Agenzia delle Entrate: Ve.Ra.

L’Agenzia delle Entrate lancia Ve.Ra., il nuovo algoritmo anti-evasione.

L’Agenzia delle Entrate lancia Ve.Ra. il nuovo algoritmo anti-evasione.

Nell’evoluzione del sistema informativo tributario e delle tecniche di contrasto all’evasione fiscale, l’efficace utilizzo delle banche dati assume un ruolo sempre più determinante. Il processo evolutivo si dirige ormai veloce verso il ricorso alla cosiddetta “intelligenza artificiale” per combattere l’evasione fiscale.

Tuttavia, l’utilizzo di forme di intelligenza artificiale per il contrasto all’evasione fiscale implica una valutazione, anche sul piano giuridico, circa lo “scontro” tra interesse fiscale e interesse alla tutela dei diritti del contribuente.

Dopo redditometro e spesometro arriva Vera

Il nuovo software anti evasione messo a punto dall’Agenzia delle Entrate realizzato per scovare i furbetti del Fisco.

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del ministro dell’Economia con il nulla osta del garante della Privacy, che mette a disposizione del Fisco uno strumento di ultima generazione basato sull’intelligenza artificiale, applicata al contenuto dei data base più diversificati.

Con cui sarà possibile orientare i controlli ed ottenere le liste selettive impiegate nell’attività dell’Agenzia delle Entrate.

Come funziona il nuovo algoritmo dell’Agenzia delle Entrate

Saranno creati due dataset, ovvero due liste di contribuenti.

  1. Nella prima verranno individuate platee di contribuenti che potrebbero essere a rischio di evasione ben più alto rispetto agli altri.
  2. Nella seconda lista, invece, finiranno i contribuenti che presentano uno o più rischi fiscali.

Non saranno utilizzati i nomi reali dei contribuenti ma solo degli pseudonimi.

Solo nel momento in cui verrà inviata la lettera (di compliance con l’invito a saldare oppure il vero e proprio accertamento), allora verrà reso noto il nome.

Ve. Ra. è l’acronimo di Verifica dei Rapporti

È un software che osserva i dati contenuti nelle dichiarazioni dei redditi, relativi al patrimonio mobiliare e immobiliare, nonché tutte le informazioni ritenute a contenuto finanziario e permettere così di scovare il maggior numero di evasori.

A fare il lavoro “sporco” è l’algoritmo, che potrà mettere in connessione i dati presenti su web, sulle banche dati digitali più disparate, realizzato il profilo del contribuente acquisendone elementi che emergono dalla dichiarazione dei redditi, dal conto corrente, dalle app di acquisto e pagamento online dal numero di accessi alle cassette di sicurezza, da tutti i movimenti con moneta elettronica, i registri immobiliari e gli acquisti registrati in qualsiasi banca dati digitale.

Nello specifico, i controlli di Ve.Ra.

Si concentreranno nei confronti dei comportamenti fraudolenti più lesivi e riguarderanno: frodi, abuso del diritto, false compensazioni, e fruizione indebita dei sostegni erogati durante la pandemia di Covid-19. 

Sotto la lente del Fisco anche i soggetti italiani che nutrono debiti con l’Agenzia delle Entrate limitatamente a multe, bolli non pagati, evasione dalle tasse, e altri comportamenti lesivi a livello erariale.

In caso di evidenti discostamenti, Ve.Ra.

Segnalerà il caso all’Agenzia delle Entrate. Segnalati al contribuente in maniera soft attraverso le lettere di compliance, ormai largamente impiegate.

Attraverso l’istituto il contribuente ha la possibilità di far rettificare i dati personali inesatti. Ovvero aderire alla presunzione erariale risparmiando sulle sanzioni e sulle penalità.

Sino a detta acquiescenza, tutto sarà garantito dall’anonimato, visto che nella prima fase i dati saranno coperti da un codice che creerà una sorta di pseudonimo e soltanto in caso di segnalazione si potrà accedere al nominativo reale.

L’Agenzia delle Entrate lancia Ve.Ra. il nuovo algoritmo anti-evasione.

Crisi d’impresa nelle mani del fisco

Crisi d’impresa nelle mani del fisco

Crisi d’impresa nelle mani del fisco

Proprio grazie alla voluntary disclosure la Crisi d’impresa potrebbe essere nelle mani del fisco. Che rappresenta un’autodenuncia da parte dei soggetti che detengono all’estero investimenti e attività di natura finanziaria, anche indirettamente o per interposta persona.

Relativamente ai quali sia stata omessa la dichiarazione. Ai fini delle imposte sui redditi e relative addizionali, delle imposte sostitutive, dell’imposta regionale sulle attività produttive e dell’imposta sul valore aggiunto. Da qui il nome voluntary disclosure, cioè collaborazione volontaria.

