avviamento);
– le partecipazioni in società controllate e in società collegate ai sensi dell’art.2359 cod. civ.. Costituenti immobilizzazioni (nel caso la rivalutazione fiscale ha senso in assenza dei requisiti PEX).
Va ricordato che sono compresi tra i beni strumentali anche quelli il cui valore è al di sotto di €516,45. Oltre a quelli completamente ammortizzati e, inoltre, sono rivalutabili anche le immobilizzazioni in corso di costruzione.

I beni in parola devono essere di proprietà e devono risultare tanto nel bilancio. Relativo all’esercizio in corso al 31 dicembre 2019 quanto in quello successivo.

Sui beni in parola la norma non pone alcun veto ad eventuali pesi trascritti o meno e se presenti sui beni oggetto di rivalutazione.

I punti di interesse della nuova rivalutazione

Rispetto alle precedenti versioni, la nuova rivalutazione si presenta particolarmente appetibile per diverse ragioni:
– E’ possibile optare sia per una rivalutazione meramente contabile (e gratuita), sia per una rivalutazione con effetto fiscale;
– In caso di riconoscimento fiscale della rivalutazione l’imposta sostitutiva da corrispondere è particolarmente ridotta. Pari al 3% sia per i beni ammortizzabili che per i beni non ammortizzabili, da versare in 3 rate annuali senza interessi. (ricorderemo che nella precedente formulazione l’imposta sostitutiva ammontava al 16% per i beni ammortizzabili e del 12% per i beni non ammortizzabili);
– Viene meno l’obbligo di rivalutare tutti i beni e per “categorie omogenee”. Infatti ora è possibile procedere con la rivalutazione distintamente per ciascun bene, lasciando quindi massima flessibilità d’impiego;

– I maggiori valori assoggettati all’imposta sostitutiva assumono valenza fiscale immediatamente, quindi a partire dal periodo di imposta in corso al 31.12.2021. Nel dettaglio il valore fiscale è immediatamente riconosciuto per:

  • la deduzione dei maggiori ammortamenti (recuperando ires e irap per il 27,9%);
  • l’incremento del plafond di deducibilità delle spese di manutenzione ex art.102 c.6 del TUIR;
  • l’incremento dei valori da assumere nell’applicazione del test di comodo (per le società non operative) ex art.30 L.724/94.

È invece previsto

Un periodo di moratoria fiscale in caso di cessione dei beni oggetto di rivalutazione. In tal caso le plusvalenze e/o minusvalenze vanno calcolate. Considerando i maggiori valori solo se la cessione è realizzata dal quarto esercizio successivo alla rivalutazione (quindi a far data dal 01.01.2024).
-Il riconoscimento fiscale immediato della rivalutazione evita il disallineamento temporaneo civile-fiscale degli ammortamenti, semplificando la gestione contabile.

Il patrimonio
Dal punto di vista civilistico. La rivalutazione comporta il vantaggio di far emergere un maggior patrimonio netto. Con l’iscrizione della riserva di rivalutazione, da utilizzare sia per la copertura di eventuali perdite. Senza la necessità di abbattimenti del capitale o di nuovi apporti dei soci, sia per migliorare il proprio rating creditizio. Da questo punto di vista la rivalutazione verrà certamente valutata dalle imprese che si attendono perdite gestionali generate dall’emergenza Covid-19. (rimane il fatto che un’impresa in perdita, per poter accedere alla rivalutazione, deve comunque verificare che il maggior valore delle immobilizzazioni possa essere recuperato).
Andrà fatta però un’attenta valutazione sui metodi contabili di rivalutazione, che possono avere diversi effetti contabili e fiscali.

