Il cumulo giuridico è un concetto fondamentale nel campo del diritto che si riferisce alla pratica di aggregare o combinare più pene o sanzioni giuridiche quando una persona è ritenuta responsabile di commettere più di un reato. Questo principio è essenziale per garantire che il sistema giudiziario possa affrontare in modo efficace e equo situazioni in cui un individuo ha violato più leggi o norme contemporaneamente.
Principi del Cumulo Giuridico
Il cumulo giuridico si basa su due principi fondamentali: il principio della pluralità delle infrazioni e il principio del cumulo materiale delle pene. Il principio della pluralità delle infrazioni stabilisce che ogni singola violazione della legge costituisce un reato separato e autonomo, mentre il principio del cumulo materiale delle pene permette al giudice di sommare le pene relative a ciascun reato per determinare la pena complessiva.
Applicazione del Cumulo Giuridico
Quando un individuo è accusato di commettere più reati, il giudice deve decidere se applicare il cumulo giuridico. Questa decisione dipende da diversi fattori, tra cui la gravità dei reati, le circostanze attenuanti o aggravanti e la recidiva dell’imputato. In molti sistemi giuridici, il cumulo giuridico è obbligatorio per certi tipi di reati, mentre per altri è facoltativo.
Limiti del Cumulo Giuridico
Nonostante la sua importanza nel garantire la giustizia e l’equità nel sistema giudiziario, il cumulo giuridico può presentare alcuni limiti. Ad esempio, l’accumulo eccessivo di pene può portare a risultati ingiusti o sproporzionati, soprattutto se i reati sono legati o hanno lo stesso scopo. Inoltre, in alcuni casi, il cumulo giuridico può comportare una perdita di efficienza nel sistema giudiziario, poiché richiede risorse aggiuntive per gestire casi complessi.
Alternativa al Cumulo Giuridico
Per mitigare i potenziali problemi associati al cumulo giuridico, alcuni sistemi giuridici adottano alternative, come la commutazione delle pene o la loro sospensione condizionale. Queste alternative mirano a bilanciare la necessità di punire i reati commessi con la considerazione dei fattori attenuanti e delle circostanze individuali dell’imputato.
Conclusioni
In conclusione, il cumulo giuridico è un concetto fondamentale nel sistema giudiziario che permette di affrontare in modo efficace situazioni in cui un individuo è responsabile di più reati. Tuttavia, è importante applicarlo con cautela per garantire che le pene siano proporzionate alla gravità dei reati commessi e alle circostanze dell’imputato. Inoltre, è essenziale esplorare alternative al cumulo giuridico quando necessario, al fine di garantire una giustizia equa ed efficace per tutti i soggetti coinvolti.
Consigli per aprire un Ambulatorio Infermieristico.
Si parla spesso di libera professione infermieristica e della possibilità, come per i medici. Di mettersi in proprio e di aprire un centro di cura capace di accogliere i propri pazienti in un ambiente confortevole e all’avanguardia. Sono nati in Italia da qualche anno i primi Ambulatori Infermieristici.
I consigli per aprire un ambulatorio Infermieristico
Esempio di ambulatorio infermieristico
Da alcuni anni si continua a parlare della possibilità per gli Infermieri di dotarsi di P.Iva e di mettersi in proprio aprendo un’attività assistenziale: un Ambulatorio Infermieristico. In pratica una vera e propria impresa con tanto di fatture e di fatturato, di clienti e di servizi di gestione dei clienti, di una struttura fisica e di mezzi per spostarsi rapidamente sul territorio.
Ogni anno, come si legge in una recente informativa della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI (recuperando i dati forniti dal Censis nel 2015), si rivolgono agli Infermieri (spesso liberi professionisti) circa 8.7000.000 di cittadini italiani o di stranieri in Italia. Si tratta del 17,2% dei maggiorenni che vivono nel nostro Paese.
Il dato non è ottimo, anzi
Infatti, potenzialmente, la domanda di assistenza infermieristica sul territorio potrebbe riguardare:
3,1 milioni di utenti non autosufficienti;
9,1 milioni con patologie croniche;
5,6 milioni di anziani affetti da una o più patologie di lungo corso.
In totale 17,8 milioni di potenziali clienti che per oltre la metà preferiscono ancora rivolgersi al medico o ad altri professionisti della salute per pratiche assistenziali che afferiscono alle competenze degli Infermieri.
L’orientamento del Sistema Sanitario Nazionale – e di quelli Regionali – non è stato mai così chiaro come negli ultimi anni:
occorre garantire la maggiore efficienza possibile;
le dimissioni dagli ospedali devono essere precoci;
le prestazioni Infermieristiche possono sostituire in gran parte quelle mediche.