Come ha affermato l’Agenzia Entrate[1], la finalità perseguita dal legislatore è quella di:

“… consentire ai contribuenti di riparare alle infedeltà dichiarative passate. E porre le basi per l’avvio di un rapporto col Fisco., improntato alla reciproca fiducia. Secondo le linee guida tracciate dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

Se questa è l’attività, la norma ormai abbraccia anche i versamenti d’imposta per i quali si è dichiarato l’ammontare ma non eseguito il versamento.

In tale circostanza si possono rilevare squilibri finanziari che hanno non poca attinenza con la presumibile continuazione dell’attività.

Anche il ritardo nei pagamenti quindi. Rappresenta un indicatore della crisi d’impresa. Da ciò l’Agenzia delle Entrate sta procedendo segnalando agli imprenditori morosi per somme superiori ai 5.000,00 euro, un eventuale stato di crisi.

L’Agenzia delle Entrate quindi invia ad alcuni contribuenti una serie di lettere nelle quali sono riportate delle anomalie rinvenute. Nelle loro dichiarazioni dei redditi, ovvero nelle liquidazioni periodiche IVA, riguardanti omissioni o infedeltà. Riscontrate mettendo a confronto i dati dichiarati con quelli che l’Agenzia ha a disposizione all’interno delle proprie banche dati.

In questo modo, prima che l’Agenzia notifichi un avviso di accertamento, il destinatario della comunicazione potrà regolarizzare l’errore o l’omissione attraverso il ravvedimento operoso.

Al contrario, se il contribuente non ritiene corretti i dati indicati nella sua dichiarazione. Basterà comunicarlo all’Agenzia, inviando eventuali elementi e documenti di cui l’Agenzia non è a conoscenza.

Come detto l’impresa che non ha pagato. Anche solo 5 mila euro di un qualsiasi debito erariale ad esempio l’iva del primo trimestre. Deve adeguarsi e valutare o verificare se è in crisi.

Crisi d’impresa nelle mani del fisco

Compliance

Lo prevedono i nuovi avvisi di compliance che l’Agenzia delle entrate sta recapitando agli imprenditori. Avere un debito Iva dichiarato e non versato, maggiore a 5 mila euro, infatti. Fa presumere l’esistenza di possibili sintomi di crisi d’impresa. Con la conseguente necessità che l’imprenditore debba rivolgersi alla camera di commercio per far nominare l’esperto negoziatore.

È quello che sta succedendo in questi giorni a seguito delle comunicazioni di irregolarità inviate dall’Ade. Ai titolari di partita Iva che non hanno integralmente pagato il debito risultante dalla dichiarazione periodica (lipe) presentata il 31 maggio scorso.

La segnalazione

L’invito-consiglio è conseguente alle novità introdotte dall’art. 30 sexies della legge 33/2021. In corso di recepimento e inserimento nel CCII, come previsto dal dlgs approvato dal Governo lo scorso 15 giugno (si veda espressosud.it). Disposizioni che entreranno in vigore il prossimo 15 luglio e che comporteranno altresì l’obbligo di attuare le nuove misure e assetti organizzativi previsti dall’art. 3 del CCII, con l’ulteriore obbligo di segnalazione. Da parte degli organi di controllo di invitare anch’essi gli amministratori ad attivare la Cnc o uno degli altri strumenti alternativi alla liquidazione giudiziale. Previsti dall’ordinamento.

Quali le conseguenze della Crisi d’impresa nelle mani del fisco

Le nuove segnalazioni sono velocissime. Prima dell’entrata in vigore dell’art. 30 sexies legge 233/21 l’Ade impiegava dai 12 ai 18 mesi per segnalare le irregolarità nei versamenti iva. Normalmente 24 mesi per inviare l’avviso bonario ex art. 54-bis dpr 633/72 (20 rate e sanzioni al 10%).

L’avviso inviato è formulato in maniera tale da indurre a dubitare che ciò sia ancora possibile, ancorché nella comunicazione le disposizioni siano citate.

Che fare. Con l’entrata in vigore del CCII, la segnalazione all’imprenditore e all’organo di controllo comporterà la necessità. Di esaminare con attenzione là situazione economico finanziaria dell’impresa e ciò. Richiederà di attivare il test di risanamento che la Cciaa mette a disposizione su www.composizionenegoziata.camcom.it.

Al fine di ridurre le responsabilità dei controllori. Gli stessi faranno pressione per la nomina dell’esperto della crisi, con i vantaggi e gli svantaggi dell’avvio del procedimento.

Gli amministratori indolenti invece rischieranno di essere segnalati al Tribunale.