Le tecniche contabili di rivalutazione. Di fatto sono possibili tre modalità:

– Rivalutazione del costo storico e del fondo ammortamento dei beni. Il costo storico del cespite da rivalutare ed il relativo fondo di ammortamento sono contemporaneamente incrementati nella stessa proporzione. Tale metodo consente di mantenere inalterata l’originaria durata del processo di ammortamento e la misura dei coefficienti;
– Rivalutazione del solo costo storico dei beni: l’intera rivalutazione viene attribuita esclusivamente al valore del bene. Questo metodo determina un allungamento del processo di ammortamento, se viene mantenuta inalterata la % di ammortamento;
-Rivalutazione mediante riduzione del fondo ammortamento dei beni. L’intera rivalutazione viene utilizzata per ridurre il fondo ammortamento, senza modificare il costo originario del bene; il metodo comporta un allungamento del periodo di ammortamento.
Le 3 modalità determinano effetti diversi. Sia in termini di maggiori quote di ammortamento da spesare a Conto Economico sia in termini di velocità di recupero dell’eventuale beneficio fiscale della rivalutazione.

Cessione dei beni rivalutati

Nel caso di cessione a titolo oneroso. Di assegnazione ai soci o di destinazione a finalità estranee all’esercizio dell’impresa. Ovvero al consumo personale o familiare dell’imprenditore. Dei beni rivalutati in data anteriore a quella di inizio del quarto esercizio successivo a quello nel cui bilancio la rivalutazione è stata eseguita. Ai fini della determinazione delle plusvalenze o minusvalenze si ha riguardo al costo del bene prima della rivalutazione.

Possiamo valutare con voi la migliore opportunità per la vostra impresa, utilizzando la form di contatto che segue.

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Come aprire uno studio commerciale e diventare commercialista

Come aprire uno studio commerciale e diventare commercialista

Come aprire uno studio commerciale e diventare commercialista

Vuoi aprire uno studio commerciale, vuoi diventare un commercialista.

Se ti senti pronto a diventare il professionista di riferimento dei cittadini e non solo degli imprenditori per rispettare correttamente la legge amministrativa e fiscale nel paese più burocrate e con più regole al mondo. Benvenuto!

Da sempre siamo favorevoli all’apertura di nuove realtà professionali. Con questa mini guida vogliamo dare una sintesi dei principali punti di analisi, per raggiungere quello che per molti è un sogno.

Non per scoraggiare quanti vogliono intraprendere questa recente, libera professione però bisogna ricordare che, per aprire uno studio commerciale in Italia non bastano la laurea e l’ entusiasmo sempre ai massimi livelli, ma sarà necessaria una dose eccezionale di abnegazione, buona volontà, resistenza e resilienza, molta passione capacità e voglia di confrontarsi con colleghi non sempre corretti, rinnovarsi continuamente.

L’Italia con la sua burocrazia complicata e diversificata da regione a regione ma spesso anche da ufficio ad ufficio, costringe ad essere costantemente aggiornati per conoscenze specifiche e tecniche di studio, bisogna proprio non mollare mai per poter offrire un servizio ai propri clienti sempre ai massimi livelli.

Del resto, quelli che hanno una buona padronanza della propria personalità, possono garantirsi un buon tenore di vita che si eleva anche di molto se oltre la parlantina buona sapranno lavorare anche bene.

Avviare uno studio di dottore commercialista in Italia è semplice a causa dei bassi costi iniziali e della semplicità nel reperire i primi clienti.

Non bisogna dare credito a stime secondo le quali il costo iniziale per aprire uno studio commerciale parte dai 15.000,00 €, fino ad arrivare ai 50.000,00 a seconda della città e dalle dimensioni dello studio.
Infatti puoi avviare lo studio da solo, con poco più di 5.000,00 € oppure associarti ad altri professionisti con meno di 2.000,00 € come ad esempio un consulente del lavoro e un consulente aziendale od in sicurezza, per ridurre le spese fisse di studio ed offrire più servizi insieme.

Il dottore commercialista è infatti un professionista in grado di offrire ulteriori servizi essenziali alle imprese, il quale secondo necessità, può nominare consulenti ed imprese terze di sua fiducia.