Ciò mentre sono in essere un progressivo ed ormai evidente invecchiamento della popolazione e un aumento dei quadri poli-patologici con compromissione dell’autonomia degli stessi.
Mettersi in proprio aprendo uno Studio Infermieristico
Facile a dirsi, un po’ più complicata l’attuazione dell’idea imprenditoriale. L’Infermiere Libero Professionista non nasce per caso, ma da una scelta motivazionale profonda e dalle effettive richieste del mercato.
Requisiti Ambulatorio privato
L’ambulatorio infermieristico dovrà essere costituito da almeno un locale con una superficie di 12 mq, provvisto di lavandino; una sala di attesa; un servizio igienico a esclusivo uso dello studio, al quale si possa accedere anche dalla sala di attesa. l locali dovranno avere avere pavimenti di materiale impermeabile, facilmente lavabile e ben connesso, con pareti rivestite fino all’altezza di due metri con materiale sempre impermeabile e lavabile; sia il locale di lavoro che la sala di attesa devono essere illuminati e aerati direttamente dall’esterno; le pareti e i pavimenti del servizio igienico (composto da antibagno, WC, lavamano) devono essere lavabili. Se esiste un solo servizio igienico, questo dovrà essere utilizzabile anche dai portatori di handicap. La rubinetteria deve essere apribile con i gomiti.
Autorizzazione dell’ambulatorio infermieristico
L’infermiere interessato all’apertura dell’ambulatorio, dopo la ricerca del locale idoneo, dovrà presentare al Comune di riferimento la domanda di autorizzazione (come previsto dall’art. 193 RD 27 luglio 1934 n. 1265) seguendo il modello di domanda fornito dalla Federazione IPASVI.
Gestione dell’ambulatorio infermieristico
Ai fini del funzionamento dell’ambulatorio privato, sono necessari: il registro dei clienti; un raccoglitore per conservazione delle prescrizioni del medico ove queste costituiscano il presupposto per l’attivazione dell’intervento infermieristico; i bollettari a madre e figlia per il rilascio delle ricevute fiscali relative a compensi ricevuti dalla clientela; schedari per la conservazione delle cartelle infermieristiche o dell’altra modulistica adottata per la registrazione delle prestazioni.
Le singole Regioni stabiliscono, autonomamente, quali requisiti strutturali ed organizzativi sono poi necessari per il tipo di ambulatorio che si intende aprire. Il rilascio dell’autorizzazione prevista dall’art. 193 RD 27 luglio 1934 per l’apertura dell’ambulatorio presuppone una congrua attività istruttoria sull’idoneità igienico-sanitaria che coinvolge non solo gli ambienti in senso stretto, ma, più in generale, l’affidabilità della struttura nel suo complesso, tenendo conto anche delle attrezzature, delle apparecchiature e della loro organizzazione e conduzione da parte del soggetto richiedente, nonché di ogni altra circostanza che possa comunque influire sulla qualità del servizio.
Ricapitolando, ecco la lista dei 10 punti per aprire l’attività:
la volontà di fare impresa, di mettersi in gioco e di mettersi continuamente in discussione;
una innata capacità manageriale
, di lavorare in team e di operare a contatto con pazienti potenzialmente sempre diversi e con patologie e richieste assistenziali differenti;
competenze
acquisite sul campo o provenienti da tirocini e corsi di formazione altamente specializzanti (lavorare in un ambulatorio o al letto del paziente in ambito privato richiede delle conoscenze che purtroppo l’Università non fornisce integralmente durante la Laurea triennale);
un capitale proprio
(dai 5.000 ai 25.000 euro in base a ciò che si vuole realizzare); occorre prevedere di:
affittare una struttura idonea (se non si è proprietari di beni immobiliari atti allo scopo);
acquistare le attrezzature necessarie (per esempio scrivania, sedie, scaffali, vetrinette, lettino, fonendo, sfigmomanometro, glucometro, saturimetro, termometro digitale, macchina per aspirazione tracheale, centimetro da balia, asta porta flebo, borsa attrezzata per l’assistenza domiciliare ed altro);
comprare i presidi medicali e tecnici occorrenti per la gestione delle lesioni cutanee (forbici, materiale per debridement, cura e gestione delle ferite, fasciature, fasce elastiche, medicazioni avanzate, garze sterili e non sterili, disinfettanti, soluzione fisiologica, sondini naso-gastrici, sondini per aspirazione tracheale e per raccolta escreato, cateteri vescicali e sacche di raccolta urine, creme medicali utilizzabili per automedicazione ed altro);
dotarsi di materiale per analisi di sangue, urine, escrementi e carica batterica (aghi, sistema sottovuoto per i prelievi, provette, contenitori sterili e non sterili per le urine, contenitori per la raccolta dell’escreato e delle feci, vari tipi di tamponi e via discorrendo);
locare o acquistare mezzi di locomozione a seconda delle esigenze assistenziali dei richiedenti le cure (auto, bici, moto ed altro);
acquistare un computer e dei software per la gestione della clientela e del magazzino;
una rete di conoscenze e di amicizie
(senza una rete di contatti è molto difficile iniziare; potrebbe essere utile la complicità di colleghi che lavorano in strutture sanitarie; il passaparola e i consigli degli amici possono rivelarsi molto utili nella fase di lancio della vostra attività imprenditoriale; cercate di stipulare accordi con strutture che si occupano di analisi di laboratorio, assistenza domicilia, gestione dei presidi ed altro);
un sistema informativo all’avanguardia
e in linea con le regole del mercato di nuova generazione; dovete essere social e raggiungere i vostri potenziali clienti direttamente sul loro cellulare o sullo smartphone/tablet dei loro congiunti e care-giver (dotatevi di un buon sito internet e aggiornatelo costantemente per esempio con la le vostre esperienze assistenziali positive o magari pubblicando novità che riguardano il vostro lavoro; create una pagina professionale su Facebook, un profilo su Twitter, un account su Google+ e registratevi a Google My Bussiness; dotatevi di un numero Whatsapp per raggiungere o farvi raggiungere gratuitamente e con estrema immediatezza);
una buona assicurazione
che riesca a coprire un massimale di almeno 5/10 milioni di euro e sia la parte civile, sia la parte penale (obbligatoria per i liberi professionisti, a tutela degli utenti che giustamente pretendono, se si sbaglia, di essere risarciti); soprattutto all’inizio della vostra attività, con poca esperienza, potreste anche involontariamente creare dei danni, per questo mettetevi al sicuro;
un sostituto
del vostro stesso livello professionale/esperienziale nel caso di assenze non programmate per malattia o infortuni (garantire la qualità e la continuità dell’assistenza significa fidelizzare la clientela e offrire una tangibile qualità del servizio);
una segretaria
o un sistema di segreteria informatizzata (ci sono tante aziende che rispondono alle chiamate, prendono i contatti e gestiscono la clientela per voi; i costi non sono esagerati ed è possibile aderirvi con un semplice abbonamento “on line”); non pensate di poter fare tutto da soli, i soldi spesi per un aiuto saranno presto ben ripagati;
momenti da dedicare a voi stessi e ai vostri cari
(staccare dal lavoro e prendersi qualche ora di tempo per fare sport, uscire con il partner, andare a cena con amici, vedere un film al cinema, seguire un concerto, andare a ballare in discoteca via aiuta a staccare dal lavoro e a recuperare la lucidità e il riposo necessario per la vostra sicurezza e soprattutto per la sicurezza dei vostri assistiti).
Per maggiori approfondimenti, potete consultare il Vademecum della Libera Professione Infermieristica, realizzato dalla Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi in collaborazione con la cassa previdenziale Enpapi.
NFT Opera d’arte; fiscalità ed adempimenti fiscali, In questo articolo vediamo i passi fondamentali da seguire per essere in regola con i tuoi Non Fungible Token (o NFT); a non commettere errori che potrebbe procurarti parecchi problemi.
Per fare questo vi racconterò la mia esperienza nel mondo delle criptovalute come investitore, spesso parlo ai clienti di come stare in regola, ma pochissimi conoscono la mia storia, iniziata nell’ottobre del 2017.
I Non Fungible Token (di seguito anche NFT), possono essere definiti come “rappresentazione digitale di valore che incorpora un diritto su un bene, fisico o digitale, che utilizza la crittografia, archiviato su una blockchain.
NFT Opera d’arte; fiscalità adempimenti
Spesso abbiamo visto utilizzare gli NFT come bene che incorpora un diritto su un opera d’arte.
In questo articolo proverò a fare chiarezza sulla disciplina fiscale degli NFT, sugli adempimenti connessi alla loro detenzione, acquisto e vendita.
Gli NFT che incorporano un diritto su un opera d’arte, sono considerati beni digitali, sono trattati, fiscalmente, per assimilazione , alla relativa disciplina.
Il trattamento fiscale della cessione di opere d’arte non trova specifica disciplina nel Tuir ed è oggetto di un ampio contenzioso, che si incentra sull’eventuale rilevanza impositiva delle cessioni e sull’individuazione della più appropriata categoria di reddito.
La prima distinzione da fare è quella che considera il soggetto che pone in essere le operazioni, se lo fa in maniera professionale oppure non professionale ed, in questo ultimo caso, se capire se questo sia un commerciante occasionale ovvero un collezionista.