Esperto della gestione fiscale e patrimoniale delle aziende, il commercialista gestisce per l’imprenditore tutto quello che riguarda il fisco e la burocrazia, il pagamento delle tasse, gli adempimenti civili e fiscali, la retribuzione dei dipendenti, il bilancio annuale e la sua revisione, il business plan od il monitoraggio per la prevenzione della crisi d’impresa, la gestione del patrimonio e la pianificazione della migliore strategia in termini economici, civili e fiscali.

Il commercialista non è solo un professionista, ma anche e soprattutto un abile consigliere e sostenitore dell’imprenditore e della sua impresa.

Indice

  • 1 Requisiti per diventare commercialista
  • 2 Come aprire lo studio di commercialista
  • 3 Spese fisse di studio del commercialista
  • 4 Come trovare i clienti

REQUISITI PER DIVENTARE COMMERCIALISTA

La libera professione di dottore commercialista è regolata dal DECRETO LEGISLATIVO 28 giugno 2005, n. 139  Costituzione dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, a norma dell’articolo 2 della legge 24 febbraio 2005, n. 34. (GU Serie Generale n.166 del 19-07-2005 – Suppl. Ordinario n. 126)Entrato in vigore il: 3/8/2005. Il quale delinea l’ordinamento dopo l’unificazione dell’Albo dei dottori commercialisti con quello preesistente così come previsto dal D.P.R. 27.10.1953 N. 1068 – ORDINAMENTO DELLA PROFESSIONE DI RAGIONIERE E PERITO COMMERCIALE (pubblicato nella G.U. n. 34 dell’11.2.1954).

Per esercitare la libera professione occorre la laurea quinquennale di secondo livello in Scienza dell’Economia, in Scienze economico-aziendali o in Economia e Commercio, un tirocinio di tre anni presso un dottore commercialista iscritto all’Albo l’iscritto rilascerà il Certificato di compimento del tirocinio con il quale è possibile iscriversi all’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione, una volta superato l’esame di abilitazione, si potrà inoltrare la domanda di iscrizione all’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili nella sezione specifica di appartenenza.

Dal 1° gennaio 2008 non è più possibile iscriversi al registro dei praticanti dottori commercialisti con una laurea in Giurisprudenza o in Scienze politiche, ma è necessario aver conseguito:

  • laurea in economia;
  • laurea specialistica in scienze dell’Economia;
  • laurea specialistica in scienze economico-aziendali;
  • laurea magistrale in scienze dell’economia;
  • laurea magistrale in scienze economico-aziendali.

L’esercizio della professione di commercialista è incompatibile con la professione di: notaio; giornalista professionista; imprenditore, sia in nome proprio che per conto d’altri, industriale di produzione di beni e fornitore di servizi, di trasporto e spedizioni, bancarie, assicurative e agricole; mediatore; appaltatore di servizi pubblici; concessionario della riscossione dei tributi; promotore finanziario.

COME APRIRE LO STUDIO DI COMMERCIALISTA

Una volta ultimato il periodo di formazione specifica o tirocinio presso un  iscritto e superato l’esame di stato, con l’iscrizione all’albo nella sezione specifica si può aprire lo studio da commercialista secondo seguenti passaggi propedeutici:

  • richiesta di attribuzione della Partita IVA;
  • iscrizione INAIL per l’assicurazione obbligatoria contro infortuni sul lavoro e malattie professionali;
  • iscrizione Cassa Nazionale di Previdenza dei dottori commercialisti per la gestione di contributi pensionistici.

Il dottore commercialista è tenuto a versare i contributi previdenziali alla Cassa di previdenza dei liberi professionisti in rapporto di lavoro non dipendente (Cassa Nazionale di Previdenza dei dottori commercialisti).

Negli altri casi il suo reddito sarà soggetto a INPS con iscrizione alla c.d. Gestione Separata.

SPESE FISSE DI STUDIO DEL COMMERCIALISTA

La previdenza professionale rappresenta la principale spesa da dover digerire per il commercialista: la spesa dei contributi parte dai 4.000,00 euro annui, in uno con le spese di iscrizione all’albo si può facilmente superare i 5.500,00 mila euro l’anno.

Oltre ai contributi, il commercialista deve considerare altre spese legate all’autonomia professionale come gli affitti che variano da poche centinaia di euro per le piccole città di provincia, fino alle migliaia di euro per gli studi nei centri storici ovvero nelle principali città italiane. È possibile dividere le spese con altri professionisti, quali il fitto dei locali, la segreteria, la pulizia e la sicurezza dei locali, gli aggiornamenti professionali, le fornitore di software ed hardware.

È molto importante scegliere la giusta location, per non avere troppe spese fisse, generalmente il commercialista considera la facilità di parcheggio, tenuto conto che anche il ritiro e la consegna dei documenti può avvenire via internet.

Massima attenzione va data al software gestionale poiché è grazie ad esso che si sviluppa tutta l’attività del commercialista: dalla scelta del gestionale dipende la qualità del servizio e, di conseguenza, la soddisfazione del professionista e della sua clientela.

I software informatici sono spesso molto costosi e necessitano di assistenza e manutenzione continua, sicuramente avrai modo di interagire con questi programmi durante il tuo tirocinio.

COME TROVARE I CLIENTI

Molti commercialisti proseguono l’attività di famiglia non molti possono vantare il medesimo sistema di studio organizzato da 5 generazioni e quindi non dovranno preoccuparsi di trovare nuovi clienti, ma piuttosto avere la cura di mantenere quelli ereditati.

Ovviamente anche questi storici studi saranno obbligati a rimpiazzare, le attività che naturalmente cessano.

Non tutti i nuovi commercialisti hanno ovviamente questa fortuna e pertanto dovranno buttarsi alla ricerca di nuovi contatti od incarichi.

Sicuramente sarà importante mantenere i rapporti e farsi conoscere durante il proprio tirocinio, spesso questa è la migliore opportunità di iniziare con un lavoro dipendente presso qualche azienda cliente dello studio master tutor, così da potersi formare ulteriormente prima di fare il grande passo. Verso la libera professione.

Così come qualsiasi altra attività, non bisogna mai sperare che i clienti ti trovino, ma bisogna fare in modo che chi cerca un commercialista, possa trovare il vostro studio con maggiore semplicità.

È bene specializzarsi in ambiti innovativi come il settore webmarketing, la cloud in blockchain informatica, la vendita online, più lo studio è specializzato nell’impiego delle tecniche informatiche, ed oggi dello smart working, più avrà modo di rendersi interessante e sostenibile, per i componenti della categoria degli imprenditori, casalinghe, pensionati, studenti, ecc. ecc.

Ci si può specializzare negli ambiti più disparati per le proprie consulenze, dando libero sfogo alle caratteristiche individuali o delle attività più congeniali per il professionista. Ad esempio nel succedersi di generazioni di contadini produttori di vino, qualche laureato si occupa della contabilità e della consulenza appunto nell’ambito della filiera della produzione e vendita del vino.

Puoi fare affidamento al web non solo per specializzarti, ma anche per trovare risorse come gli aggiornamenti professionali e le collaborazioni oppure anche i clienti. La sfida è orientarsi per bene nell’ambito del fake web sopratutto per i professionisti del “copia ed incolla”.

Aprire un sito internet per scrivere in relazione dei servizi offerti dal nuovo studio, così da poter mostrare le competenze del commercialista titolare.

Speriamo di aver dato qualche utile indicazione ai futuri commercialisti certamente non esaustiva, per avviare verso la libera professione i giovani. Per qualsiasi dubbio non esitate a compilare ed ad inviare la form di contatto.

Buona fortuna per la vostra nuova attività.

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