Il mercante d’arte
In base all’articolo 55 del Tuir, sono produttive di reddito d’impresa le attività indicate nell’articolo 2195 del Codice civile (tra cui l’intermediazione dei beni), se esercitate in modo professionale e abituale, ancorché non esclusivo, e anche se non organizzate in forma d’impresa.
Si può quindi affermare che produce reddito d’impresa l’intermediazione di non fungible token esercitata in modo professionale e non occasionale, indipendentemente dall’esistenza di un’organizzazione (necessaria solo per le attività diverse da quelle di cui all’articolo 2195 del Codice, sicché non appare corretto escludere l’attività imprenditoriale in quanto non è “organizzata”, come si legge ad esempio nella Ctr Toscana 826/31/2016).
Ciò può verificarsi, per consolidata giurisprudenza (si veda, ad esempio, la Cassazione 15931/2021 in materia di costruzione di unità abitative), anche in occasione della conclusione di un unico affare, qualora esso presenti una notevole rilevanza economica e, soprattutto, implichi il compimento di più atti prodromici.
Il collezionista
A differenza del mercante d’arte, il collezionista di NON FUNGIBLE TOKEN, acquista le opere per soddisfare il bisogno personale di appagamento estetico, e non per finalità di lucro.
Il collezionista non opera per fine di lucro, non è organizzato e non fa operazioni ripetitive nel tempo.
Lo speculatore occasionale
Figura intermedia tra le due precedenti è quella dello speculatore occasionale: colui che, in maniera episodica, magari come forma di autofinanziamento del proprio hobby, decide di acquistare e cedere un’opera d’arte per trarne profitto. Tale operazione, che come detto richiede una (anche soltanto limitata) serie di attività, può costituire un reddito diverso ex articolo 67, lettera i), del Tuir, come attività commerciale non abituale.
NFT Opera d’arte; fiscalità adempimenti
Gli indici di attività commerciale
La distinzione tra le tre figure non può che dipendere da un approccio casistico, che consideri (come chiarito dalla dottrina e dalla Cassazione 21776/2011) le modalità oggettive in cui si estrinseca l’attività di vendita e, solo su un piano indiziario, l’animus del cedente.
La peculiarità degli NFT
Un aspetto di estrema attualità legato alle opere d’arte riguarda il “fenomeno” degli Nft (non fungible token), che crea numerosi interrogativi ai fini dell’Iva.
l’Nft è una sorta di certificato digitale inserito in una blockchain che consente di dimostrare il proprio diritto (di utilizzo, di proprietà, eccetera) su un bene, che sia digitale o meno, o su dei particolari servizi (in particolare, rivolti agli aderenti di certe community)
NFT ed iva
Ci sono diversi tipi di NFT. Un primo tipo è quello che ti consente di partecipare ad una community.
Quello che rileva qui è la prestazione di servizio che sottostà al NFT, che diventa rilevante nel momento della esecuzione della stessa.
Quando l’NFT incorpora un bene fisico, se viene trasferito il bene fisico insieme al NFT, si ha una vendita di un bene attraverso un certificato, rappresentato dal non fungible Token.
NFT Opera d’arte; fiscalità adempimenti
NFT e quadro RW
Gli NFT, rappresentativi di un opera d’arte, quindi di un diritto sulla stessa, deve essere indicato nel quadro RW al pari di un opera d’arte. Se detengo un NFT che rappresenta il diritto su un opera di arte, che sia digitale o fisica, a mio parere sarebbe da indicare.
Esempio di compilazione RW per gli NFT
Il sig. Rossi il giorno 18 agosto 2021 ha comprato su OpenSea un NFT “cryptopunks” pagandolo 3 eth.
Il cambio a quella data era 1 eth = 2.567,24€. Al 31/12/21 lo stesso NFT ha un valore di vendita pari a 7 eth.
Il cambio a fine anno è €/eth = 3.235,98.
Vediamo di seguito come si compilano le varie celle:
cella 1: indicare il VALORE 1 (indica la proprietà degli eth)
cella 2: lasciare in bianco
cella 3: indicare il VALORE 17 (indica opere d’arte, specifico nel caso di NFT)
cella 4: lasciare in bianco
cella 5: indicare il VALORE 100 (per indicare la quota di possesso)
cella 6: indicare il VALORE 1 (valore di mercato)
cella 7: indicare il VALORE INIZIALE (costo di acquisto)
cella 8: indicare il VALORE FINALE al 31/12
cella 20: BARRARE CASELLA (indica che si presenta il quadro solo per il monitoraggio, senza la presenza di tassazione)
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